Donatella Lombardo. Remediaton
Dal 12 Novembre 2016 al 14 Gennaio 2017
Bologna
Luogo: Spazio Testoni
Indirizzo: va D’Azeglio 50
Orari: dal martedì al venerdì 16-20; sabato 10,30-13 / 16-20; domenica, lunedì e altri orari su appuntamento
Telefono per informazioni: +39 051 371272
E-Mail info: info@spaziotestoni.it
Sito ufficiale: http://www.spaziotestoni.it/
La Galleria SPAZIO TESTONI in Via D’Azeglio 50 a Bologna, presenta la personale di Donatella
Lombardo REMEDIATION, che inaugura Sabato 12 Novembre 2016 dalle 18,30 alle 20,30.
Il titolo della mostra prende in prestito il termine remediation dalla teoria omonima avanzata dagli studiosi Jay David Bolter e Richard Grusin, i quali affermano che il contenuto dei media digitali sono tutti gli altri media, a partire dalle forme più antiche di comunicazione analogica. Una sintesi terminologica alla quale si rifanno le opere che Donatella Lombardo ha appositamente realizzato per questa sua prima personale a Bologna, attraverso le quali interpreta e ci mostra con la sua originale ricerca artistica le strutture e le criticità dell'informazione attuale, indagando le tecnologie di comunicazione di massa, e nello specifico, la comunicazione via Internet e la conseguente evoluzione del linguaggio attuale parlato e scritto. Il suo intento è quello di mettere a nudo artisticamente i meccanismi che supportano e rendono fruibile la Rete, proponendo elaborazioni grafiche e narrative tratte dal flusso mediatico dell'informazione odierna. Ed è proprio dall’interno di questo flusso mediatico, a volte recondito e a volte abbandonato su vari supporti informatici, che Donatella Lombardo trae i frammenti dei testi che ci mostra imbrigliati su di una tela, come tracce di quell'oralità e di quella scrittura che per molto tempo hanno occupato spazi fisici diversi per esprimere il pensiero ed il vissuto popolare ed elitario, e che oggi sono costituiti da una mescolanza di forme eterogenee di comunicazione, dove parola, suono e immagine si fondono, coesistendo all'unisono come un'unica entità pronta a plasmare la nostra identità rimediata.
Le sue decostruzioni-ricostruzioni mediali sono spesso metaforicamente rappresentate come antichi “rammendi” eseguiti con ago e filo, a voler ricostruire e mantenere memoria del legame indissolubile del nostro presente al nostro passato e del fatto che ciò che siamo oggi è frutto delle informazioni che ci sono state lasciate da chi ci ha preceduto e ciò che sarà l’umanità domani dipende da quello che oggi comunichiamo di noi.
Infine, nel corpus di opere Partiture Mute, realizzato per questa mostra e dedicato alle donne musiche dimenticate, il ricamo ad ago e filo si associa ai fuselli del tombolo, antico strumento di ricamo a cui erano dedite le donne, in particolare quelle della bellissima Isola Siciliana, terra di origine di Donatella Lombardo.
Percorso di mostra e tematiche espositive
«Una volta che abbiamo consegnato i nostri sensi e i nostri sistemi nervosi alle manipolazioni di coloro che cercano di trarre profitti prendendo in affitto i nostri occhi, le orecchie e i nervi, in realtà non abbiamo più diritti. Cedere occhi, orecchie e nervi a interessi commerciali è come consegnare il linguaggio comune a un'azienda privata o dare in monopolio a una società l'atmosfera terrestre » (Marshall McLuhan, Gli strumenti del comunicare)
Il percorso della mostra si apre nella prima sala della galleria con l'installazione dal titolo Colonne mediatiche: due grandi pannelli formati ciascuno da due lastre in plexiglas trasparenti, che racchiudono al loro interno centinaia di frammenti di tela sovrastampati con altrettanti frammenti di ipertesti. I due pannelli sospesi dal soffitto tramite cavi di acciaio, evocano il profilo di due colonne greche, con l'intento di ricordare l'importanza del "medium" ovvero del mezzo che veicola l'informazione, non solo in qualità di contenitore, ma anche di supporto che chiede di essere attraversato e osservato consapevolmente.
Sulle altre pareti, opere che indagano i linguaggi dei principali social network: Facebook, - Tele-grafiche astrazioni visive– e Twitter – Frammentarie evoluzioni grafiche/The Twitter middle ages – che Donatella Lombardo ha creato “rubando” ritagli di chat private, dati personali, oltre che post pubblici e news fornite dagli stessi social, che evidenziano il raggio di azione di questi colossi dell’informazione. In particolare, nei frammenti di testo tratti da Twitter appare più volte la parola “iscriviti”, le cui tracce si imbrigliano sulla tela come insegne luminose. In generale, i messaggi appaiono estremamente sintetici, ma è la natura stessa del medium che lo richiede. Come direbbe Franco Carlini, lo stile del web è frammentato a piccoli bocconi. Anche il modo in cui l’occhio corre sull’immagine/testo, nell’opera ha radici percettive: si muove per balzi e in diagonale, in maniera talvolta un po’ nevrotica, alla ricerca dei punti dove vi è un maggior accumulo di informazioni. Questo simula il nostro modo abituale di recepire l’informazione online, ormai lontano dalle modalità di lettura dei libri di testo.
In Discontinuità narrative, blog #1 e blog#2, ciascuna opera è costituita da due tele di lino di diversa dimensione sovrastampate digitalmente, sulle quali sono riportate per sommi capi alcuni appunti, riflessioni, indicazioni e commenti, dove si incrociano gli stili narrativi e le coloriture linguistiche diverse dei vari redattori dei testi pubblicati sui blog.
Al centro della parete ad archi della stessa sala, l’opera Spiritual land/Terra spirituale, composta da due rulli a pressione estratti da una vecchia stampante rotta che tendono un lembo di tessuto stampato digitalmente e cucito da un lato ad una pagina di carta oleata avvolta su uno dei due rulli, così evocando un antico volumen, per rappresentare la non soluzione di continuità tra la comunicazione analogica e i nuovi media digitali. L’insieme è affiancato da un quadro in plexiglas e led che irradia un’aura mistica al tutto. Donatella Lombardo per questa opera ha tratto il testo stampato sul tessuto e sulla carta dal linguaggio sorgente del sito Alibaba.com, il nome della Company omonima ispirato alla famosa fiaba, dove il protagonista Alì Babà ha il potere di aprire il sesamo dietro al quale è nascosto un tesoro. Il titolo dell’opera è quindi una definizione ironica delle potenzialità oggi offerte dal web.
Nella seconda sala della galleria, un’installazione di tele di lino sovrastampate digitalmente, con ricami ad ago e filo e con cornici in legno circondate da fibra ottica, costituisce l’opera Remediation inside the Canvas 4, che decompone e assembla pezzi di comunicazione digitale abitualmente recepiti dai fruitori del web. L’opera è quindi costituita assemblando diverse aree tessili sulle quali sono state impresse, tramite un attento lavoro di editing, le strutture di 4 siti web il cui comune denominatore riguarda il tempo, che a detta del sociologo Todd Gitlin, oggi noi lo viviamo in gran parte usando i media col fine di intrattenerci nei momenti di attesa, accorciare i tempi di produttività sul lavoro, o prolungare il nostro piacere. In questa opera i luoghi informatici esplorati sono la video informazione di cronaca e quella cinematografica (Rai.it e Sky on Demand), simbolo dell'intrattenimento popolare attuale, il sito web di un quotidiano (Il Corriere della Sera) e il sito di una delle banche del tempo. Infine l'utilizzo della fibra ottica che attraversa le parti limitrofe all'opera, delinea i limiti e i confini di due mondi, quello reale e quello virtuale, la cui struttura portante è il fattore luce.
Inter/Azioni Mediatiche contiene invece un’elaborazione di frammenti di testo tratti non solo da una pagina web del giornale online (Il fatto Quotidiano), ma anche da articoli tratti dall'edizione cartacea, tradotti successivamente nella rispettiva versione virtuale, simulando la pagina web del quotidiano tramite il codice html stampato digitalmente su tessuto. L'opera si propone come una riflessione sull’informazione veicolata dalla stampa cartacea e quella dell’edizione digitale, il cui spazio virtuale è evocato dalla scrittura stampata su carta retroilluminata. Uno spazio che si contrappone al mondo tiepidamente intimistico ricamato dai fili e aghi che individuano e congelano nel tempo le parole e i simboli del nostro linguaggio contemporaneo stampato sul tessuto di lino.
Occupa l’intera terza sala della galleria l’installazione Rimediazioni analogiche,dove un lungo rotolo di stoffa, sovrastampato con la frammentazione del codice sorgente del sito ufficiale dedicato a Marshall Mcluhan (Edmonton,21 luglio1911–Toronto,31 dicembre1980), sostenitore della tesi secondo cui il medium è il messaggio, fuoriesce da una vecchia macchina da scrivere Olivetti Valentine, che rappresenta la simulazione del carattere analogico della macchina da scrivere nella sua versione digitale “rimediata” sul web. I quadratini rosa sulla tela sono la rappresentazione dei “glitch error”, che solitamente compaiono sull’interfaccia grafico del computer quando un sistema non ne riconosce un altro. Questa opera si ispira alla teoria avanzata dagli studiosi Jay David Bolter e Richard Grusin secondo cui “…il contenuto dei media digitali sono tutti gli altri media, a partire da quelli analogici…”, e quindi il rotolo di stoffa indica il confluire delle tecnologie di stampa dai formati testuali alle nuove forme di ipertesto, dove si evidenzia un tipo di scrittura non lineare.
Infine, il corpus di opere Partiture Mute, è presentato nell’ultima sala della galleria e si distacca solo apparentemente dal resto del percorso. Da questo progetto hanno preso forma le prime venti opere, il cui contenuto visivo è tratto da stralci di partiture musicali appartenenti a diverse compositrici donne, non solo italiane, il cui operato non è ancora a tutt'oggi pienamente riconosciuto. Molte di loro sono state dimenticate o studiate solo in tempi recenti. I loro testi e le loro opere musicali infatti non sono popolari. Uno dei casi che si cita per semplificazione fra tutte, è quello di Augusta Holmés (1847-1903), annoverata secondo gli studi di Gérard Gefen fra una serie di compositori molto famosi come Beethoven, Wagner, Chopin, ma dimenticata per molto tempo. La musicista si firmava sotto lo pseudonimo Hermann Zenta, una prassi comune fra le donne compositrici. E' per queste ragioni e per l'interesse verso gli studi di genere, che Donatella Lombardo ha deciso di lavorare sui contributi artistici di alcune compositrici donne che fanno parte a pieno titolo della storia della musica, affinché il loro lascito possa emergere come un omaggio al genio femminile. E' doveroso aggiungere che le musiciste nei secoli scorsi sono state moltissime e hanno popolato il panorama artistico fin dall'antichità. Pertanto, al momento per la realizzazione di queste prime venti opere, l’artista ha dovuto scegliere a malincuore soltanto alcune di loro, nate e vissute in epoche diverse.
A seguire il loro nomi:
Hildegard von Bingen 1098- 1179, Maddalena Casulana (c. 1544 - c. 1590), Francesca Caccini (1587 - 1640), Lucrezia Orsina Vizzana (1590 - 1662). Barbara Strozzi (1619 - 1677), Isabella Leonarda (1620 - 1704), Elisabeth-Claude Jacquet De La Guerre (1666 - 1729), Anna Bon di Venezia (1740 circa - dopo il 1767), Hensel_Fanny (1805 – 1847) Maria Giacchino Cusenza (1898 - 1979, Palermo), Giuseppina Pasculli ???(primi 900), Anita Di Chiara ??? (le musiche, I. Buttitta le parole), Maria Floritta dei Conti Randazzo Bazzi ??? (primi 900).
I documenti delle partiture in copia digitale e/o originali sono stati reperiti nella Biblioteca Musicale Petrucci e presso la biblioteca del Conservatorio Statale di Musica Vincenzo Bellini di Palermo, grazie alla collaborazione del Maestro Dario lo Cicero, mentre altro materiale di studio è stato gentilmente indicato e offerto dalla Professoressa Annarosa Vannoni del Conservatorio Musicale Giovanni Battista Martini di Bologna e dalla Presidente Patricia Adkins Chiti della Fondazione Adkins Chiti: Donne in Musica, con le quali Donatella Lombardo ha avuto un piacevole e chiarificatore confronto.
Le 20 Partiture Mute in esposizione mostrano ciascuna uno stralcio di partitura rielaborato e stampato su lino. Le composizioni sono poi agganciate ad un supporto curvato in plexiglas, mentre la partitura e’ avvolta ad un cuscino semi-rigido e puntellata di spilli, che assieme ai fili e ai fuselli, creano una microstruttura architettonica dal cui intreccio emerge una mappa sonoro-cromatica dello spirito di queste artiste e richiamano il tombolo al cui ricamo erano spesso ufficialmente esclusivamente dedite molte delle donne musiche di un tempo.
Donatella Lombardo nasce ad Erice nel 1980. Si forma prima all'Accademia di Belle Arti di Bologna, ottenendo il titolo accademico con una tesi dal titolo Geografie dell'immagine i percorsi del filo. Frequenta la Facoltà di Lettere e Beni Culturali di Bologna, conseguendo la laurea magistrale in Storia e Conservazione delle Opere d'Arte con una tesi dal titolo La percezione visiva del colore nei dipinti e gli effetti dei nuovi media nel restauro virtuale, premiata da Soroptimist (Ravenna) come miglior tesi nell’anno 2012. Partecipa a varie mostre, fra le più recenti collaborazioni si cita quella con il Museo Riso di Palermo, il Caos, Centro Arti Opificio Siri di Terni e il MAMbo, Museo d’Arte Moderna di Bologna per il quale svolge attività di co-curatela presentando il progetto Autoritratti I. Nuove Gen(d)erazioni (2013) e sperimentando la prima collaborazione con Uliana Zanetti, ideatrice dell’intero progetto Autoritratti. Iscrizioni del femminile nell’arte italiana contemporanea (2013).
Il percorso di ricerca ha come fondamento lo studio della percezione in relazione all’influenza delle nuove tecnologie comunicative e l'analisi della loro evoluzione (dalle origini della scrittura alle comunicazioni digitali). Waltter J. Ong, David Bolter, Richard Grusin e Marshal McLuhan sono alcuni degli autori che hanno maggiormente influenzato questo percorso. Ed è proprio l'ultimo studioso appena citato ad ispirare l’opera Il medium è il “messaggio”, vincitrice della prima edizione del Premio Prima Pagina Art Prize, il concorso promosso da il Resto del Carlino e Quotidiano.Net in collaborazione con la Banca Popolare Emilia Romagna, che ha avuto luogo presso Arte Fiera 2014 e a cura di Valerio Dehò.
Orari di apertura:
dal martedì al venerdì dalle 16.00 alle 20.00
sabato dalle 10,30 alle 13,00 e dalle 16,00 alle 20,00
domenica, lunedì e altri orari su appuntamento
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