Adorazione dei Magi
Santa Croce
Un dipinto incompiuto commissionato a Leonardo dai monaci Agostiniani per l’altare maggiore della chiesa di San Donato a Scopeto, allora poco al di fuori delle mura di Firenze.
- Artista: Leonardo da Vinci
- Dove: Adorazione dei Magi
- Realizzazione: 1481 - 1482
L’Adorazione dei Magi è un dipinto incompiuto commissionato a Leonardo dai monaci Agostiniani per l’altare maggiore della chiesa di San Donato a Scopeto, allora poco al di fuori delle mura di Firenze. Secondo il contratto avrebbe dovuto essere completata in 30 mesi, invece fu interrotta dalla partenza del maestro per Milano, dove nuove sfide artistiche e scientifiche lo attendevano alla corte di Ludovico il Moro.
L’Adorazione era allora un soggetto molto comune a Firenze, dove ogni anno per l’Epifania un solenne corteo rievocava l’episodio evangelico nelle strade cittadine.
Ma Leonardo non mancò di apportare importanti innovazioni sia nell’iconografia che nell’impianto compositivo. Per esempio, incentrò la tavola, dipinta a olio su tempera grassa, su un momento ben preciso della storia: quello in cui con il gesto della benedizione il Bambino rivela la sua natura divina agli astanti, provocando reazioni di sorpresa e turbamento.
Una scena decisamente dinamica, specie se messa a confronto con le rappresentazioni precedenti dello stesso soggetto.
Caratteristici sono anche gli scontri di cavalli e cavalieri e il tempio in costruzione sullo sfondo. Quest’ultimo rappresenta la pace, contrapposta alla battaglia che infuria sul lato opposto.
Il dipinto presenta figure rifinite e altre appena delineate, sotto un cielo di lapislazzuli e bianco di piombo. Proprio perché rimasto allo stato di abbozzo, ci fornisce importanti informazioni sul metodo di lavoro del maestro.
Un recente restauro ha inoltre rintracciato nella tavola elementi che appariranno nelle opere successive di Leonardo: la zuffa dei cavalieri ricorda la Battaglia d’Anghiari, la testa di un vecchio fa pensare al San Girolamo, mentre i riflessi d’acqua ai piedi di Maria evocano l’effetto che comparirà con più forza nella Vergine delle Rocce.
L’Adorazione era allora un soggetto molto comune a Firenze, dove ogni anno per l’Epifania un solenne corteo rievocava l’episodio evangelico nelle strade cittadine.
Ma Leonardo non mancò di apportare importanti innovazioni sia nell’iconografia che nell’impianto compositivo. Per esempio, incentrò la tavola, dipinta a olio su tempera grassa, su un momento ben preciso della storia: quello in cui con il gesto della benedizione il Bambino rivela la sua natura divina agli astanti, provocando reazioni di sorpresa e turbamento.
Una scena decisamente dinamica, specie se messa a confronto con le rappresentazioni precedenti dello stesso soggetto.
Caratteristici sono anche gli scontri di cavalli e cavalieri e il tempio in costruzione sullo sfondo. Quest’ultimo rappresenta la pace, contrapposta alla battaglia che infuria sul lato opposto.
Il dipinto presenta figure rifinite e altre appena delineate, sotto un cielo di lapislazzuli e bianco di piombo. Proprio perché rimasto allo stato di abbozzo, ci fornisce importanti informazioni sul metodo di lavoro del maestro.
Un recente restauro ha inoltre rintracciato nella tavola elementi che appariranno nelle opere successive di Leonardo: la zuffa dei cavalieri ricorda la Battaglia d’Anghiari, la testa di un vecchio fa pensare al San Girolamo, mentre i riflessi d’acqua ai piedi di Maria evocano l’effetto che comparirà con più forza nella Vergine delle Rocce.