Lenci. Lo stile italiano nella ceramica. Gli artisti e gli epigoni
Dal 23 Maggio 2015 al 25 Ottobre 2015
Monastero Bormida | Asti
Luogo: Castello di Monastero Bormida
Indirizzo: piazza Castello 1
Telefono per informazioni: +39 0144 88012
E-Mail info: monastero.bormida@libero.it
Sito ufficiale: http://www.comunemonastero.at.it/
La Manifattura Lenci di Torino oggi finalmente si presenta al giudizio storico come una delle pagine migliori dell’arte italiana del XX secolo. Grazie alla direzione della illuminata titolare Helen Koning Scavini (Lenci), dopo alterne vicende nel 1928 l’azienda inizia la produzione di ceramiche artistiche. A seguito dell’Expo di Parigi del 1925 a cui la Lenci partecipa con i giocattoli e le celeberrime bambole, il gusto si assesta in una sintesi tra Liberty, Decò, e le nuove istanze del Novecento. Le ceramiche torinesi rappresentano in pieno questo gusto tutto italiano e diventano in brevissimo tempo famosissime e richiestissime in tutto il Mondo, vero e proprio status symbol di una classe medio-alto borghese. La ceramica LENCI ha rappresentato un enorme successo sia produttivo che commerciale, sviluppatasi dal 1928 fino alla fine del XX secolo. Tuttavia la mostra vuole mettere in evidenza non solo la storia della celebre fabbrica ma soprattutto l'insegnamento che essa ha perpetuato negli anni successivi sulle varie fornaci che si sono succedute e che ha permesso l'affermazione e la fortuna nel Mondo dello stile inconfondibile, denominato “ STILE LENCI”.
Negli anni appena successivi alla Grande Guerra a Torino una piccola azienda muove i primi passi nella produzione di giocattoli in legno, pupazzi e bambole, articoli per l’arredo e l’abbigliamento, la Ars Lenci, che prende il nome dal diminutivo della titolare (Helen Koning detta Lencina) e successivamente dall’acronimo del motto Ludus est nobis constanter industria (“Il gioco è una nostra consueta attività”).
Fondata il 23 aprile 1919, con il deposito del marchio Ars Lenci, da Helen Köning, moglie di Enrico Scavini, la sua produzione viene presentata ufficialmente alla Mostra torinese degli Amici dell’Arte del 1922 e nel 1923, dopo l’apertura di un negozio a Milano, partecipa alla Prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative di Monza. Una rete di distribuzione permette l’inserimento commerciale dei prodotti in Europa, Stati Uniti, Giappone ed Australia.
Nel 1925 la Ars Lenci, sotto la direzione artistica di Sandro Vacchetti, partecipa all’Esposizione Internazionale d’Arti Decorative e Industriali Moderne di Parigi, con uno stand allestito da Gigi Chessa, ed ottiene un successo formidabile con tre Grand Prix, sei medaglie d’oro, tre medaglie d’argento e sette diplomi.
Nel 1928, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Torino, vengono presentate le prime ceramiche artistiche. Già dal 1929 la rivista “Domus” di Gio Ponti pubblica due ceramiche di Giovanni Grande Adolescenti e Gli sposi e la rivista “Casa Bella” presenta La mucca, Susanna, La merenda di Giovanni Grande, Amor paterno di Sandro Vacchetti, Marianna di Elena Scavini.
A questo successo consacrato, sempre nel 1929, dall’acquisto di un certo numero di ceramiche dal National Museum di New York, partecipa come artista lo stesso Lino Berzoini, che, probabilmente presentato dall’amico Gigi Chessa, ha la possibilità per la prima volta di esprimere a pieno la sua creatività, in un ambiente artistico effervescente e stimolante a stretto contatto con grandi maestri quali Sandro Vacchetti, Mario Sturani, Felice Tosalli, Giovanni Grande, Marcello Dudovich, Massimo Quaglino, Gigi Chessa. Nel dicembre del 1929 le ceramiche della Ars Lenci sono esposte presso la Galleria Pesaro di Milano con catalogo presentato da Ojetti.
Malgrado il grande successo artistico e commerciale, la grande recessione del 1929 porta la Ars Lenci alla soglia del fallimento. Tra il 1933 e nel 1937 la famiglia Garella rileva interamente l’azienda torinese, continuando una produzione artistica non al livello dei tempi gloriosi. Nel 1997 il marchio Lenci viene ceduto alla Bambole Italiane srl che nel 2002 dichiara fallimento.
Il periodo di massimo splendore della ceramica Lenci si inquadra tra il 1928 e il 1937 è in questa fase che si afferma e consolida lo stile “Lenci”. Nonostante l’apporto originale di autori differenti, la produzione mantiene un unico accordo formale con un’alta qualità degli impasti e dei colori, raffinato caolino e vernici brillanti, con decorazioni policrome sottosmalto, linee morbide e spontanee tratte dal gusto romantico di tradizione ottocentesca e dal più moderno atteggiamento decò, con piccole concessioni all’umorismo ed all’erotismo.
La ceramica Lenci è considerata come arte pura fine a se stessa e non più arte minore a carattere decorativo, e riesce a cogliere le novità del periodo facendo tesoro delle esperienze dei vari Marcello Dudovich e Eugenio Colmo in arte “Golia”, Arturo Martini e Manlio Trucco, fino al grande Giò Ponti che bene accoglie le ceramiche torinesi nelle prime apparizioni.
La fabbrica LENCI oltre ad offrire lavoro a decine di uomini e donne, ha rappresentato per alcuni di essi un'occasione per apprendere un'arte difficile.
I loro nomi sono:
Gigi Chessa, Sandro Vacchetti, Lino Berzoini, Mario Sturani, Felice Tosalli, Giovanni Grande, Nillo Beltrami, Clelia Bertetti, Giulio da Milano, Teonesto de Abate, Claudia Formica, Abele Jacopi, Beppe Porcheddu, Massimo Quaglino, Giovanni Riva, tutti capitanati dalla severa e bravissima Elen Konig Scavini, titolare con il marito della fabbrica e vera anima del progetto artistico.
Provenendo dall'esperienza alla LENCI alcuni artisti dirigono o lavorano negli anni successivi al 1934 in alcune fornaci destinate talvolta a diventare famose e oggetto di vero e proprio collezionismo:
LE BERTETTI di Clelia Bertetti;
ESSEVI di Sandro Vacchetti;
ARS PULCHRA di Bartolo Camisassa;
CERAMICHE IGNI di Nello Franchini
CERAMICHE RONZAN
CIA MANNA
TANAGRA
BIGI di Giovanni Barzizza
CREA
VI.BI di Brunetti e Vallino;
CERAMICHE ARIELE
CERAMICHE ALDEBARAN
CAT CERAMICHE
CERAMICHE LUSSO
CERAMICHE MARIO BRUNETTI
Nella prestigiosa sede del Museo del Monastero più di 200 opere artistiche, ceramiche, pittoriche, giocattoli e materiale pubblicitario, sono ambientate per illustrare il percorso dello stile Lenci a partire dalla casa madre per arrivare ai vari epigoni.
Date delle conferenze:
Sabato 4 luglio 2015 h. 16 “Lenci. Lo stile italiano nella ceramica” ;
Sabato 5 settembre 2015 h. 16 “Gli epigoni torinesi. Le fornaci e gli artisti”;
Sabato 10 ottobre 2015 h. 16 “Gli artisti: ceramisti, scultori e pittori”;
Al fine di garantire la visita di gruppi di visitatori e turisti, sia italiani che provenienti dai circuiti internazionali (Expo Milano 2015), sono in previsione dei pacchetti turistici di uno, tre o più giorni in cui oltre che visitare l’evento è possibile anche soffermarsi sul territorio, dichiarato Patrimonio dell’Unesco nel 2014, alla scoperta di una ricchezza artistica ed enogastronomica incomparabile nella terra del vino, del tartufo e della robiola di Roccaverano. Ai pacchetti in analisi è possibile accedere mediante il sito www.arteneidintorni.it
Negli anni appena successivi alla Grande Guerra a Torino una piccola azienda muove i primi passi nella produzione di giocattoli in legno, pupazzi e bambole, articoli per l’arredo e l’abbigliamento, la Ars Lenci, che prende il nome dal diminutivo della titolare (Helen Koning detta Lencina) e successivamente dall’acronimo del motto Ludus est nobis constanter industria (“Il gioco è una nostra consueta attività”).
Fondata il 23 aprile 1919, con il deposito del marchio Ars Lenci, da Helen Köning, moglie di Enrico Scavini, la sua produzione viene presentata ufficialmente alla Mostra torinese degli Amici dell’Arte del 1922 e nel 1923, dopo l’apertura di un negozio a Milano, partecipa alla Prima Biennale Internazionale delle Arti Decorative di Monza. Una rete di distribuzione permette l’inserimento commerciale dei prodotti in Europa, Stati Uniti, Giappone ed Australia.
Nel 1925 la Ars Lenci, sotto la direzione artistica di Sandro Vacchetti, partecipa all’Esposizione Internazionale d’Arti Decorative e Industriali Moderne di Parigi, con uno stand allestito da Gigi Chessa, ed ottiene un successo formidabile con tre Grand Prix, sei medaglie d’oro, tre medaglie d’argento e sette diplomi.
Nel 1928, in occasione dell’Esposizione Internazionale di Torino, vengono presentate le prime ceramiche artistiche. Già dal 1929 la rivista “Domus” di Gio Ponti pubblica due ceramiche di Giovanni Grande Adolescenti e Gli sposi e la rivista “Casa Bella” presenta La mucca, Susanna, La merenda di Giovanni Grande, Amor paterno di Sandro Vacchetti, Marianna di Elena Scavini.
A questo successo consacrato, sempre nel 1929, dall’acquisto di un certo numero di ceramiche dal National Museum di New York, partecipa come artista lo stesso Lino Berzoini, che, probabilmente presentato dall’amico Gigi Chessa, ha la possibilità per la prima volta di esprimere a pieno la sua creatività, in un ambiente artistico effervescente e stimolante a stretto contatto con grandi maestri quali Sandro Vacchetti, Mario Sturani, Felice Tosalli, Giovanni Grande, Marcello Dudovich, Massimo Quaglino, Gigi Chessa. Nel dicembre del 1929 le ceramiche della Ars Lenci sono esposte presso la Galleria Pesaro di Milano con catalogo presentato da Ojetti.
Malgrado il grande successo artistico e commerciale, la grande recessione del 1929 porta la Ars Lenci alla soglia del fallimento. Tra il 1933 e nel 1937 la famiglia Garella rileva interamente l’azienda torinese, continuando una produzione artistica non al livello dei tempi gloriosi. Nel 1997 il marchio Lenci viene ceduto alla Bambole Italiane srl che nel 2002 dichiara fallimento.
Il periodo di massimo splendore della ceramica Lenci si inquadra tra il 1928 e il 1937 è in questa fase che si afferma e consolida lo stile “Lenci”. Nonostante l’apporto originale di autori differenti, la produzione mantiene un unico accordo formale con un’alta qualità degli impasti e dei colori, raffinato caolino e vernici brillanti, con decorazioni policrome sottosmalto, linee morbide e spontanee tratte dal gusto romantico di tradizione ottocentesca e dal più moderno atteggiamento decò, con piccole concessioni all’umorismo ed all’erotismo.
La ceramica Lenci è considerata come arte pura fine a se stessa e non più arte minore a carattere decorativo, e riesce a cogliere le novità del periodo facendo tesoro delle esperienze dei vari Marcello Dudovich e Eugenio Colmo in arte “Golia”, Arturo Martini e Manlio Trucco, fino al grande Giò Ponti che bene accoglie le ceramiche torinesi nelle prime apparizioni.
La fabbrica LENCI oltre ad offrire lavoro a decine di uomini e donne, ha rappresentato per alcuni di essi un'occasione per apprendere un'arte difficile.
I loro nomi sono:
Gigi Chessa, Sandro Vacchetti, Lino Berzoini, Mario Sturani, Felice Tosalli, Giovanni Grande, Nillo Beltrami, Clelia Bertetti, Giulio da Milano, Teonesto de Abate, Claudia Formica, Abele Jacopi, Beppe Porcheddu, Massimo Quaglino, Giovanni Riva, tutti capitanati dalla severa e bravissima Elen Konig Scavini, titolare con il marito della fabbrica e vera anima del progetto artistico.
Provenendo dall'esperienza alla LENCI alcuni artisti dirigono o lavorano negli anni successivi al 1934 in alcune fornaci destinate talvolta a diventare famose e oggetto di vero e proprio collezionismo:
LE BERTETTI di Clelia Bertetti;
ESSEVI di Sandro Vacchetti;
ARS PULCHRA di Bartolo Camisassa;
CERAMICHE IGNI di Nello Franchini
CERAMICHE RONZAN
CIA MANNA
TANAGRA
BIGI di Giovanni Barzizza
CREA
VI.BI di Brunetti e Vallino;
CERAMICHE ARIELE
CERAMICHE ALDEBARAN
CAT CERAMICHE
CERAMICHE LUSSO
CERAMICHE MARIO BRUNETTI
Nella prestigiosa sede del Museo del Monastero più di 200 opere artistiche, ceramiche, pittoriche, giocattoli e materiale pubblicitario, sono ambientate per illustrare il percorso dello stile Lenci a partire dalla casa madre per arrivare ai vari epigoni.
Date delle conferenze:
Sabato 4 luglio 2015 h. 16 “Lenci. Lo stile italiano nella ceramica” ;
Sabato 5 settembre 2015 h. 16 “Gli epigoni torinesi. Le fornaci e gli artisti”;
Sabato 10 ottobre 2015 h. 16 “Gli artisti: ceramisti, scultori e pittori”;
Al fine di garantire la visita di gruppi di visitatori e turisti, sia italiani che provenienti dai circuiti internazionali (Expo Milano 2015), sono in previsione dei pacchetti turistici di uno, tre o più giorni in cui oltre che visitare l’evento è possibile anche soffermarsi sul territorio, dichiarato Patrimonio dell’Unesco nel 2014, alla scoperta di una ricchezza artistica ed enogastronomica incomparabile nella terra del vino, del tartufo e della robiola di Roccaverano. Ai pacchetti in analisi è possibile accedere mediante il sito www.arteneidintorni.it
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