Jacopo Benassi. Instagrammi
![Jacopo Benassi. Instagrammi, Antichità Barberia, Bologna Jacopo Benassi. Instagrammi, Antichità Barberia, Bologna](http://www.arte.it/foto/600x450/f3/28107-bo.jpg)
Jacopo Benassi. Instagrammi, Antichità Barberia, Bologna
Dal 23 Gennaio 2015 al 28 Febbraio 2015
Bologna
Luogo: Antichità Barberia
Indirizzo: via Barberia 8/a
Orari: 10-13:30 / 16-19; chiuso lunedì mattina
Curatori: Roberto Maggiori
Telefono per informazioni: +39 051 332472
E-Mail info: info@antichitabarberia.com
Sito ufficiale: http://www.antichitabarberia.com
La mostra propone una selezione di fotografie recenti di Jacopo Benassi, esposte presso la centralissima Antichità Barberia di Bologna, a due passi da Piazza Maggiore.
L’evento, inserito nel programma Art City White Night di Arte Fiera, è realizzato in collaborazione con la Galleria Camera 16 di Milano ed è a cura di Roberto Maggiori.
Nello spazio saranno disponibili anche le pubblicazioni dell’Editrice Quinlan, dai saggi ai cataloghi illustrati fino ai libri d’artista in tiratura limitata.
Dal testo critico presente in mostra:
Benassi fotografa in modo diretto e antiretorico, senza nessuna soggezione nei confronti di quanto si trova di fronte, sia questo un sex toy, una star dello spettacolo, piuttosto che il ritratto di Papa Ratzinger. L’approccio è visivamente irriverente ma mai polemico o fine a se stesso, anzi emerge una certa simpatia per quanto ripreso (dall’etimo con-empatia), supportata in qualche caso da un velo di ironia.
L’intento di Jacopo non è ovviamente giornalistico o prettamente documentario, il suo lavoro è completamente disinteressato dalla ricerca di avvenimenti eclatanti, semplicemente ritrae ciò che la vita gli pone quotidianamente a portata di sguardo. Tutto è ripreso con la stessa modalità: bianco e nero, fondo omogeneo e colpo di flash, un’estetica essenziale, permeata comunque da una forte impronta stilistica che, nonostante la ripresa apparentemente elementare, rende immediatamente riconoscibile l’autore, il suo mondo e l’impulso emotivo, quasi passionale, che lo connette con i (s)oggetti ripresi.
Volendo pedantemente classificarlo nella tradizione visiva occidentale, il suo può essere considerato un modo di fotografare a metà strada tra l’azione istintiva dei paparazzi degli anni ’50, e il coinvolgimento esistenziale dei ritrattisti statunitensi attratti da stili di vita border line; da Jacob Riis a Weegee, da Lisette Model a Diane Arbus, fino all’edonismo contemporaneo di Terry Richardson, ma potremmo menzionare anche le poetiche cinematografiche di Pasolini e Fellini, anche loro tesi tra realtà e surrealismo, localismi e influenze globali, puro immaginario e descrizione sociologica.
Ma Jacopo va oltre questa tradizione, non c’è ideologia nel suo lavoro né ricerca del sensazionale. Il vitalismo spontaneo e l’uso anticonformista della camera (che in questo caso si avvale di uno strumento Pop come Instagram) è funzionale a suggerire un punto di vista sincero, meno inflazionato dalla realtà stucchevole o dagli eventi spettacolari proposti a tamburo battente dall’informazione di massa, finalizzata alla lobotomizzazione dello spettatore medio.
Le fotografie selezionate per questa occasione sono esposte in uno studio antiquario, uno spazio apparentemente inconciliabile con il lavoro di Jacopo che si amplifica in questa strana convivenza tra oggetti “bassi” e “alti”, levigati ed eleganti da un lato e dalla volutamente “sciatta”, rugosa, estetica punk dall’altro. A ben vedere, invece, tutto assume una certa omogeneità: entrambe le tipologie di “vedute” e oggetti sono accomunate dai segni di un vissuto, a volte logoro, ma mai preconfezionato e subordinato all’omologazione seriale.
Jacopo Benassi (La Spezia 1970), collabora con le riviste “Rolling Stone”, “GQ”, “Wired”, “Riders”, “11 Freunde”, “Crush Magazine”, “Le Dictateur” e con le agenzie BBDO e 1861 United. Tra le mostre cui ha partecipato ricordiamo Vade Retro. Arte e omosessualità da Von Gloeden a Pierre e Gilles, a cura di Vittorio Sgarbi e Eugenio Viola; My Posters, personale curata da Roberto Maggiori per il Festival Centrale Fotografia e Btomiczine, esposizione fotografica/presentazione dell’omonima rivista, inserita nel programma del SI Fest. E’ inoltre editore indie di Antibtomic self-publishing.
L’evento, inserito nel programma Art City White Night di Arte Fiera, è realizzato in collaborazione con la Galleria Camera 16 di Milano ed è a cura di Roberto Maggiori.
Nello spazio saranno disponibili anche le pubblicazioni dell’Editrice Quinlan, dai saggi ai cataloghi illustrati fino ai libri d’artista in tiratura limitata.
Dal testo critico presente in mostra:
Benassi fotografa in modo diretto e antiretorico, senza nessuna soggezione nei confronti di quanto si trova di fronte, sia questo un sex toy, una star dello spettacolo, piuttosto che il ritratto di Papa Ratzinger. L’approccio è visivamente irriverente ma mai polemico o fine a se stesso, anzi emerge una certa simpatia per quanto ripreso (dall’etimo con-empatia), supportata in qualche caso da un velo di ironia.
L’intento di Jacopo non è ovviamente giornalistico o prettamente documentario, il suo lavoro è completamente disinteressato dalla ricerca di avvenimenti eclatanti, semplicemente ritrae ciò che la vita gli pone quotidianamente a portata di sguardo. Tutto è ripreso con la stessa modalità: bianco e nero, fondo omogeneo e colpo di flash, un’estetica essenziale, permeata comunque da una forte impronta stilistica che, nonostante la ripresa apparentemente elementare, rende immediatamente riconoscibile l’autore, il suo mondo e l’impulso emotivo, quasi passionale, che lo connette con i (s)oggetti ripresi.
Volendo pedantemente classificarlo nella tradizione visiva occidentale, il suo può essere considerato un modo di fotografare a metà strada tra l’azione istintiva dei paparazzi degli anni ’50, e il coinvolgimento esistenziale dei ritrattisti statunitensi attratti da stili di vita border line; da Jacob Riis a Weegee, da Lisette Model a Diane Arbus, fino all’edonismo contemporaneo di Terry Richardson, ma potremmo menzionare anche le poetiche cinematografiche di Pasolini e Fellini, anche loro tesi tra realtà e surrealismo, localismi e influenze globali, puro immaginario e descrizione sociologica.
Ma Jacopo va oltre questa tradizione, non c’è ideologia nel suo lavoro né ricerca del sensazionale. Il vitalismo spontaneo e l’uso anticonformista della camera (che in questo caso si avvale di uno strumento Pop come Instagram) è funzionale a suggerire un punto di vista sincero, meno inflazionato dalla realtà stucchevole o dagli eventi spettacolari proposti a tamburo battente dall’informazione di massa, finalizzata alla lobotomizzazione dello spettatore medio.
Le fotografie selezionate per questa occasione sono esposte in uno studio antiquario, uno spazio apparentemente inconciliabile con il lavoro di Jacopo che si amplifica in questa strana convivenza tra oggetti “bassi” e “alti”, levigati ed eleganti da un lato e dalla volutamente “sciatta”, rugosa, estetica punk dall’altro. A ben vedere, invece, tutto assume una certa omogeneità: entrambe le tipologie di “vedute” e oggetti sono accomunate dai segni di un vissuto, a volte logoro, ma mai preconfezionato e subordinato all’omologazione seriale.
Jacopo Benassi (La Spezia 1970), collabora con le riviste “Rolling Stone”, “GQ”, “Wired”, “Riders”, “11 Freunde”, “Crush Magazine”, “Le Dictateur” e con le agenzie BBDO e 1861 United. Tra le mostre cui ha partecipato ricordiamo Vade Retro. Arte e omosessualità da Von Gloeden a Pierre e Gilles, a cura di Vittorio Sgarbi e Eugenio Viola; My Posters, personale curata da Roberto Maggiori per il Festival Centrale Fotografia e Btomiczine, esposizione fotografica/presentazione dell’omonima rivista, inserita nel programma del SI Fest. E’ inoltre editore indie di Antibtomic self-publishing.
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