Aldo Mondino. Nomade a Milano
Dal 05 Giugno 2013 al 19 Luglio 2013
Milano
Luogo: Fondazione Mudima
Indirizzo: via Tadino 26
Orari: da lunedì a venerdì 11-13/ 15-19.30
Curatori: Achille Bonito Oliva
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 33607705/ 02 29409633
E-Mail info: info@mudima.net
Sito ufficiale: http://www.mudima.net
Dopo la mostra personale di Aldo Mondino tenutasi nel 1990 alla Fondazione Mudima di Milano, a distanza di 23 anni, viene ripresentata nella stessa sede una significativa selezione di opere a cura di Achille Bonito Oliva e in collaborazione con l’Archivio Aldo Mondino. Dal 28 maggio al 19 luglio, in Aldo Mondino. Nomade a Milano si ritrovano alcune delle grandi installazioni realizzate per quella storica occasione, oltre ad alcune opere scelte tra le serie più note dell’artista torinese (1938-2005).
A testimonianza del periodo trascorso dall’artista a Parigi dal 1959 al 1960, anni in cui frequenta l’École du Louvre e stringe amicizia con Tancredi entrando in contatto col milieu intellettuale dell’epoca, si ritrova in mostra la scultura in bronzo Tour Eiffel (h. circa 2,40 mt.), vero e proprio assemblage dei più disparati oggetti del suo studio a formare un ironico omaggio al simbolo della capitale francese. Insieme all’altra scultura bronzea Arabesque, l’ingresso alla mostra è segnato dalla presenza di Ittiodromo una potentissima installazione del 1967 che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni lasciatovi sgocciolare sulla superficie.
Dal 1963 - quando rientra in Italia, e in occasione della mostra torinese alla Galleria Sperone del 1964 - i temi del gioco e dell’infanzia diventano ricorrenti nella sua ricerca artistica che incomincia a fare della relazione col pubblico uno strumento attivo di partecipazione all’opera.
La riflessione sulla storia della pittura e sulle tecniche diventa l’elemento portante di molte opere, come quella con i palloncini qui esposta, proveniente dalla serie creata nel 1965 per la Galleria Stein di Torino. L’elemento ludico e partecipativo è del resto presente in tutta la sua opera successiva, accompagnato all’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili che, come ha lui stesso dichiarato: “sono il frutto di quella dimensione miope, di quella distanza che mi fa vedere da lontano un oggetto che da vicino diventa un altro…”. Lo testimoniano le installazioni realizzate con la pasta di caramella, col cioccolato o con lo zucchero, come nello spettacolare Muro del Pianto (4x6,40 m) fatto di zucchero e costruito nel cortile di Mudima, nell’ambiente interamente ricoperto di marshmallows realizzato nella piscina al piano interrato o nell’installazione a pavimento Raccolto in preghiera, un enorme tappeto di preghiera fatto da decine di granaglie diverse. In dialogo con quest’ultimo, su una grande parete, sono esposti i celebri Tappeti realizzati su eraclite, un materiale usato nell’edilizia, in colori brillanti: sovrapposti e accostati conferiscono alle sale dello spazio milanese la girandola di colori di un fantasmagorico suk medio-orientale.
Costantemente mobile nei suoi riferimenti e nel gioco delle sue sfide ai luoghi comuni, la mostra indaga così anche quella parte della ricerca di Mondino contaminata dalle suggestioni orientali ed esotiche immagazzinate nei tanti viaggi dal Marocco alla Palestina. Elemento presente in mostra anche nelle opere dedicate ai Dervisci rotanti, dove Mondino intravede, come ha lasciato scritto “…un affascinante parallelismo tra la preghiera e l’intensità dell’attenzione nel dipingere in modo concettuale, innamorandomi della preghiera esaltata delle danze dei Dervisci”.
La grande installazione del 2005 dedicata a I cacciatori di orchidee, composta da tre grandi serre e ambientata a pianterreno, riafferma quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che contraddistingue l’opera di uno degli artisti italiani più significativi dell’arte contemporanea.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Mudima Edizioni, con testi di Achille Bonito Oliva, Gianluca Ranzi e una selezione di testi di Aldo Mondino.
A testimonianza del periodo trascorso dall’artista a Parigi dal 1959 al 1960, anni in cui frequenta l’École du Louvre e stringe amicizia con Tancredi entrando in contatto col milieu intellettuale dell’epoca, si ritrova in mostra la scultura in bronzo Tour Eiffel (h. circa 2,40 mt.), vero e proprio assemblage dei più disparati oggetti del suo studio a formare un ironico omaggio al simbolo della capitale francese. Insieme all’altra scultura bronzea Arabesque, l’ingresso alla mostra è segnato dalla presenza di Ittiodromo una potentissima installazione del 1967 che accosta uno scivolo per bambini a un vero pesce di grandi dimensioni lasciatovi sgocciolare sulla superficie.
Dal 1963 - quando rientra in Italia, e in occasione della mostra torinese alla Galleria Sperone del 1964 - i temi del gioco e dell’infanzia diventano ricorrenti nella sua ricerca artistica che incomincia a fare della relazione col pubblico uno strumento attivo di partecipazione all’opera.
La riflessione sulla storia della pittura e sulle tecniche diventa l’elemento portante di molte opere, come quella con i palloncini qui esposta, proveniente dalla serie creata nel 1965 per la Galleria Stein di Torino. L’elemento ludico e partecipativo è del resto presente in tutta la sua opera successiva, accompagnato all’uso di materiali extra-pittorici, effimeri e talvolta edibili che, come ha lui stesso dichiarato: “sono il frutto di quella dimensione miope, di quella distanza che mi fa vedere da lontano un oggetto che da vicino diventa un altro…”. Lo testimoniano le installazioni realizzate con la pasta di caramella, col cioccolato o con lo zucchero, come nello spettacolare Muro del Pianto (4x6,40 m) fatto di zucchero e costruito nel cortile di Mudima, nell’ambiente interamente ricoperto di marshmallows realizzato nella piscina al piano interrato o nell’installazione a pavimento Raccolto in preghiera, un enorme tappeto di preghiera fatto da decine di granaglie diverse. In dialogo con quest’ultimo, su una grande parete, sono esposti i celebri Tappeti realizzati su eraclite, un materiale usato nell’edilizia, in colori brillanti: sovrapposti e accostati conferiscono alle sale dello spazio milanese la girandola di colori di un fantasmagorico suk medio-orientale.
Costantemente mobile nei suoi riferimenti e nel gioco delle sue sfide ai luoghi comuni, la mostra indaga così anche quella parte della ricerca di Mondino contaminata dalle suggestioni orientali ed esotiche immagazzinate nei tanti viaggi dal Marocco alla Palestina. Elemento presente in mostra anche nelle opere dedicate ai Dervisci rotanti, dove Mondino intravede, come ha lasciato scritto “…un affascinante parallelismo tra la preghiera e l’intensità dell’attenzione nel dipingere in modo concettuale, innamorandomi della preghiera esaltata delle danze dei Dervisci”.
La grande installazione del 2005 dedicata a I cacciatori di orchidee, composta da tre grandi serre e ambientata a pianterreno, riafferma quel misto di nostalgia per l’esotico, per l’arcano misterioso e l’immancabile ironia che contraddistingue l’opera di uno degli artisti italiani più significativi dell’arte contemporanea.
Accompagna la mostra un catalogo edito da Mudima Edizioni, con testi di Achille Bonito Oliva, Gianluca Ranzi e una selezione di testi di Aldo Mondino.
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