Elogio della levità

Kazumasa Mizokami, Il cielo - primo mezzo giorno, 2013, 52x40x05cm, terracotta dipinta
Dal 01 Marzo 2014 al 30 Marzo 2014
Besana in Brianza | Milano
Luogo: Villa Filippini
Indirizzo: via Luigi Viarana 14
Orari: sabato e domenica 10-19
Curatori: Ivan Quaroni
Enti promotori:
- Comune di Besana Brianza
Telefono per informazioni: +39 335 451732
E-Mail info: marta.paini@clponline.it
Sito ufficiale: http://www.comune.besanainbrianza.mb.it
L’esposizione, organizzata da SG arte, col patrocinio del Comune di Besana Brianza, presenta le opere di cinque artisti - Vanni Cuoghi, Enzo Forese, Riccardo Gusmaroli, Mimmo Iacopino, Kazumasa Mizokami - che trovano proprio nella leggerezza, la cifra espressiva più caratteristica del loro lavoro.
Infatti, seppur partendo da stili, tecniche e codici linguistici diversi, questi autori sono accumunati da uno stretto controllo formale, da una pratica paziente, quasi miniaturistica, che non lascia spazio a improvvisi cedimenti e in cui l’approccio ironico e giocoso convive con lo slancio lirico e introspettivo.
Se nelle opere di Riccardo Gusmaroli (Verona, 1963) e Mimmo Iacopino (Milano, 1962) l’attitudine ironica si salda alla ricerca espressiva sui materiali, dalla carta alla fotografia, fino all’object trouvé, in quelle di Kazumasa Mizokami (Arita, Giappone,1958) prevale un approccio lirico, intimistico, che va di pari passo con la capacità di alleggerire la terracotta con una pittura ispirata ai colori delle forme naturali.
Enzo Forese (Milano, 1947) e Vanni Cuoghi (Genova, 1966) sono pittori con una vocazione a sconfinare nel collage e nel paper cutting, in grado di trasferire la levità anche nella dimensione descrittiva e narrativa.
Ironia, senso del ritmo, sperimentazione sono tutti elementi che assimilano questi artisti, capaci di attrarre lo sguardo dello spettatore in una fitta trama di visioni.
“Cuoghi, Forese, Gusmaroli, Iacopino e Kazumasa - afferma il curatore, Ivan Quaroni - prolungano una stagione all’insegna della levità, inaugurata in Italia negli anni Novanta, prima con le esperienze concettuali di Stefano Arienti, Massimo Kaufmann, Marco Cingolani e Mario Della Vedova, i quali riscoprivano il valore dell’intelligenza e della speculazione nell’arte, e poi con le vicende di Portofranco, capitanate dal gallerista Franco Toselli, le quali riaffermavano il valore dello humor e della poesia, attraverso meccanismi di détournement e straniamento visivo”.
Infatti, seppur partendo da stili, tecniche e codici linguistici diversi, questi autori sono accumunati da uno stretto controllo formale, da una pratica paziente, quasi miniaturistica, che non lascia spazio a improvvisi cedimenti e in cui l’approccio ironico e giocoso convive con lo slancio lirico e introspettivo.
Se nelle opere di Riccardo Gusmaroli (Verona, 1963) e Mimmo Iacopino (Milano, 1962) l’attitudine ironica si salda alla ricerca espressiva sui materiali, dalla carta alla fotografia, fino all’object trouvé, in quelle di Kazumasa Mizokami (Arita, Giappone,1958) prevale un approccio lirico, intimistico, che va di pari passo con la capacità di alleggerire la terracotta con una pittura ispirata ai colori delle forme naturali.
Enzo Forese (Milano, 1947) e Vanni Cuoghi (Genova, 1966) sono pittori con una vocazione a sconfinare nel collage e nel paper cutting, in grado di trasferire la levità anche nella dimensione descrittiva e narrativa.
Ironia, senso del ritmo, sperimentazione sono tutti elementi che assimilano questi artisti, capaci di attrarre lo sguardo dello spettatore in una fitta trama di visioni.
“Cuoghi, Forese, Gusmaroli, Iacopino e Kazumasa - afferma il curatore, Ivan Quaroni - prolungano una stagione all’insegna della levità, inaugurata in Italia negli anni Novanta, prima con le esperienze concettuali di Stefano Arienti, Massimo Kaufmann, Marco Cingolani e Mario Della Vedova, i quali riscoprivano il valore dell’intelligenza e della speculazione nell’arte, e poi con le vicende di Portofranco, capitanate dal gallerista Franco Toselli, le quali riaffermavano il valore dello humor e della poesia, attraverso meccanismi di détournement e straniamento visivo”.
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