Sergio Vacchi. Mondi Paralleli
![Sergio Vacchi, Perché il pianeta, 1975, cm. 300x460 Sergio Vacchi, Perché il pianeta, 1975, cm. 300x460](http://www.arte.it/foto/600x450/eb/81979-3-perche_il_pianeta.jpg)
Sergio Vacchi, Perché il pianeta, 1975, cm. 300x460
Dal 28 Settembre 2018 al 25 Novembre 2018
Bologna
Luogo: Palazzo Fava
Indirizzo: via Manzoni 2
Orari: da martedì a domenica ore 10-19
Curatori: Marco Meneguzzo
Enti promotori:
- Patrocinio di
- Regione Emilia-Romagna
- Comune di Bologna
- Città Metropolitana di Bologna
Sito ufficiale: http://https://genusbononiae.it/
Inaugura a Palazzo Fava il 28 settembre Mondi Paralleli, la mostra che Fondazione Carisbo e Genus Bononiae. Musei nella Città dedicano al pittore visionario Sergio Vacchi e al suo sguardo modernissimo e precursore di tante espressioni figurative del contemporaneo, dall’onirismo cinematografico di Fellini al tratto sensuale di Guido Crepax. Protagonista assoluto dell’arte italiana del Novecento e maestro del cosiddetto “ultimo naturalismo” - secondo le parole dell’amico e grande ammiratore Francesco Arcangeli – Vacchi approda al Neoespressionismo, facendo tesoro di esperienze surrealiste che seppe ricollegare alla grande tradizione della metafisica di De Chirico.
La mostra, a due anni dalla scomparsa del Maestro, è curata da Marco Meneguzzo, che già nel titolo ha voluto richiamare proprio la capacità della pittura di Vacchi di compenetrare ambiti lontani dal mondo dell’arte, dal cinema alla letteratura al fumetto, anticipando la tendenza contemporanea alla contaminazione e al dialogo tra i diversi linguaggi artistici. Non a caso Vacchi - che da Bologna, sua città di nascita, si trasferì a Roma nel 1959 – entrò immediatamente in contatto non solo con il mondo artistico, ma con tutto il variegato ambiente intellettuale romano, stringendo amicizia con Renato Guttuso, Federico Fellini, Giuliana Calandra, Vittorio De Sica, Goffredo Parise, Paolo Volponi e numerosi altri artisti che gravitavano nella capitale e che mostrarono interesse ed entusiasmo per la sua personalissima pittura: a Roma Vacchi iniziò anche ad avere importanti collezionisti tra cui Carlo Ponti e Sofia Loren che acquistarono negli anni Sessanta ben centodieci suoi quadri.
Pittore quasi “compulsivo”, Vacchi procedeva per cicli pittorici a volte lunghissimi, altre esauriti in poche decine di quadri, tutti obbedienti ai propri impulsi, alle proprie storie, alla propria visione del mondo, spesso compenetrata di tragicità e ironia. Singolare la sua fortuna critica, che lo ha visto prima come esponente dell’informalismo, poi maestro del cosiddetto “ultimo naturalismo”, infine avviato verso un corrusco e scenografico surrealismo, pieno di rimandi simbolici.
“La mostra di Palazzo Fava, che raccoglie opere dal 1948 al 2008 - spiega il curatore Marco Meneguzzo - non vuole solo restituire alla memoria di Bologna la pittura di uno dei suoi protagonisti più osannati, oggi confinato in un preciso periodo storico, ma vuole proporne una rilettura in chiave non più padana o bolognese, ma internazionale, pensando al suo lavoro come al lavoro di un artista isolato ma di genio, capace di dialogare coi grandi pittori e gli intellettuali della sua epoca, cui non lesinava gli omaggi artistici”.
Famosi sono infatti i “ritratti” e gli “autoritratti”, ideali e non, che Vacchi ha realizzato a partire dal 1965 per testimoniare dei propri amori intellettuali: Samuel Beckett, Franz Kafka, Alberto Savinio, Francesco Arcangeli, Giuliano Briganti, Roberto Tassi, Otto Dix, Greta Garbo, Francis Bacon e molti altri si ripetono ossessivamente nella sua “galleria dei ritratti” che verrà parzialmente riproposta al secondo piano di Palazzo Fava, sotto forma di “quadreria”.
Al piano nobile, invece, i grandi cicli cui era abituato Vacchi dialogheranno idealmente con quelli dei Carracci: si tratta di “storie”, di narrazioni, di incontri straordinari con i personaggi di tutte le epoche, in un’atmosfera cupa e grondante, che ricorda i notturni barocchi come le scenografie di Fellini e il Seicento al tempo stesso gaudente e penitente, come i trittici di Francis Bacon o le opere più misteriose di Max Ernst.
Un volume bilingue edito da Skira, con apparati scientifici completi e numerosissime illustrazioni accompagna la mostra: al suo interno i saggi critici inediti del curatore e di Renato Barilli, insieme a una testimonianza di Flavio Caroli.
La mostra è realizzata con la collaborazione della Fondazione Sergio Vacchi e con il sostegno di IMA.
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