Evaristo Baschenis. Immaginare la musica
Dal 12 Giugno 2013 al 15 Ottobre 2013
Bergamo
Luogo: Accademia Carrara
Indirizzo: Bergamo Alta, Piazza Vecchia
Orari: da martedì a domenica 10-21; sabato 10-23
Curatori: M. Cristina Rodeschini
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto e gruppi € 4; scuole, giovani card e family card € 1.50
Telefono per informazioni: +39 035 399677/ 320 8015469
E-Mail info: info@babelecomunicazione.it
Sito ufficiale: http://www.accademiacarrara.bergamo.it
Liuti, spinette, violini, mandole, chitarre, spartiti: tutta l’attenzione si concentra sulla strepitosa resa dei legni, velati di polvere, e delle stoffe su cui riposano strumenti musicali, adagiati in un ordine misterioso, che con il loro silenzio invitano a immaginare la musica.
Per tutta l’estate, l’Accademia Carrara di Bergamo presenta nella sua sede temporanea di Palazzo della Ragione, nel cuore di Bergamo Alta, i suoi Baschenis, quattro dei più celebri “ritratti” di strumenti musicali del maestro.
Le tele esposte nella mostra “Evaristo Baschenis. Immaginare la musica”, curata da Maria Cristina Rodeschini, celebrano l’artista come l’inventore e il principale interprete nella storia dell’arte della natura morta musicale.
La fama dell’artista bergamasco, attivo anche come ritrattista, è legata infatti alle sue composizioni raffiguranti strumenti musicali, che furono talmente apprezzate da suscitare immediatamente l’operosità di una schiera di imitatori, tra cui il conterraneo Bartolomeo Bettera.
L’Accademia Carrara conserva nelle sue raccolte quattro magnifiche tele di Baschenis, che testimoniano l’abilità dell’artista nell’interpretare gli sviluppi della pittura di natura morta ritornando al rigore ottico della lezione di Caravaggio e della sua Canestra Ambrosiana, e nel coniugare la tradizione locale per una descrizione asciutta e naturalisticamente aderente della realtà, incarnata dalle opere di Giovan Battista Moroni e Giovan Paolo Cavagna, con l’aggiornata cultura prospettica e illusionistica che sta alla base della serrata costruzione spaziale delle sue opere.
Realismo e rigore compositivo caratterizzano i quattro dipinti in mostra, che appartengono tutti alla maturità dell’artista.
Il Manuale dei giardinieri di fra Agostino Mandirola raffigurato al centro della tela con Strumenti musicali e tendaggio rosso – complessa composizione in cui agli strumenti musicali si aggiungono un calamaio, due mele e due libri - fu pubblicato per la prima volta a Vicenza nel 1652 e l’opera, che proviene dal monastero di San Paolo d’Argon, è quindi certamente successiva a questa data.
Ai tardi anni Sessanta sono assegnati gli Strumenti musicali e tendaggio nero e gli Strumenti musicali e statuetta, nei quali la scena si amplia e acquista rilievo l’ambiente, mentre l’accostamento degli oggetti mostra un gioco combinatorio sempre più virtuosistico.
Allo stesso periodo appartiene anche la tela con Strumenti musicali che proviene dalle raccolte della famiglia Lupi. Per il suo punto di vista ribassato e ravvicinato, la sua atmosfera silente e quasi rarefatta, l’apparente casualità nella disposizione degli oggetti, che sono al contrario allestiti sul piano con studiata accortezza, il dipinto è tra i capolavori indimenticabili dell’artista bergamasco.
Evaristo Baschenis nasce a Bergamo, il 7 dicembre 1617, nel borgo di San Leonardo. Il padre Simone, di professione mercante, apparteneva a una famiglia di frescanti originari di Averara, nell’alta Val Brembana. La formazione artistica del giovane Evaristo si svolse nella bottega del cremasco Gian Giacomo Barbelli (1604-1655) che, nella primavera del 1639, lo assumeva come garzone per «imparare l’arte et professione di pittore». Terminato il lungo tirocinio presso il Barbelli, nell’autunno del 1643 Baschenis ritornava a Bergamo, dove veniva ordinato sacerdote. La conseguente nomina a cappellano della chiesa di Santa Maria dello Spasimo, oggi chiesa di Santa Lucia, non ostacolò la sua prevalente attività di pittore, ma al contrario in diverse occasioni Evaristo dovette chiedere di essere dispensato dagli impegni del suo ministero, per intraprendere viaggi che lo condussero lontano dalla città natale, sfatando quel luogo comune di artista isolato e solitario che in passato gli fu più volte attribuito. Le fonti antiche ricordano che il nome del bergamasco e la sua abilità nel genere della natura morta erano conosciuti in diverse città italiane, tra cui Roma, Firenze, Venezia e Torino, mentre dalla documentazione d’archivio sono emerse recentemente le tracce di prolungati soggiorni nella città eterna; infine, sono noti da tempo i suoi contatti con altri artisti, tra cui quelli con Jaques Courtois detto il Borgognone (1621-1676), specialista nella pittura di battaglia, o con Salomon Adler (1630-1709), pittore originario di Danzica ma attivo lungamente a Milano. A Bergamo in ogni caso, nella sua abitazione vicino alla chiesa di San Lazzaro, Baschenis concludeva i suoi giorni il 16 marzo 1677.
Per tutta l’estate, l’Accademia Carrara di Bergamo presenta nella sua sede temporanea di Palazzo della Ragione, nel cuore di Bergamo Alta, i suoi Baschenis, quattro dei più celebri “ritratti” di strumenti musicali del maestro.
Le tele esposte nella mostra “Evaristo Baschenis. Immaginare la musica”, curata da Maria Cristina Rodeschini, celebrano l’artista come l’inventore e il principale interprete nella storia dell’arte della natura morta musicale.
La fama dell’artista bergamasco, attivo anche come ritrattista, è legata infatti alle sue composizioni raffiguranti strumenti musicali, che furono talmente apprezzate da suscitare immediatamente l’operosità di una schiera di imitatori, tra cui il conterraneo Bartolomeo Bettera.
L’Accademia Carrara conserva nelle sue raccolte quattro magnifiche tele di Baschenis, che testimoniano l’abilità dell’artista nell’interpretare gli sviluppi della pittura di natura morta ritornando al rigore ottico della lezione di Caravaggio e della sua Canestra Ambrosiana, e nel coniugare la tradizione locale per una descrizione asciutta e naturalisticamente aderente della realtà, incarnata dalle opere di Giovan Battista Moroni e Giovan Paolo Cavagna, con l’aggiornata cultura prospettica e illusionistica che sta alla base della serrata costruzione spaziale delle sue opere.
Realismo e rigore compositivo caratterizzano i quattro dipinti in mostra, che appartengono tutti alla maturità dell’artista.
Il Manuale dei giardinieri di fra Agostino Mandirola raffigurato al centro della tela con Strumenti musicali e tendaggio rosso – complessa composizione in cui agli strumenti musicali si aggiungono un calamaio, due mele e due libri - fu pubblicato per la prima volta a Vicenza nel 1652 e l’opera, che proviene dal monastero di San Paolo d’Argon, è quindi certamente successiva a questa data.
Ai tardi anni Sessanta sono assegnati gli Strumenti musicali e tendaggio nero e gli Strumenti musicali e statuetta, nei quali la scena si amplia e acquista rilievo l’ambiente, mentre l’accostamento degli oggetti mostra un gioco combinatorio sempre più virtuosistico.
Allo stesso periodo appartiene anche la tela con Strumenti musicali che proviene dalle raccolte della famiglia Lupi. Per il suo punto di vista ribassato e ravvicinato, la sua atmosfera silente e quasi rarefatta, l’apparente casualità nella disposizione degli oggetti, che sono al contrario allestiti sul piano con studiata accortezza, il dipinto è tra i capolavori indimenticabili dell’artista bergamasco.
Evaristo Baschenis nasce a Bergamo, il 7 dicembre 1617, nel borgo di San Leonardo. Il padre Simone, di professione mercante, apparteneva a una famiglia di frescanti originari di Averara, nell’alta Val Brembana. La formazione artistica del giovane Evaristo si svolse nella bottega del cremasco Gian Giacomo Barbelli (1604-1655) che, nella primavera del 1639, lo assumeva come garzone per «imparare l’arte et professione di pittore». Terminato il lungo tirocinio presso il Barbelli, nell’autunno del 1643 Baschenis ritornava a Bergamo, dove veniva ordinato sacerdote. La conseguente nomina a cappellano della chiesa di Santa Maria dello Spasimo, oggi chiesa di Santa Lucia, non ostacolò la sua prevalente attività di pittore, ma al contrario in diverse occasioni Evaristo dovette chiedere di essere dispensato dagli impegni del suo ministero, per intraprendere viaggi che lo condussero lontano dalla città natale, sfatando quel luogo comune di artista isolato e solitario che in passato gli fu più volte attribuito. Le fonti antiche ricordano che il nome del bergamasco e la sua abilità nel genere della natura morta erano conosciuti in diverse città italiane, tra cui Roma, Firenze, Venezia e Torino, mentre dalla documentazione d’archivio sono emerse recentemente le tracce di prolungati soggiorni nella città eterna; infine, sono noti da tempo i suoi contatti con altri artisti, tra cui quelli con Jaques Courtois detto il Borgognone (1621-1676), specialista nella pittura di battaglia, o con Salomon Adler (1630-1709), pittore originario di Danzica ma attivo lungamente a Milano. A Bergamo in ogni caso, nella sua abitazione vicino alla chiesa di San Lazzaro, Baschenis concludeva i suoi giorni il 16 marzo 1677.
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