Gian Luca Perrone. Balere
Dal 24 Gennaio 2013 al 27 Gennaio 2013
Bologna
Luogo: Padiglione L’Esprit Nouveau
Indirizzo: p.zza Costituzione 11
Orari: giovedì 15-21; venerdì e domenica 11-20; sabato 11-24;
Curatori: Gregorio Maraschini Montanari
Enti promotori:
- Regione Emilia Romagna
Telefono per informazioni: +39 051 6569105
E-Mail info: gregorio.maraschini@gmail.com
Sito ufficiale: http://www.culturaliart.com/
Giovedì 24 gennaio 2013 alle ore 15.00 sarà inaugurata presso il Padiglione L’Esprit Nouveau di Bologna la mostra fotografica “balere” di Gian Luca Perrone, con la curatela di Gregorio Maraschini Montanari. L’esposizione è resa possibile anche grazie alla gentile concessione da parte della Regione Emilia Romagna di questa prestigiosa sede espositiva firmata Le Corbusier. “balere” rientra nel programma “Art City White Night”di ArteFiera 2013.
Al loro esordio le balere erano spazi all’aperto, dove si riunivano gli abitanti del borgo per ballare al suono di una fisarmonica e di una chitarra.
Erano i primi anni del 900, in Emilia nasceva la Filuzzi e in Romagna il Liscio, che si rifacevano alle danze mitteleuropee, Polka, Mazurka e Valzer. Alla fine della seconda guerra mondiale, la voglia di dimenticare e di rincorrere quel po' di diletto e leggerezza reclamava spazi in cui ballare. In quegli anni, si costruirono sale da ballo in ogni comune che avesse una caserma e un ospedale, spesso bastava ci fossero solo due case.
Le balere, segno distintivo del popolo e della sua autenticità, si diffusero velocemente in tutto il nord Italia; all’inizio degli anni Ottanta, da Ravenna a Cattolica si contavano oltre trecento locali. Con il tempo, quell’andare a ballare alle nove di sera al suono e al ritmo di un’orchestra sta via via scomparendo. Oggi, di quelle vecchie balere, composte semplicemente di una grande pista circondata da tavolini o divanetti, ne sono rimaste davvero poche. Esse rappresentano del mio vissuto un ricordo infantile di socialità e di genuinità che, riemerso, ho voluto approfondire, seguendo l'evoluzione delle stesse. Le fotografie ritraggono alcune delle sale da ballo di liscio ancora attive tra Emilia Romagna, Veneto, Liguria e Toscana.
L'intento del progetto è documentare gli ambienti che hanno accolto questo caratteristico costume. Gli scatti ci consentono di dare uno sguardo alle sale, adorne di colori vivaci e accostamenti fantasiosi, nei pochi istanti prima dell’apertura al pubblico, tutte in ordine, ben pulite e scintillanti, pronte ad accogliere un'umanità desiderosa e fiduciosa di vivere una serata speciale.
Benché vuote ci parlano di essa, anzi, proprio perché vuote ci parlano di essa e, insieme, lasciano spazio alla nostra percezione.
Le balere, spaccato di tradizione, di popolarità e di autentica collettività, luoghi di incontro ma anche nonluoghi dell'immaginario amoroso, sono rimaste fatalmente segno identitario delle generazioni precedenti e, nel tempo, hanno visto diminuire gradualmente il proprio pubblico, costituito ora prevalentemente da uomini e donne non più giovani.
La mostra si compone di 20 immagini, realizzate con banco ottico su lastra diapositiva 10x12 cm., successivamente scansionata in alta risoluzione e stampata inkjet con inchiostri Epson UltraChrome HDR su carta Hahnemuhle FineArt Baryta 325 gsm nei formati 96x120 cm e 96x143 cm.
Gian Luca Perrone nasce a Bologna il 23 aprile del 1971 e dall’età di 14 anni si appassiona alla fotografia iniziando il suo percorso personale di studio e sperimentazione.
Dopo un lungo periodo di fotografia in piccolo formato approccia al medio ed al grande formato, dedica anni all’utilizzo di pinhole camera (foro stenopeico) continuando il suo percorso di ricerca approfondendo le tecniche di Fine Art e letecniche Archival in camera oscura.
Aperto e sensibile agli stimoli rimane radicato ad una concezione antica della fotografia in cui la cattura dell’immagine non è finalizzata a se stessa ma risulta espressione di tutte le componenti che caratterizzano il processo fotografico.
Al loro esordio le balere erano spazi all’aperto, dove si riunivano gli abitanti del borgo per ballare al suono di una fisarmonica e di una chitarra.
Erano i primi anni del 900, in Emilia nasceva la Filuzzi e in Romagna il Liscio, che si rifacevano alle danze mitteleuropee, Polka, Mazurka e Valzer. Alla fine della seconda guerra mondiale, la voglia di dimenticare e di rincorrere quel po' di diletto e leggerezza reclamava spazi in cui ballare. In quegli anni, si costruirono sale da ballo in ogni comune che avesse una caserma e un ospedale, spesso bastava ci fossero solo due case.
Le balere, segno distintivo del popolo e della sua autenticità, si diffusero velocemente in tutto il nord Italia; all’inizio degli anni Ottanta, da Ravenna a Cattolica si contavano oltre trecento locali. Con il tempo, quell’andare a ballare alle nove di sera al suono e al ritmo di un’orchestra sta via via scomparendo. Oggi, di quelle vecchie balere, composte semplicemente di una grande pista circondata da tavolini o divanetti, ne sono rimaste davvero poche. Esse rappresentano del mio vissuto un ricordo infantile di socialità e di genuinità che, riemerso, ho voluto approfondire, seguendo l'evoluzione delle stesse. Le fotografie ritraggono alcune delle sale da ballo di liscio ancora attive tra Emilia Romagna, Veneto, Liguria e Toscana.
L'intento del progetto è documentare gli ambienti che hanno accolto questo caratteristico costume. Gli scatti ci consentono di dare uno sguardo alle sale, adorne di colori vivaci e accostamenti fantasiosi, nei pochi istanti prima dell’apertura al pubblico, tutte in ordine, ben pulite e scintillanti, pronte ad accogliere un'umanità desiderosa e fiduciosa di vivere una serata speciale.
Benché vuote ci parlano di essa, anzi, proprio perché vuote ci parlano di essa e, insieme, lasciano spazio alla nostra percezione.
Le balere, spaccato di tradizione, di popolarità e di autentica collettività, luoghi di incontro ma anche nonluoghi dell'immaginario amoroso, sono rimaste fatalmente segno identitario delle generazioni precedenti e, nel tempo, hanno visto diminuire gradualmente il proprio pubblico, costituito ora prevalentemente da uomini e donne non più giovani.
La mostra si compone di 20 immagini, realizzate con banco ottico su lastra diapositiva 10x12 cm., successivamente scansionata in alta risoluzione e stampata inkjet con inchiostri Epson UltraChrome HDR su carta Hahnemuhle FineArt Baryta 325 gsm nei formati 96x120 cm e 96x143 cm.
Gian Luca Perrone nasce a Bologna il 23 aprile del 1971 e dall’età di 14 anni si appassiona alla fotografia iniziando il suo percorso personale di studio e sperimentazione.
Dopo un lungo periodo di fotografia in piccolo formato approccia al medio ed al grande formato, dedica anni all’utilizzo di pinhole camera (foro stenopeico) continuando il suo percorso di ricerca approfondendo le tecniche di Fine Art e letecniche Archival in camera oscura.
Aperto e sensibile agli stimoli rimane radicato ad una concezione antica della fotografia in cui la cattura dell’immagine non è finalizzata a se stessa ma risulta espressione di tutte le componenti che caratterizzano il processo fotografico.
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