Luigi Crespi ritrattista nell'età di papa Lambertini
Dal 14 Settembre 2017 al 03 Dicembre 2017
Bologna
Luogo: Museo Davia Bargellini
Indirizzo: Strada Maggiore 44
Curatori: Mark Gregory D'Apuzzo, Irene Graziani
Enti promotori:
- Musei Civici d'Arte Antica dell'Istituzione Bologna Musei
- Dipartimento delle Arti - Alma Mater Studiorum Università di Bologna
Telefono per informazioni: +39 051 236708
Sito ufficiale: http://www.museibologna.it/
Dal 15 settembre al 3 dicembre 2017 i Musei Civici d'Arte Antica dell'Istituzione Bologna Musei, in collaborazione con il Dipartimento delle Arti - I Musei Civici d’Arte Antica in collaborazione con il Dipartimento delle Arti - Università di Bologna promuovono una mostra dedicata a Luigi Crespi (1708-1779), figlio del grande pittore Giuseppe Maria (1665-1747).
La mostra, a cura di Mark Gregory D'Apuzzo e Irene Graziani, è la prima dedicata al pittore, molte opere del quale sono esposte presso il Museo Davia Bargellini e le Collezioni Comunali d'Arte. Figura poliedrica fra le più interessanti del panorama artistico e letterario di Bologna durante l’episcopato del cardinale Prospero Lambertini (1731-1754), e dunque nel periodo di apertura della città alle istanze di rinnovamento culturale sostenute dal vescovo e poi papa Benedetto XIV (1740-1758), Luigi Crespi è protagonista della mostra realizzata grazie alla collaborazione di importanti Istituzioni museali cittadine e collezionisti privati.
Luigi, pur essendo soprattutto celebre come letterato e autore del terzo tomo della Felsina Pittrice, edita nel 1769, ha percorso con successo anche la carriera artistica, intrapresa sotto la guida del padre fra la fine degli anni venti e gli inizi degli anni trenta del Settecento. Un’attività che egli stesso, molti anni più tardi, nella biografia del padre (1769), sosterrà di aver svolto «per divertimento», per significare il privilegio accordato al prestigioso ruolo, assunto a partire dagli anni cinquanta, di scrittore e critico d’arte, che gli frutterà infatti l’aggregazione alle Accademie di Firenze (1770), di Parma (1774) e di Venezia (1776).
La sua produzione figurativa tuttavia, in particolar modo quella rappresentata dal più congeniale genere del ritratto, lo rivela sensibile al dialogo con la scienza moderna e con la libera circolazione delle idee dell’Europa cosmopolita. Nonostante l’impegno applicato anche all’ambito dell’arte sacra, cui Luigi si dedica almeno fino agli inizi degli anni sessanta, è soprattutto nella ritrattistica che raggiunge esiti di grande efficacia, molto apprezzati dalla committenza. «Ebbe un particolare dono di ritrarre le fisionomie degli Uomini, e ne fece una serie di Ritratti di Cavaglieri e Damme», scrive infatti Marcello Oretti (1760-1780), celebrandone l’abilità nell’adattare la formula del codice ritrattistico alle esigenze della clientela.
Come dimostrano il Ritratto di giovane dama con il cagnolino, o i tre ritratti dei Principi Argonauti in origine nel collegio gesuitico di San Francesco Saverio, la pittura di Crespi junior, già addestrato dal genitore Giuseppe Maria ad un fare schietto, attento al naturale e al «vero», evolve verso un nitore della visione che risalta i dettagli, in un’analitica investigazione della realtà, memore di certi esempi (Balthasar Denner e Martin van Meytens) osservati durante un viaggio di sette mesi fra Austria e Germania, dove visita le Gallerie delle corti di Dresda e Vienna (1752). Così li commenterà infatti Gian Pietro Zanotti in una nota manoscritta: «Bisogna dire il vero che ora fa ritratti bellissimi, e di ottimo gusto, in un certo stile oltramontano».
Dal confronto con il «grande mondo» – per utilizzare un’espressione di Prospero Lambertini, che fu in stretti rapporti con Giuseppe Maria Crespi e fu in gran parte il responsabile della carriera ecclesiastica del figlio, conferendogli la carica di «segretario generale della visita della città e della diocesi», il canonicato di Santa Maria Maggiore (1748) ed ancora nominandolo suo cappellano segreto – Luigi deriva dunque la conferma della validità del codice del ritratto ufficiale, che gli consente di rappresentare i personaggi, qualificandone i gusti sofisticati, le abitudini raffinate, i comportamenti eleganti e disinvolti da assumere nella vita di società, dove si praticano i rituali di quella “civiltà della conversazione” che nella moderna Europa riunisce aristocratici e intellettuali in un dialogo paritario, dettato dalla condivisione di regole e valori comuni. Ma la prossimità con la cultura lambertiniana lo conduce anche a sperimentare, dapprima ancora con il sostegno del padre, poi autonomamente (Ritratto di fanciulla), nuove tipologie di ritratto, in cui lo sguardo incrocia i volti di individui del ceto borghese: talvolta sono gli oggetti a raccontare con la loro perspicuità di definizione la dignità del lavoro (Ritratto di Antonio Cartolari), altre volte sono invece i gesti caratteristici, l’inquadratura priva di infingimenti (Ritratto di fanciulla), la resa confidenziale del modello, quasi al limite della caricatura (Ritratto di Padre Corsini), a fare emergere il valore umano di quella parte della società, cui papa Lambertini riconosceva un ruolo fondamentale nel rinnovamento.
Inaugurazione giovedì 14 settembre, ore 18
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