Il sogno di Ferrara. Adelchi Riccardo Mantovani

 Adelchi Riccardo Mantovani, Il paletot rosa, 2006

 

Dal 05 Marzo 2022 al 09 Ottobre 2022

Ferrara

Luogo: Castello Estense

Indirizzo: L.go Castello 1

Orari: 10:00 -18:00. Chiuso il martedì. La biglietteria chiude 45 minuti prima. Al fine di evitare condizioni di assembramento la prenotazione online è fortemente consigliata sul sito: https://prenotazionemusei.comune.fe.it/

Curatori: Da un’idea di Vittorio Sgarbi

Enti promotori:

  • Fondazione Ferrara Arte
  • Servizio Musei d’Arte - Comune di Ferrara
  • In collaborazione con il Mart - Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto

Costo del biglietto: intero € 12, ridotto € 10, gruppi e scuole € 5. Gratuito minori di 13 anni, un minore tra i 6 e i 18 anni per ogni adulto pagante, guide turistiche, accompagnatori turistici, guide ambientali escursionistiche, interpreti ed insegnanti nell’esercizio della propria attività, diversamente abili e accompagnatori, giornalisti e pubblicisti, visitatori che accedono al Museo del Castello nel giorno del loro compleanno, iscritti al primo anno dei corsi dell'Università di Ferrara

Telefono per informazioni: +39 0532 419180

E-Mail info: castelloestense@comune.fe.it

Sito ufficiale: http://www.castelloestense.it


«Ciò che oggi so l’ho imparato da solo. Sono, per così dire, un pittore selvaggio, perché sono cresciuto come un selvaggio, senza aiuti né sostegni. A quel tempo (estate 1959) disegnavo molto dal vero: paesaggi, piante, fiori, oggetti domestici, ritratti di conoscenti e familiari. Disegnavo anche nasi, orecchie, mani, in tutte le variazioni possibili. Questa fu la mia scuola d’arte: osservare e disegnare»
Adelchi R. Mantovani
 
Ferrara dedica, per la prima volta in Italia, una mostra antologica a Adelchi Riccardo Mantovani, straordinario pittore e disegnatore – noto soprattutto in Germania, sua terra d’adozione – che rinnova quella capacità d’evocazione fantastica spiccatamente ferrarese di cui, prima di lui, sono stati interpreti gli antichi maestri dell’Officina, Ludovico Ariosto, Dosso Dossi e Giorgio de Chirico.

La mostra, organizzata dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara in collaborazione con il Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, dove si trasferirà dopo la tappa al Castello Estense, ripercorre l’intera produzione di Mantovani – dagli esordi agli ultimissimi lavori – attraverso oltre cento opere, tra dipinti e disegni, che documentano la sua personalissima interpretazione di un realismo onirico costantemente nutrito dall’osservazione del vero e dalla memoria. «Da ragazzo non ho mai pensato di diventare artista di professione, il mio sogno era fare il calciatore», racconta l’artista, ritenuto da Vittorio Sgarbi, suo primo sostenitore, «un eccellente artigiano capace di far vivere la materia, trasformare i colori in carne, foglie, architetture; dare corpo ai sogni».

Nato a Ro Ferrarese nel 1942, Mantovani, rimasto orfano del padre, viene affidato alle suore dell’orfanotrofio di Ferrara dal 1946 al 1952 e poi mandato in collegio a seguire i corsi professionali per imparare il mestiere di tornitore. Nel 1964 si trasferisce in Germania e, due anni dopo, si stabilisce a Berlino, dove inizia a lavorare in fabbrica. Il clima culturale della città lo incoraggia a riscoprire l’attitudine al disegno che si era manifestata ai tempi del collegio. «Quando ero dalle suore – ricorda lui stesso – mi procuravo le matite, strappavo le due pagine interne dai quaderni di scuola e facevo dei quadernini piccoli che riempivo tutti di disegni. Questo è stato il mio inizio». Nella città tedesca frequenta le scuole serali di pittura, i corsi di nudo, studia la storia dell’arte ed espone in mostre collettive insieme ad altri artisti. Nel 1979 abbandona i panni dell’operaio per indossare, definitivamente, quelli di pittore. In questo periodo giunge a piena maturazione la sua singolare ricerca tesa alla creazione di un mondo fantastico, allegorico e fiabesco, che affonda le radici nell’arte antica (la pittura del Quattrocento padano e il naturalismo fiammingo) e raccoglie al contempo i suggerimenti delle più affascinanti correnti figurative del primo Novecento, dalla Metafisica di de Chirico alla Nuova oggettività tedesca, dal Surrealismo di Delvaux e di Magritte al Realismo magico.

La mostra ripercorre in ordine cronologico i momenti del percorso creativo di Mantovani, che, recuperando i valori tradizionali della pittura e del disegno, destabilizza la percezione del dato reale, anche visionario, proiettandolo in atmosfere oniriche e sospese: dalle composizioni del periodo giovanile alle opere di sapore autobiografico e fiabesco degli anni Ottanta e Novanta; dalle immagini di gusto allegorico e popolare alle visioni specificatamente padane, agli ultimi lavori legati al tempo presente. Un viaggio ricco di delicate, intime suggestioni che racconta la vicenda umana e creativa di un uomo che «fin da bambino ha sempre avvertito l’impulso di tradurre pensieri e fantasie in immagini».
 


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