Tarshito. Vasi - L'ascolto
Dal 13 Luglio 2013 al 02 Agosto 2013
Poggiardo | Lecce
Luogo: Palazzo della Cultura
Indirizzo: Piazza Umberto I
Curatori: Marina Pizzarelli
E-Mail info: info@salentoagora.it
Dipinti, sculture, installazioni e happening.
Le opere dell' artista pugliese Tarshito tra Spiritualità, Creatività e Tradizione in 4 mostre, con tematiche diverse per i 4 diversi Comuni ospitanti, Poggiardo, Castro, Maglie, Nociglia, da luglio a settembre 2013, tutte nella bellissima terra del Salento, in Puglia. Ogni mostra avrà il coinvolgimento attivo del pubblico che parteciperà a un happening in ogni paese ospitante.
Apre la serie Speciale Tarshito Salento, la mostra Vasi - L'ascolto (Comune di Poggiardo - Palazzo della Cultura)
La forma e il simbolo del vaso a ricordare la ricettività, l'ascolto.
Un grande vaso pieno di mani in ceramica, alto circa 3 metri, accoglierà i visitatori nell'atrio dell’antico palazzo, mani in festa, mani in celebrazione. Subito dopo la grande sala che mostrerà ulteriori vasi scultura in ceramica e dipinti sul tema.
"La persona che pratica l’ascolto profondo pratica la pace: apre la porta e fa entrare la comprensione, la pace e la riconciliazione nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nella società in cui viviamo......" Thich Nhat Hanh
Tarshito appartiene a quella genia di artisti che dalla fine degli anni Sessanta per tutti i Settanta e oltre sperimentano una nuova capacità di attraversare culture religioni luoghi “altri” cogliendone preziose eredità di pensiero saperi e tecniche da elaborare in formulazioni di viva attualità e persino proiettate verso il futuro. È un’apertura ad un’ampia geografia della cultura, distante dallo storicismo lineare dell’arte occidentale e orientata a recuperare l’artigianato e la manualità del fare che erano stati programmaticamente lasciati cadere sia dall’arte che dal design di quegli anni: vi convergono, con esiti diversi, le ricerche di Alighiero Boetti, Francesco Clemente, Luigi Ontani...
Architetto e designer, nato in Puglia, la regione più ad est d’Italia, diviso tra Bari e Milano e altri luoghi dove la sua amata attività d’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti lo conduce, viaggiatore curioso e attento, Tarshito è, più che un nomade o un novello Odisseo, un abitante dei territori d’oriente. Il grande viaggio nel mondo orientale gli ha permesso di conoscere una mentalità che non cade nella trappola del nostro pensiero razionale. La sua India, il suo Nepal non sono quelli raggiungibili da un qualsiasi charter di turisti, non sono meta di vacanze, ma luoghi dello spirito, dell’immaginazione, della poesia. Qui si trasforma in “guerriero d’amore”. Qui nascono, sin dalla fine degli anni Settanta, le sue visioni estatiche.
Ma per Tarshito, uomo d’occidente attivo e determinato, la scoperta è sempre sottoposta all’esecuzione di un progetto, che a sua volta deriva dalla folgorazione della scoperta: si passa dall’istantaneità dell’illuminazione alla durata di una pratica realizzatrice che infine porta ai suoi straordinari dipinti, agli oggetti/simbolo e oggetti rituali creati in serie intitolate Vasi, Guerrieri d’amore, Animali sacri, Alberi, Strumenti musicali abitabili...
L’artista è una sorta di “intelligenza organizzativa” che progetta e poi delega l’esecuzione ad altri, socializzando il momento di produzione materiale dell’arte in un progetto generosamente collettivo. Tale socializzazione che prevede la condivisione dello spirito e del messaggio dell’opera, è una qualità specifica del lavoro di Tarshito, regista di un meccanismo che, come nel cinema, prevede la specializzazione, il montaggio, il gioco delle parti. Molte e felici le sue collaborazioni, sin dai tempi di Speciale fino ad oggi, con designer e artisti come Alessandro Mendini, Mario Merz, Nanda Vigo, Andrea Branzi, Riccardo Dalisi, Ugo Marano, Gianni Pettena...
Tarshito è ecumenico. La sua opera si allarga ad includere scoperte e incontri, pratica la condivisione e l’ascolto, persegue l’armonia. Nel suo lavoro progetta un mondo nuovo, una nuova umanità.
Marina Pizzarelli
Tarshito- Biografia
Nato a Corato (Bari) il 13 agosto 1952, si laurea nel 1979 alla Facoltà di Architettura di Firenze con una Tesi sul teatro di strada (relatore Gianni Pettena, esponente dell’Architettura radicale). Parte subito dopo per un viaggio in India, che rappresenta per lui una rinascita.
Nei primi anni ’80 fonda a Bari la Galleria Speciale, insieme a Shama, la sua compagna di allora, anche lei designer e artista. L’esperienza dura fino al 1987 coinvolgendo progettisti e artisti di fama (Alessandro Mendini, Mario Merz, Nanda Vigo) o anche ignoti, purché interessati all’esperienza/progettazione di momenti e oggetti di ‘nuova ritualità’. Esemplare in questo ambito la bella serie dei Tappeti e arazzi della meditazione.
Nel 1990 l’esperienza di Speciale viene documentata con una Grande Mostra al Groninger Museum della città di Groningen, in Olanda, conclusiva di un trilogia che il suo direttore Frans Hacks volle dedicare al design italiano degli anni Ottanta (uniche esperienze documentate nella stessa trilogia: quella di Ettore Sottsass ovvero Memphis e di Alessandro Mendini ovvero Alchimia).
Gli anni ’90 vedono Tarshito protagonista di mostre collettive e personali e sempre più creativamente impegnato sull’archetipo del Guerriero d’Amore.
Ma é soprattutto con la Grande personale The Gold and the Clay (2001) curata da Daniela Bezzi e da Jyotindra Jain al Crafts Museum di New Delhi, che il suo percorso artistico si espande e al tempo stesso si focalizza, nell’entusiasmante pratica di collaborazione con gli artigianati dell’India. Dalla terracotta al metallo, dalle pitture tribali della tradizione Warli oppure Sohrai ai ricami del Gujarath o del Rajasthan, dalle delicate miniature di Bikaner agli sgargianti dipinti devozionali dell’Orissa: la sete di sperimentazione in sempre nuove relazioni di ‘condivisione creativa’ non conosce sosta, mentre si fa strada il desiderio di dipingere in proprio, di provarsi con il segno del pennello sulla tela con gesto proprio.
Il risultato è l’infinita serie dei Vasi, grandi, enormi oppure piccoli, su carta, tessuto o in sculture di grandi dimensioni, che sono il più eloquente Manifesto della sua poetica: l’Opera di Tarshito si esprime nell’atto dell’accogliere e riempirsi, e quindi traboccare. Un travaso concettuale ed emotivo che avviane nella relazione con la forma/materia dell’artigiano, o guidando sedute particolarissime di meditazione, o progettando opere che possono considerarsi Monumenti a un tipo completamente nuovo e al tempo stesso antico e purissimo di Arte sacra: quella in cui l’artista si propone come umile canale di trasmissione, di una creatività che essendo già in sé stessa ‘dono’, potrà solo gioiosamente condividersi, anche autorialmente, con altri.
Restando però sempre e inconfondibilmente by Tarshito, per la leggerezza con cui tutto ciò si compia e celebra, ogni volta.
Le opere dell' artista pugliese Tarshito tra Spiritualità, Creatività e Tradizione in 4 mostre, con tematiche diverse per i 4 diversi Comuni ospitanti, Poggiardo, Castro, Maglie, Nociglia, da luglio a settembre 2013, tutte nella bellissima terra del Salento, in Puglia. Ogni mostra avrà il coinvolgimento attivo del pubblico che parteciperà a un happening in ogni paese ospitante.
Apre la serie Speciale Tarshito Salento, la mostra Vasi - L'ascolto (Comune di Poggiardo - Palazzo della Cultura)
La forma e il simbolo del vaso a ricordare la ricettività, l'ascolto.
Un grande vaso pieno di mani in ceramica, alto circa 3 metri, accoglierà i visitatori nell'atrio dell’antico palazzo, mani in festa, mani in celebrazione. Subito dopo la grande sala che mostrerà ulteriori vasi scultura in ceramica e dipinti sul tema.
"La persona che pratica l’ascolto profondo pratica la pace: apre la porta e fa entrare la comprensione, la pace e la riconciliazione nel nostro cuore, nelle nostre famiglie, nella società in cui viviamo......" Thich Nhat Hanh
Tarshito appartiene a quella genia di artisti che dalla fine degli anni Sessanta per tutti i Settanta e oltre sperimentano una nuova capacità di attraversare culture religioni luoghi “altri” cogliendone preziose eredità di pensiero saperi e tecniche da elaborare in formulazioni di viva attualità e persino proiettate verso il futuro. È un’apertura ad un’ampia geografia della cultura, distante dallo storicismo lineare dell’arte occidentale e orientata a recuperare l’artigianato e la manualità del fare che erano stati programmaticamente lasciati cadere sia dall’arte che dal design di quegli anni: vi convergono, con esiti diversi, le ricerche di Alighiero Boetti, Francesco Clemente, Luigi Ontani...
Architetto e designer, nato in Puglia, la regione più ad est d’Italia, diviso tra Bari e Milano e altri luoghi dove la sua amata attività d’insegnamento nelle Accademie di Belle Arti lo conduce, viaggiatore curioso e attento, Tarshito è, più che un nomade o un novello Odisseo, un abitante dei territori d’oriente. Il grande viaggio nel mondo orientale gli ha permesso di conoscere una mentalità che non cade nella trappola del nostro pensiero razionale. La sua India, il suo Nepal non sono quelli raggiungibili da un qualsiasi charter di turisti, non sono meta di vacanze, ma luoghi dello spirito, dell’immaginazione, della poesia. Qui si trasforma in “guerriero d’amore”. Qui nascono, sin dalla fine degli anni Settanta, le sue visioni estatiche.
Ma per Tarshito, uomo d’occidente attivo e determinato, la scoperta è sempre sottoposta all’esecuzione di un progetto, che a sua volta deriva dalla folgorazione della scoperta: si passa dall’istantaneità dell’illuminazione alla durata di una pratica realizzatrice che infine porta ai suoi straordinari dipinti, agli oggetti/simbolo e oggetti rituali creati in serie intitolate Vasi, Guerrieri d’amore, Animali sacri, Alberi, Strumenti musicali abitabili...
L’artista è una sorta di “intelligenza organizzativa” che progetta e poi delega l’esecuzione ad altri, socializzando il momento di produzione materiale dell’arte in un progetto generosamente collettivo. Tale socializzazione che prevede la condivisione dello spirito e del messaggio dell’opera, è una qualità specifica del lavoro di Tarshito, regista di un meccanismo che, come nel cinema, prevede la specializzazione, il montaggio, il gioco delle parti. Molte e felici le sue collaborazioni, sin dai tempi di Speciale fino ad oggi, con designer e artisti come Alessandro Mendini, Mario Merz, Nanda Vigo, Andrea Branzi, Riccardo Dalisi, Ugo Marano, Gianni Pettena...
Tarshito è ecumenico. La sua opera si allarga ad includere scoperte e incontri, pratica la condivisione e l’ascolto, persegue l’armonia. Nel suo lavoro progetta un mondo nuovo, una nuova umanità.
Marina Pizzarelli
Tarshito- Biografia
Nato a Corato (Bari) il 13 agosto 1952, si laurea nel 1979 alla Facoltà di Architettura di Firenze con una Tesi sul teatro di strada (relatore Gianni Pettena, esponente dell’Architettura radicale). Parte subito dopo per un viaggio in India, che rappresenta per lui una rinascita.
Nei primi anni ’80 fonda a Bari la Galleria Speciale, insieme a Shama, la sua compagna di allora, anche lei designer e artista. L’esperienza dura fino al 1987 coinvolgendo progettisti e artisti di fama (Alessandro Mendini, Mario Merz, Nanda Vigo) o anche ignoti, purché interessati all’esperienza/progettazione di momenti e oggetti di ‘nuova ritualità’. Esemplare in questo ambito la bella serie dei Tappeti e arazzi della meditazione.
Nel 1990 l’esperienza di Speciale viene documentata con una Grande Mostra al Groninger Museum della città di Groningen, in Olanda, conclusiva di un trilogia che il suo direttore Frans Hacks volle dedicare al design italiano degli anni Ottanta (uniche esperienze documentate nella stessa trilogia: quella di Ettore Sottsass ovvero Memphis e di Alessandro Mendini ovvero Alchimia).
Gli anni ’90 vedono Tarshito protagonista di mostre collettive e personali e sempre più creativamente impegnato sull’archetipo del Guerriero d’Amore.
Ma é soprattutto con la Grande personale The Gold and the Clay (2001) curata da Daniela Bezzi e da Jyotindra Jain al Crafts Museum di New Delhi, che il suo percorso artistico si espande e al tempo stesso si focalizza, nell’entusiasmante pratica di collaborazione con gli artigianati dell’India. Dalla terracotta al metallo, dalle pitture tribali della tradizione Warli oppure Sohrai ai ricami del Gujarath o del Rajasthan, dalle delicate miniature di Bikaner agli sgargianti dipinti devozionali dell’Orissa: la sete di sperimentazione in sempre nuove relazioni di ‘condivisione creativa’ non conosce sosta, mentre si fa strada il desiderio di dipingere in proprio, di provarsi con il segno del pennello sulla tela con gesto proprio.
Il risultato è l’infinita serie dei Vasi, grandi, enormi oppure piccoli, su carta, tessuto o in sculture di grandi dimensioni, che sono il più eloquente Manifesto della sua poetica: l’Opera di Tarshito si esprime nell’atto dell’accogliere e riempirsi, e quindi traboccare. Un travaso concettuale ed emotivo che avviane nella relazione con la forma/materia dell’artigiano, o guidando sedute particolarissime di meditazione, o progettando opere che possono considerarsi Monumenti a un tipo completamente nuovo e al tempo stesso antico e purissimo di Arte sacra: quella in cui l’artista si propone come umile canale di trasmissione, di una creatività che essendo già in sé stessa ‘dono’, potrà solo gioiosamente condividersi, anche autorialmente, con altri.
Restando però sempre e inconfondibilmente by Tarshito, per la leggerezza con cui tutto ciò si compia e celebra, ogni volta.
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