Eduard Habicher. Uni-Verso

Eduard Habicher, Uni-Verso, 2018 (dettaglio), putrelle IPE140, cm. 523x615x660

 

Dal 26 Gennaio 2019 al 28 Febbraio 2019

Bologna

Luogo: Palazzo d'Accursio

Indirizzo: piazza Maggiore 6

Orari: da martedì a domenica 10-18.30. Orari di apertura ART CITY Bologna: venerdì 1 e domenica 3 febbraio 10-20; sabato 2 febbraio 10-24

Curatori: Gabriele Salvaterra

Enti promotori:

  • L’iniziativa rientra tra i Main Projects di Art City Bologna 2019 in occasione di Arte Fiera

Costo del biglietto: ingresso gratuito



Eduard Habicher. Entrare a riveder le stelle
Tra David Smith e Marc Di Suvero, passando da Anthony Caro e senza dimenticare nomi di illustri precursori in grado di aprire nuove vie come quello di Julio González, si è sviluppato nel corso del Novecento un percorso per la scultura contemporanea che, partendo dall’oggetto-trovato – spesso di provenienza industriale – saldato e assemblato, riesce ad avventurarsi nei territori dell’espressione e della poesia, sovvertendo i presupposti freddi e refrattari dei materiali di partenza. Non è un caso che l’espressionismo astratto in scultura si sostanzi proprio in queste procedure di composizione di unità distinte, dove l’aspetto oggettuale delle parti riesce a connettersi paradossalmente al vissuto dell’autore e al suo inconscio, “scaldandosi” al fuoco del suo essere.

Eduard Habicher si posiziona in questo flusso ancora vivo della scultura contemporanea con il suo inimitabile apporto, quello che riserva alla piegatura e alla curvatura di un materiale costruttivo funzionale e assolutamente impenetrabile, un senso di delicatezza, di disegno spontaneo che si muove a costellare lo spazio attraverso i suoi vuoti. Volutamente malsicuro e tremolante in alcuni passaggi, accelerato e deciso in altri, non si può fare a meno di seguire con lo sguardo le rosse matasse ingarbugliate dell’autore come le sue rette chiaramente impostate, per poi lasciare al proprio corpo il compito della verifica e dell’esperienza diretta di percorsi poco prima seguiti con gli occhi.

Nel cortile di Palazzo d’Accursio, Habicher sviluppa un fluire nello spazio, un disegnare in esso e con esso (ricordando la felice espressione di González, approfondita da Rosalind Krauss), che riesce a essere tenue senza rinunciare alla monumentalità. Si tratta di una struttura che porta l’imponenza alla dimensione umana, lasciandosi percorrere e attraversare, evitando di nascondere ciò che sta dietro, preferendo sedersi, se così si può dire, accanto alle altre cose. Quella di Habicher è una pratica di delimitazione e commento spaziale che ha la stessa efficacia costruttiva e semplicità della tensione di una corda in un ambiente o del tracciato di un solco in un campo: senza snaturare, segna. Il materiale, banali putrelle da costruzione, si tradisce e verifica continuamente, smaterializzandosi nel puro disegno mentale e confermandosi in proprietà di tenuta ed elasticità attentamente verificate.


In questa struttura-caverna dal sapore arcaico che mira alla totalità del cosmo si può cercare rifugio per l’animo, ma ciò che si trova non è necessariamente l’esclusione di tutto quanto sta fuori, quanto un entrare in cui è comunque possibile osservare le stelle.

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