Ars Felix. Gli anni Settanta all’ombra della Reggia
Dal 24 Ottobre 2015 al 24 Gennaio 2016
Casapesenna | Caserta
Luogo: Centro di Arte e Cultura
Indirizzo: via Cagliari 11
Curatori: Luca Palermo
Enti promotori:
- Seconda Università di Napoli
- Consorzio Agrorinasce
- Con il patrocinio del Comune di Casapesenna
La bellezza irrompe nella villa del boss dei casalesi. Artisti di fama nazionale, tra cui Mimmo Paladino, Bruno Donzelli e Ricardo Dalisi, tre mesi di esposizione, decine di opere e di documenti, con preziosi inediti, performance di street art.
Questo e molto altro a testimoniare la vivacità artistica di Caserta degli anni Settanta, polo attrattore di pittori, scultori, intellettuali provenienti da tutta Italia.
Un effervescente microcosmo, dalle forti connotazioni sociali e politiche, prima ancora che estetiche, brodo di coltura di un nuovo e imminente risorgimento casertano.
Sarà inaugurata il 24 ottobre, alle 10.30, la mostra di arte contemporanea “Ars Felix. Gli anni Settanta all’ombra della Reggia”, in via Cagliari, 11, a Casapesenna, nel Centro di Arte e Cultura che aprirà i battenti proprio il 24, sorto in un bene confiscato a Luigi Venosa, affiliato al clan di Casal di Principe.
La collettiva è curata da Luca Palermo ed è promossa dalla Seconda università di Napoli e da consorzio Agrorinasce, con il patrocinio del Comune di Casapesenna e in collaborazione con le associazioni “Terra nuova” e “Terra blu”, con il centro culturale “Il Pilastro” e con la fondazione “Polis”.
Fino al 24 gennaio 2016, un simulacro del malaffare ospiterà le opere di Aldo Ribattezzato, Alessandro Del Gaudio, Andrea Sparaco, Antonello Tagliafierro, Antonio De Core, Attilio Del Giudice, Bruno Donzelli, Carlo Riccio, Crescenzo Del Vecchio, Gabriele Marino, Gianni De Tora, Giovanni Tariello, Livio Marino Atellano, Lorenzo Riviello, Luigi Castellano, Mafonso, Mario Persico, Mimmo Paladino, Paolo Ventriglia, Peppe Ferraro, Raffaele Bova, Renato Barisani, Riccardo Dalisi, Rino Telaro e di Salvatore Di Vilio. «La mostra – ha spiegato il curatore – sarà strutturata in due parti: una espositiva, dove ad artisti originari di Terra di lavoro si affiancheranno le opere di altri le cui percorsi sono, in qualche modo, legati al nostro territorio. Un nome su tutti è quello di Paladino, che realizzò proprio a Caserta la sua prima personale.
La seconda parte riguarderà, invece, la messa in mostra dei documenti, delle foto e di oggetti dell'epoca, testimoni del vivo impegno sociale che, in quegli anni, sottintendeva alla produzione artistica.
L'apertura della mostra darà inizio a tre mesi di iniziative, che coinvolgeranno soprattutto le scuole attraverso la realizzazione di momenti performativi». «Per noi – rivela Allucci di Agrorinasce – i beni confiscati non sono solo il segno della vittoria dello Stato sulla criminalità, né è possibile ridurli a mero strumento di propaganda. Sono, piuttosto, una risorsa, una fonte di conoscenza, di reddito sano, di scambio, di crescita».
Questo e molto altro a testimoniare la vivacità artistica di Caserta degli anni Settanta, polo attrattore di pittori, scultori, intellettuali provenienti da tutta Italia.
Un effervescente microcosmo, dalle forti connotazioni sociali e politiche, prima ancora che estetiche, brodo di coltura di un nuovo e imminente risorgimento casertano.
Sarà inaugurata il 24 ottobre, alle 10.30, la mostra di arte contemporanea “Ars Felix. Gli anni Settanta all’ombra della Reggia”, in via Cagliari, 11, a Casapesenna, nel Centro di Arte e Cultura che aprirà i battenti proprio il 24, sorto in un bene confiscato a Luigi Venosa, affiliato al clan di Casal di Principe.
La collettiva è curata da Luca Palermo ed è promossa dalla Seconda università di Napoli e da consorzio Agrorinasce, con il patrocinio del Comune di Casapesenna e in collaborazione con le associazioni “Terra nuova” e “Terra blu”, con il centro culturale “Il Pilastro” e con la fondazione “Polis”.
Fino al 24 gennaio 2016, un simulacro del malaffare ospiterà le opere di Aldo Ribattezzato, Alessandro Del Gaudio, Andrea Sparaco, Antonello Tagliafierro, Antonio De Core, Attilio Del Giudice, Bruno Donzelli, Carlo Riccio, Crescenzo Del Vecchio, Gabriele Marino, Gianni De Tora, Giovanni Tariello, Livio Marino Atellano, Lorenzo Riviello, Luigi Castellano, Mafonso, Mario Persico, Mimmo Paladino, Paolo Ventriglia, Peppe Ferraro, Raffaele Bova, Renato Barisani, Riccardo Dalisi, Rino Telaro e di Salvatore Di Vilio. «La mostra – ha spiegato il curatore – sarà strutturata in due parti: una espositiva, dove ad artisti originari di Terra di lavoro si affiancheranno le opere di altri le cui percorsi sono, in qualche modo, legati al nostro territorio. Un nome su tutti è quello di Paladino, che realizzò proprio a Caserta la sua prima personale.
La seconda parte riguarderà, invece, la messa in mostra dei documenti, delle foto e di oggetti dell'epoca, testimoni del vivo impegno sociale che, in quegli anni, sottintendeva alla produzione artistica.
L'apertura della mostra darà inizio a tre mesi di iniziative, che coinvolgeranno soprattutto le scuole attraverso la realizzazione di momenti performativi». «Per noi – rivela Allucci di Agrorinasce – i beni confiscati non sono solo il segno della vittoria dello Stato sulla criminalità, né è possibile ridurli a mero strumento di propaganda. Sono, piuttosto, una risorsa, una fonte di conoscenza, di reddito sano, di scambio, di crescita».
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