ARCHIcode
Maria Grazia Carriero, ARCHIcode, Cantieri Koreja, Lecce
Dal 14 Aprile 2012 al 25 Aprile 2012
Lecce
Luogo: Cantieri Koreja
Indirizzo: via Guido Dorso 70
Curatori: Marinilde Giannandrea
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 0832 242000
E-Mail info: info@teatrokoreja.it
Sito ufficiale: http://www.teatrokoreja.it
Prosegue Senso Plurimo#3 la rassegna di arti visive, curata da Marinilde Giannandrea, giornalista e critica che per il terzo anno consecutivo propone uno spaccato della giovane arte pugliese in una pluralità di linguaggi.
Sabato 14 aprile 2012 alle ore 18.30 il foyer dei Cantieri Koreja ospita ARCHIcode (ingresso libero), il nuovo lavoro di Maria Grazia Carriero (in esposizione fino al 25 aprile 2012 nel box di Rune Ricciardelli)
Maria Grazia Carriero predilige forme di comunicazione concettuali nelle quali sperimenta linguaggi diversi passando dalla pittura, alla fotografia, alla video arte e alle installazioni con un percorso che ha come comune denominatore la riflessione e la ricerca sulla virtualità.
Spesso l'architettura si accosta alla scultura o al design, sostiene Simona Caramia, rivendicando un'estrema estetizzazione dell'oggetto spaziale.
In questi casi prendono forma affascinanti luoghi, fisici, ideali ed esistenziali al contempo, che sono le manifestazioni simboliche della civiltà contemporanea, come dimostrano le sculture futuribili di Maria Grazia Carriero.
Il suo lavoro si muove in questo in un complesso universo semantico, entra nelle maglie dei linguaggi digitali e si appropria del 2D-code - vera e propria icona cibernetica - come preciso e circoscritto territorio di ricerca. Un codice bidimensionale, modularmente composto in forma quadrata, e impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate ad essere lette da un cellulare o da uno smarthphone. Un sistema ad alta velocità, utilizzato per decriptare le informazioni, che implica un'operatività che sta dentro le maglie complesse della rete e serve come punto di partenza per un percorso dialogico che segnala come il significato vada cercato nello spazio che intercorre tra codificatore, messaggio e destinatario
Archicode - afferma l'artista - è l'animazione di un luogo, o addirittura la possibilità di vivere nell'opera stessa. Una serie di strutture - rielaborazioni tridimensionali dei bidimensionali codici matrix - sono caratterizzate da segni che evidenziano la presenza umana: nello specifico, la facoltà poietica che nell'era tecnologica si esprime con la riformulazione digitale della vita e dei suoi spazi. Poiché ogni luogo ha una propria identità unica e irripetibile che mostra la stretta interrelazione tra natura e cultura, rispettare quel determinato luogo permette alla sua energia di sopravvivere e di attraversare il tempo.
[...] Navighiamo abitualmente in un mare di messaggi che spesso non riusciamo a decifrare. E non si tratta solo di una difficoltà interpretativa perché a volte il problema centrale - forse il più profondo - sta nella domanda «Come potremo accorgerci che c'è un messaggio? Come riconoscerlo?» (D. R. Hofstadter)
[...] Archicode nasce dalla creazione di una parola criptata (Infinity) e dall'illusione che un codice possa essere uno strumento di comprensione della realtà, ma il processo di manipolazione, che lo riscatta dai complessi meandri alfanumerici del virtuale e lo trasforma in una struttura architettonica e spaziale, lo rende anche incapace di assolvere la sua originaria funzione. Fine dell'illusione.
È presente in questo lavoro un'idea fluida e transitoria del linguaggio che ha che fare con il curioso enigma dei significati e con una dichiarata presa di posizione contro il rumore assordante delle certezze. L'esplorazione di quest'alieno pianeta di parole s'insinua dentro strutture precarie e leggere, che solo alla fine vengono stabilmente occupate, sul filo sottile dello stupore e con una sintassi cromatica, sincopata nel fluire mutevole delle emozioni. Tutto si muove lungo la linea sottile degli opposti: ciò che è bidimensionale diventa tridimensionale, ciò che è logico si fa alogico, ciò che è cibernetico evoca un'elica genetica. In questo incongruente mondo del paradosso e del ribaltamento la Carriero agisce come Alice in un dialogo di Lewis Carroll, dentro un microcosmo che è insieme intimo ed eccentrico. E così, senza bisogno clamore, l'universo del linguaggio e della comunicazione si trasforma in uno spazio silenzioso fatto solo di volumi e le parole, finalmente prive del loro potere, indicano altri luoghi come sede di possibili significati [...]
Maria Grazia Carriero Gioia del Colle (BA) 1980
Vive e lavora tra Taranto e Milano ed è stata tra i finalisti del Premio Nazionale delle Arti presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli. Ha recentemente partecipato a Video.It, la rassegna di video d'artista tenutosi presso il Careof di Milano e la Fondazione Merz di Torino. Tra le mostre più recenti: Buon Compleanno Italia! Rathaus, Stoccarda; La bellezza corrompe, Open Space, Catanzaro; Inside Out, White art Gallery, Merano (BZ); Tempo reale. Attualità di Bona Sforza, Palazzo Bona Sforza, Modugno (BA); La storia siamo noi perché ci raccontiamo, Primo Piano Living Gallery, Lecce.
Sabato 14 aprile 2012 alle ore 18.30 il foyer dei Cantieri Koreja ospita ARCHIcode (ingresso libero), il nuovo lavoro di Maria Grazia Carriero (in esposizione fino al 25 aprile 2012 nel box di Rune Ricciardelli)
Maria Grazia Carriero predilige forme di comunicazione concettuali nelle quali sperimenta linguaggi diversi passando dalla pittura, alla fotografia, alla video arte e alle installazioni con un percorso che ha come comune denominatore la riflessione e la ricerca sulla virtualità.
Spesso l'architettura si accosta alla scultura o al design, sostiene Simona Caramia, rivendicando un'estrema estetizzazione dell'oggetto spaziale.
In questi casi prendono forma affascinanti luoghi, fisici, ideali ed esistenziali al contempo, che sono le manifestazioni simboliche della civiltà contemporanea, come dimostrano le sculture futuribili di Maria Grazia Carriero.
Il suo lavoro si muove in questo in un complesso universo semantico, entra nelle maglie dei linguaggi digitali e si appropria del 2D-code - vera e propria icona cibernetica - come preciso e circoscritto territorio di ricerca. Un codice bidimensionale, modularmente composto in forma quadrata, e impiegato per memorizzare informazioni generalmente destinate ad essere lette da un cellulare o da uno smarthphone. Un sistema ad alta velocità, utilizzato per decriptare le informazioni, che implica un'operatività che sta dentro le maglie complesse della rete e serve come punto di partenza per un percorso dialogico che segnala come il significato vada cercato nello spazio che intercorre tra codificatore, messaggio e destinatario
Archicode - afferma l'artista - è l'animazione di un luogo, o addirittura la possibilità di vivere nell'opera stessa. Una serie di strutture - rielaborazioni tridimensionali dei bidimensionali codici matrix - sono caratterizzate da segni che evidenziano la presenza umana: nello specifico, la facoltà poietica che nell'era tecnologica si esprime con la riformulazione digitale della vita e dei suoi spazi. Poiché ogni luogo ha una propria identità unica e irripetibile che mostra la stretta interrelazione tra natura e cultura, rispettare quel determinato luogo permette alla sua energia di sopravvivere e di attraversare il tempo.
[...] Navighiamo abitualmente in un mare di messaggi che spesso non riusciamo a decifrare. E non si tratta solo di una difficoltà interpretativa perché a volte il problema centrale - forse il più profondo - sta nella domanda «Come potremo accorgerci che c'è un messaggio? Come riconoscerlo?» (D. R. Hofstadter)
[...] Archicode nasce dalla creazione di una parola criptata (Infinity) e dall'illusione che un codice possa essere uno strumento di comprensione della realtà, ma il processo di manipolazione, che lo riscatta dai complessi meandri alfanumerici del virtuale e lo trasforma in una struttura architettonica e spaziale, lo rende anche incapace di assolvere la sua originaria funzione. Fine dell'illusione.
È presente in questo lavoro un'idea fluida e transitoria del linguaggio che ha che fare con il curioso enigma dei significati e con una dichiarata presa di posizione contro il rumore assordante delle certezze. L'esplorazione di quest'alieno pianeta di parole s'insinua dentro strutture precarie e leggere, che solo alla fine vengono stabilmente occupate, sul filo sottile dello stupore e con una sintassi cromatica, sincopata nel fluire mutevole delle emozioni. Tutto si muove lungo la linea sottile degli opposti: ciò che è bidimensionale diventa tridimensionale, ciò che è logico si fa alogico, ciò che è cibernetico evoca un'elica genetica. In questo incongruente mondo del paradosso e del ribaltamento la Carriero agisce come Alice in un dialogo di Lewis Carroll, dentro un microcosmo che è insieme intimo ed eccentrico. E così, senza bisogno clamore, l'universo del linguaggio e della comunicazione si trasforma in uno spazio silenzioso fatto solo di volumi e le parole, finalmente prive del loro potere, indicano altri luoghi come sede di possibili significati [...]
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