Terradamare

Terradamare, ADSUM artecontemporanea, Terlizzi
Dal 01 Agosto 2013 al 31 Agosto 2013
Terlizzi | Bari
Luogo: ADSUM artecontemporanea - Palazzo della Meridiana
Indirizzo: via Marconi 5
Orari: da lunedì a sabato 10-12.30/ 18.30- 20.30; chiuso giovedì pomeriggio e festivi
Enti promotori:
- Comune di Terlizzi
Telefono per informazioni: +39 347 6502478
E-Mail info: adsum.arte@libero.it
Sito ufficiale: http://www.retearte.it
Il Comune di Terlizzi per la stagione culturale estiva 2013 ha promosso una ricca lista di eventi collegati al mondo dell'arte e della musica. Tra questi la mostra : “TERRADAMARE” dedicata all'uomo e al paesaggio pugliese.
“Terra rossa, arsa e abrasa; uva, ulivi, nuvole, e valli. Il sole morde le spighe di “Conca d’oro”; la luna si specchia nel mare di “Porto selvaggio”: in Puglia la luce vive una sacralità dal doppio volto ecclesiale e pagano; signoreggia squillante e sardonica dopo il canto del gallo e si fa silenziosa e suadente con il favore delle tenebre. In questo chiaroscuro la natura si fa epica degli dei e l’uomo è letteratura di una tensione verso quella luce.
Cronisti di questo eterno bacio tra la mascolinità del giorno e la femminilità della notte sono: Maria Bonaduce e Giovanni morgese.
Bonaduce ricerca atmosfere intime e introspettive trova asilo nel sacro ventre del novilunio e si sublima in presepi di luci intarsiate tra case, rive e strade. I blu intensi del cielo e delle nature in(de)finite non fanno più paura ma nutrono lentamente porticati urbani di nuova linfa e di vita che torna a sé stessa.
Vita e morte, creazione e distruzione sono le viti e i chiodi con cui Giovanni Morgese mette insieme i suoi segreti più reconditi e le più inconfessabili ansie del presente. Sculture di uomini e di oggetti hanno come leitmotiv la ricerca della luce e della perfezione: l’umano non è che una prefazione del sacro. La sacralità viene qui intesa come l’essenza del bene supremo che l’uomo agogna - per completarsi - ma al contempo come il suo streben incessante - vissuto in una condizione di verticalità, allungato verso l’alto…”
Nicolò Marino Ceci
“Terra rossa, arsa e abrasa; uva, ulivi, nuvole, e valli. Il sole morde le spighe di “Conca d’oro”; la luna si specchia nel mare di “Porto selvaggio”: in Puglia la luce vive una sacralità dal doppio volto ecclesiale e pagano; signoreggia squillante e sardonica dopo il canto del gallo e si fa silenziosa e suadente con il favore delle tenebre. In questo chiaroscuro la natura si fa epica degli dei e l’uomo è letteratura di una tensione verso quella luce.
Cronisti di questo eterno bacio tra la mascolinità del giorno e la femminilità della notte sono: Maria Bonaduce e Giovanni morgese.
Bonaduce ricerca atmosfere intime e introspettive trova asilo nel sacro ventre del novilunio e si sublima in presepi di luci intarsiate tra case, rive e strade. I blu intensi del cielo e delle nature in(de)finite non fanno più paura ma nutrono lentamente porticati urbani di nuova linfa e di vita che torna a sé stessa.
Vita e morte, creazione e distruzione sono le viti e i chiodi con cui Giovanni Morgese mette insieme i suoi segreti più reconditi e le più inconfessabili ansie del presente. Sculture di uomini e di oggetti hanno come leitmotiv la ricerca della luce e della perfezione: l’umano non è che una prefazione del sacro. La sacralità viene qui intesa come l’essenza del bene supremo che l’uomo agogna - per completarsi - ma al contempo come il suo streben incessante - vissuto in una condizione di verticalità, allungato verso l’alto…”
Nicolò Marino Ceci
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