Jessica Stockholder. What is normal
Dal 20 Maggio 2021 al 28 Agosto 2021
Milano
Luogo: Galleria Raffaella Cortese
Indirizzo: Via A. Stradella 1
Telefono per informazioni: +39 02 2043555
E-Mail info: galleria@raffaellacortese.com
Sito ufficiale: http://raffaellacortese.com
Il disegno è protagonista e trait d’union fra le tre mostre personali di Silvia Bächli, Jessica Stockholder e Allyson Strafella negli spazi di Galleria Raffaella Cortese dal 20 maggio 2021. Il medium viene esercitato da ciascun artista differentemente, ma con il desiderio condiviso di varcare i confini del foglio di carta e superare i limiti della cornice e della bidimensionalità. Il disegno, in tutte e tre le mostre, assume una dimensione installativa ed esprime un desiderio di osmosi con lo spazio che abita.
Come ha suggerito Germano Celant, le opere di Jessica Stockholder “possono anche essere interpretate come una griglia strutturale che rifiuta i confini—fra materico e cromatico, rigido e morbido, artigianale e industriale—, nutrendosi invece della loro libera geografia basata sul passaggio dall’una all’altra”.1 L’artista americana/canadese, caposaldo della sua generazione, ha sempre decostruito e ridefinito i confini fra le discipline artistiche—scultura, pittura, disegno, collage—assemblando oggetti di uso quotidiano—mobili, sedie, tappeti, attrezzi da cucina, materiali edili—che poi unisce con colori brillanti, acidi e luminosi. Le opere di Stockholder portano a una comprensione unica delle regole di composizione, colore e forma, che insieme si reinventano per formare una sinestesia e creare simbiosi tra materia e colore. Gli oggetti e i materiali perdono la loro intrinseca funzionalità e allo stesso tempo sono fonte della molteplicità di significati che contengono.
Nella mostra Cut a rug a round square, un progetto curato da Stockholder nel 2021 per le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino, ha applicato questa stessa rigorosa indagine di come oggetti, forma e convenzione si uniscono per creare significato in relazione all’allestimento della mostra e alla sua selezione di opere della Collezione d’Arte Contemporanea “la Caixa” di Barcellona e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
In via Stradella 1 l’artista presenta una selezione di opere della serie Corona Virus homeworks, prodotta nel 2020, anno definito da cambiamenti radicali nei tempi e negli spazi di produzione artistica. All’inizio della pandemia Covid-19 Stockholder non poteva accedere al suo studio e ha sviluppato un modo di lavorare possibile dalla sua abitazione, come indicato nel titolo della serie (‘compiti a casa’). Impiegando la carta come punto di partenza fondamentale, e interagendo con i volumi consentiti dal supporto, le opere sono realizzate piegando, cucendo, incollando e tagliando, con l’utilizzo di una varietà di materiali: carta, tessuto, pennarelli, matite, fili, tulle, lacci per scarpe e altri ancora. I lavori sono installati alle pareti come disegni, occupando uno spazio pittorico, ma allo stesso tempo rivendicando una dimensione scultorea. La dualità tra la generazione di immagini e la forma scultorea è una carattere fondamentale dell’opera di Stockholder.
Anche Holding hardware (2021) è installata a parete. Lo scheletro in acciaio è imbullonato al muro, corde blu e arancioni si estendono al pavimento, al muro adiacente e al soffitto; la struttura infiltra lo spazio di un ripostiglio normalmente inaccessibile e nascosto dalla vista. Il ripostiglio, fisicamente svuotato dei suoi oggetti e della sua funzione, è invece riempito da una forma colorata che non riesce a contenere. Holding hardware è legata agli Assist, una serie di lavori in cui la scultura esige sempre un supporto a cui sostenersi per stare in piedi, un appoggio, un mobile, un’automobile, un tosaerba… qualunque cosa che serva a tenere eretta la scultura. Questa dipendenza messa in primo piano dagli Assist è analoga alla necessità che i dipinti convenzionali hanno nei confronti del supporto fornito dai muri su cui sono appesi. Holding hardware è affamata dello spazio che la circonda e non esiste senza le sue varie forme di supporto.
Le opere in mostra continuano a esplorare questioni di margine, confine, dipendenza e autonomia che sono state al centro del lavoro di Stockholder nel tempo.
Jessica Stockholder è nata a Seattle nel 1959. Ora vive e lavora a Chicago. Jessica Stockholder è una delle artiste più influenti che attualmente vive e lavora negli Stati Uniti. L’artista lavora con l’accumulazione di oggetti banali (oggetti di arredamento, sedie, tessuti, utensili da cucina, scatole di plastica, lampade). Utilizzando vernice e colori insieme agli oggetti di uso comune, la sua arte trasforma l’attenzione di chi la osserva in pura percezione, creando la possibilità di vedere sotto una luce differente spazi e oggetti comuni. La relazione alterata tra oggetti e il suo modo insolito di utilizzare il colore sono orchestrati all’interno di una cornice sempre pittorica. Il lavoro genera differenti umori e porta avanti una narrativa astratta che può essere paragonata al flusso del suono di una sinfonia musicale. All’interno di questa struttura, e utilizzando anche uno spazio illusionistico generato dalla superficie dipinta, i lavori di Jessica lasciano spazio alla fantasia e alla finzione. I lavori di Jessica Stockholder appartengono alle collezioni di e sono stati esposti in molte importanti istituzioni americane ed europee tra cui: Centre Pompidou, Parigi (2021); OGR – Officine Grandi Riparazioni, Torino (2021); Centraal Museum, Utrecht (2019); The Contemporary Austin (2018); Art Basel | Parcours (2018); Fundación Barrié, Vigo (2012); Musee d’Art Moderne et Contemporain de Saint-Étienne Métropole (2012); The Aldrich Contemporary Art Museum, Ridgefield (2011); Palacio de Cristal, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid (2010); Denver Art Center (2009); Vancouver Art Gallery (2006); GAM – Galleria d’Arte Moderna, Torino (2006); Whitney Biennal, Whitney Museum of American Art, New York (2004); Chelsea Art Museum, New York (2003); BAC – Baltic Art Center, Visby (2003); CAPC – Museé d’art contemporain de Bordeaux (2003); Kunstverein St.Gallen (2001); Dia Center for the Arts, New York (1995); Fundación “La Caixa”, Barcelona (1995); Kunsthalle Zurich (1992).
Come ha suggerito Germano Celant, le opere di Jessica Stockholder “possono anche essere interpretate come una griglia strutturale che rifiuta i confini—fra materico e cromatico, rigido e morbido, artigianale e industriale—, nutrendosi invece della loro libera geografia basata sul passaggio dall’una all’altra”.1 L’artista americana/canadese, caposaldo della sua generazione, ha sempre decostruito e ridefinito i confini fra le discipline artistiche—scultura, pittura, disegno, collage—assemblando oggetti di uso quotidiano—mobili, sedie, tappeti, attrezzi da cucina, materiali edili—che poi unisce con colori brillanti, acidi e luminosi. Le opere di Stockholder portano a una comprensione unica delle regole di composizione, colore e forma, che insieme si reinventano per formare una sinestesia e creare simbiosi tra materia e colore. Gli oggetti e i materiali perdono la loro intrinseca funzionalità e allo stesso tempo sono fonte della molteplicità di significati che contengono.
Nella mostra Cut a rug a round square, un progetto curato da Stockholder nel 2021 per le OGR – Officine Grandi Riparazioni di Torino, ha applicato questa stessa rigorosa indagine di come oggetti, forma e convenzione si uniscono per creare significato in relazione all’allestimento della mostra e alla sua selezione di opere della Collezione d’Arte Contemporanea “la Caixa” di Barcellona e della Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT.
In via Stradella 1 l’artista presenta una selezione di opere della serie Corona Virus homeworks, prodotta nel 2020, anno definito da cambiamenti radicali nei tempi e negli spazi di produzione artistica. All’inizio della pandemia Covid-19 Stockholder non poteva accedere al suo studio e ha sviluppato un modo di lavorare possibile dalla sua abitazione, come indicato nel titolo della serie (‘compiti a casa’). Impiegando la carta come punto di partenza fondamentale, e interagendo con i volumi consentiti dal supporto, le opere sono realizzate piegando, cucendo, incollando e tagliando, con l’utilizzo di una varietà di materiali: carta, tessuto, pennarelli, matite, fili, tulle, lacci per scarpe e altri ancora. I lavori sono installati alle pareti come disegni, occupando uno spazio pittorico, ma allo stesso tempo rivendicando una dimensione scultorea. La dualità tra la generazione di immagini e la forma scultorea è una carattere fondamentale dell’opera di Stockholder.
Anche Holding hardware (2021) è installata a parete. Lo scheletro in acciaio è imbullonato al muro, corde blu e arancioni si estendono al pavimento, al muro adiacente e al soffitto; la struttura infiltra lo spazio di un ripostiglio normalmente inaccessibile e nascosto dalla vista. Il ripostiglio, fisicamente svuotato dei suoi oggetti e della sua funzione, è invece riempito da una forma colorata che non riesce a contenere. Holding hardware è legata agli Assist, una serie di lavori in cui la scultura esige sempre un supporto a cui sostenersi per stare in piedi, un appoggio, un mobile, un’automobile, un tosaerba… qualunque cosa che serva a tenere eretta la scultura. Questa dipendenza messa in primo piano dagli Assist è analoga alla necessità che i dipinti convenzionali hanno nei confronti del supporto fornito dai muri su cui sono appesi. Holding hardware è affamata dello spazio che la circonda e non esiste senza le sue varie forme di supporto.
Le opere in mostra continuano a esplorare questioni di margine, confine, dipendenza e autonomia che sono state al centro del lavoro di Stockholder nel tempo.
Jessica Stockholder è nata a Seattle nel 1959. Ora vive e lavora a Chicago. Jessica Stockholder è una delle artiste più influenti che attualmente vive e lavora negli Stati Uniti. L’artista lavora con l’accumulazione di oggetti banali (oggetti di arredamento, sedie, tessuti, utensili da cucina, scatole di plastica, lampade). Utilizzando vernice e colori insieme agli oggetti di uso comune, la sua arte trasforma l’attenzione di chi la osserva in pura percezione, creando la possibilità di vedere sotto una luce differente spazi e oggetti comuni. La relazione alterata tra oggetti e il suo modo insolito di utilizzare il colore sono orchestrati all’interno di una cornice sempre pittorica. Il lavoro genera differenti umori e porta avanti una narrativa astratta che può essere paragonata al flusso del suono di una sinfonia musicale. All’interno di questa struttura, e utilizzando anche uno spazio illusionistico generato dalla superficie dipinta, i lavori di Jessica lasciano spazio alla fantasia e alla finzione. I lavori di Jessica Stockholder appartengono alle collezioni di e sono stati esposti in molte importanti istituzioni americane ed europee tra cui: Centre Pompidou, Parigi (2021); OGR – Officine Grandi Riparazioni, Torino (2021); Centraal Museum, Utrecht (2019); The Contemporary Austin (2018); Art Basel | Parcours (2018); Fundación Barrié, Vigo (2012); Musee d’Art Moderne et Contemporain de Saint-Étienne Métropole (2012); The Aldrich Contemporary Art Museum, Ridgefield (2011); Palacio de Cristal, Museo Nacional Centro de Arte Reina Sofía, Madrid (2010); Denver Art Center (2009); Vancouver Art Gallery (2006); GAM – Galleria d’Arte Moderna, Torino (2006); Whitney Biennal, Whitney Museum of American Art, New York (2004); Chelsea Art Museum, New York (2003); BAC – Baltic Art Center, Visby (2003); CAPC – Museé d’art contemporain de Bordeaux (2003); Kunstverein St.Gallen (2001); Dia Center for the Arts, New York (1995); Fundación “La Caixa”, Barcelona (1995); Kunsthalle Zurich (1992).
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