Kengiro Azuma. Mu Yu - il vuoto e il pieno
Dal 09 Febbraio 2016 al 12 Marzo 2016
Milano
Luogo: Associazione Culturale Renzo Cortina
Indirizzo: via Mac Mahon 14/7
Orari: 10-12.30 / 16.30-19.30. Chiuso lunedì mattina e domenica
Curatori: Susanne Capolongo, Stefano Cortina
Telefono per informazioni: +39 02 33607236
E-Mail info: artecortina@artecortina.it
Sito ufficiale: http://www.cortinaarte.it/
La Galleria Cortina Arte celebra l’artista Kengiro Azuma nell’anno del suo 90° compleanno dedicandogli una mostra dal titolo MU YU – il vuoto e il pieno che riassume in sé il pensiero di tutta la ricerca di Azuma basata fondamentalmente sulla sua personale filosofia riconducibile ai principi dello ZEN, sia in arte che nella vita.
Nato nel 1926 a Yamagata in una famiglia di artigiani del bronzo, a 17 anni abbandona gli studi per arruolarsi e combattere nella Seconda Guerra Mondiale come pilota kamikaze dell’esercito giapponese. Due giorni prima della sua missione “sacrificale” esplode la prima bomba atomica. Persa la guerra, caduto il mito del Dio-Imperatore segue un periodo di profonda sofferenza per il giovane Azuma che ha termine quando decide di approcciarsi alle arti figurative per colmare il vuoto lasciato dalla perdita della fede nel suo imperatore.
Dopo la laurea in scultura all’Università di Tokyo, con una borsa di studio giunge a Milano nel 1956, dove a Brera diventa prima allievo e poi assistente del suo più grande mito artistico: Marino Marini.
È dal 1961 con la creazione della prima opera MU (in giapponese “vuoto”, con cui intitolerà tutte le opere successive) che Azuma giunge ad una completa autonomia artistica avvicinandosi all’espressione astratta e imperniata indistricabilmente sulla cultura giapponese, dove gli opposti come il pieno e il vuoto hanno lo stesso valore e che da ora in poi saranno i due elementi caratterizzanti i suoi lavori. E nella sua scultura questi due opposti sono sempre presenti come lo sono la Natura - maestra di vita di cui seguire i ritmi senza forzarli - e l’impegno di riuscire a trasmettere emozioni invisibili (come quelle stimolate dalla musica) trasformandole in percezioni scultoree visibili alla sensibilità dell’osservatore, perché come disse una volta lo stesso Azuma: “Immaginare senza avere la possibilità di vedere e toccare è meraviglioso. Da qui nasce l’arte”.
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