Luca Scarabelli. Surplace

Luca Scarabelli. Surplace
Dal 17 Marzo 2013 al 10 Aprile 2013
Cremona
Luogo: CRAC - Centro Ricerca Arte Contemporanea
Indirizzo: via XI Febbraio 80
Orari: da lunedì a venerdì 10-12/ 15-19; sabato 10-12 e su appuntamento
Curatori: Dino Ferruzzi
Telefono per informazioni: +39 0372 407785/753
E-Mail info: ufficiogiovani@comune.cremona.it
Sito ufficiale: http://www.comune.cremona.it/
L’azione del “surplace” (– sul posto - in pratica stare fermi in equilibrio sulle due ruote della bicicletta senza mettere piede a terra) è il tema su cui riflette l’impianto del progetto espositivo. L’equilibrio come forma prima di sospensione, l’energia in forma di stasi, il senso dell’attesa e l’esperienza del tempo non lineare, a tratti il silenzio della concentrazione.
Stare immobili è fermare il tempo, fotografare l'attimo per l'eternità, o meglio fermarsi per un tempo superiore alle capacità normali della gente comune. Fermarsi e rimanere immobili vuol dire anche paradossalmente attirarne lo sguardo e l’attenzione.
La metafora del surplace, diventa per il workshop offerto agli studenti del Liceo, l’ideale approdo per lavorare sul senso della concentrazione, sulla fluidità, la modulazione dell'avanzamento, il principio dell’attesa, la pendenza, l’equilibrio. Praticare il surplace e renderlo forma plastica, é quindi essere contemporaneamente motore e freno della propria azione. Praticandolo si incomincia a porsi un po’ più in là nel tempo, a prevedere ciò che può accadere, a guardare avanti e “sentire” prima per proiettarsi sul futuro, ascoltandolo dentro di sé.
Ci si sospende in un tempo altro e si sperimenta il senso del vuoto, un “vuoto” pieno di attesa.
Con gli studenti che parteciperanno al workshop si cercherà di mettere in pratica queste situazioni per cercare di rispondere ad una classicissima domanda anche se l’ultima, soffermandosi in particolare sul senso che lega il surplace all’infrasottile (una categoria duchampiana).
Si può costruire da questi presupposti una forma che ne sia testimone? Che relazione instaura questa forma con il quotidiano, con il vissuto?
L’inframince (che è poi un collage di Marcel Duchamp datato 1945 e una sezione delle sue “Notes”) assieme alla bicicletta (come dispositivo anche etico) come strumento di indagine anche sul senso del dialogo, sono l’ideale faro della giornata di lavoro e del progetto espositivo.
Stare immobili è fermare il tempo, fotografare l'attimo per l'eternità, o meglio fermarsi per un tempo superiore alle capacità normali della gente comune. Fermarsi e rimanere immobili vuol dire anche paradossalmente attirarne lo sguardo e l’attenzione.
La metafora del surplace, diventa per il workshop offerto agli studenti del Liceo, l’ideale approdo per lavorare sul senso della concentrazione, sulla fluidità, la modulazione dell'avanzamento, il principio dell’attesa, la pendenza, l’equilibrio. Praticare il surplace e renderlo forma plastica, é quindi essere contemporaneamente motore e freno della propria azione. Praticandolo si incomincia a porsi un po’ più in là nel tempo, a prevedere ciò che può accadere, a guardare avanti e “sentire” prima per proiettarsi sul futuro, ascoltandolo dentro di sé.
Ci si sospende in un tempo altro e si sperimenta il senso del vuoto, un “vuoto” pieno di attesa.
Con gli studenti che parteciperanno al workshop si cercherà di mettere in pratica queste situazioni per cercare di rispondere ad una classicissima domanda anche se l’ultima, soffermandosi in particolare sul senso che lega il surplace all’infrasottile (una categoria duchampiana).
Si può costruire da questi presupposti una forma che ne sia testimone? Che relazione instaura questa forma con il quotidiano, con il vissuto?
L’inframince (che è poi un collage di Marcel Duchamp datato 1945 e una sezione delle sue “Notes”) assieme alla bicicletta (come dispositivo anche etico) come strumento di indagine anche sul senso del dialogo, sono l’ideale faro della giornata di lavoro e del progetto espositivo.
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