Attivismo artistico
Al MaXXI arrivano i Transformers
Golden Lotus, Choi Jeong-hwa
Ludovica Sanfelice
11/11/2015
Roma - Dall’11 novembre 2015 al 27 marzo 2016 il MaXXI accoglie i lavori del coreano Choi Jeong-hwa, dell’italiano Martino Gamper, del franco-portoghese Didier Fiuza Faustino e del messicano Pedro Reyes all’interno di una mostra intitolata “Transformers”.
“Visionari, creativi, sognatori” questi sono gli aggettivi che definiscono i quattro artisti chiamati a disegnare un mondo dove tutto sia possibile. Un mondo in continua trasformazione in cui gioco e coscienza politica, caos e armonia, realtà e immaginazione convivono all’interno di un processo di decostruzione dei confini tra arte e design.
Un ricerca intellettuale, insomma, tesa a produrre soluzioni capaci di partecipare con atti creativi all’ideazione di una società migliore. Si potrebbe definirlo attivismo artistico, come raccontano bene le installazioni fin dal cancello di ingresso al Museo dove è stata collocato il “Golden Lotus” di Choi Jeong-hwa, monumentale fiore di loto di dieci metri di diametro che si gonfia e si sgonfia in un respiro. Un’opera scenografica e quasi ludica che invece è stata realizzata con coperte isotermiche dorate, impiegate ad esempio per offrire un primo conforto ai migranti soccorsi nel Mediterraneo, e che nel suo soffio racchiude anche il respiro di chi cerca riparo.
Un’allusione al dramma di chi fugge dalle guerre che diventa esplicita nell’opera site specific “Lampedusa” di Didier Fiuza Faustino, posta al termine del percorso espositivo: una boa gigante a cui aggrapparsi collocata davanti ad una riproduzione della Zattera della Medusa di Gericault.
Ma il discorso si articola in altre sorprendenti variazioni come quella proposta da “Disarm” di Pedro Reyes che ha creato un’orchestra meccanica riciclando i resti di armi raccolte e distrutte dall’esercito messicano, per dare luogo ad un’armonia che si diffonde lungo tutto l’allestimento del MaXXI partendo da scheletri di canne di fucile, caricatori e pistole finalmente spianate contro il loro fine primario.
L’impegno, sia esso sociale o ambientale, ispira a spiccare il volo lasciando il quotidiano per il fantastico, trasformando “il basso in alto, il banale in arguto, il triste in gioioso, il vizio in virtù” per creare “realtà più aperte”, come suggerisce Hou Hanru, direttore Artistico del MaXXI e curatore della mostra.
“L'arte non può più essere separata dal design e viceversa. Stiamo reinventando - afferma ancora Hanru - un nuovo lavoro creativo totale. Emergono così nuove soluzioni per risolvere la schizzofrenia del nostro tempo, che ci riportano su un terreno più umano e al tempo stesso decisamente più umano: il sociale e il collettivo, il partecipativo, il democratico".
“Visionari, creativi, sognatori” questi sono gli aggettivi che definiscono i quattro artisti chiamati a disegnare un mondo dove tutto sia possibile. Un mondo in continua trasformazione in cui gioco e coscienza politica, caos e armonia, realtà e immaginazione convivono all’interno di un processo di decostruzione dei confini tra arte e design.
Un ricerca intellettuale, insomma, tesa a produrre soluzioni capaci di partecipare con atti creativi all’ideazione di una società migliore. Si potrebbe definirlo attivismo artistico, come raccontano bene le installazioni fin dal cancello di ingresso al Museo dove è stata collocato il “Golden Lotus” di Choi Jeong-hwa, monumentale fiore di loto di dieci metri di diametro che si gonfia e si sgonfia in un respiro. Un’opera scenografica e quasi ludica che invece è stata realizzata con coperte isotermiche dorate, impiegate ad esempio per offrire un primo conforto ai migranti soccorsi nel Mediterraneo, e che nel suo soffio racchiude anche il respiro di chi cerca riparo.
Un’allusione al dramma di chi fugge dalle guerre che diventa esplicita nell’opera site specific “Lampedusa” di Didier Fiuza Faustino, posta al termine del percorso espositivo: una boa gigante a cui aggrapparsi collocata davanti ad una riproduzione della Zattera della Medusa di Gericault.
Ma il discorso si articola in altre sorprendenti variazioni come quella proposta da “Disarm” di Pedro Reyes che ha creato un’orchestra meccanica riciclando i resti di armi raccolte e distrutte dall’esercito messicano, per dare luogo ad un’armonia che si diffonde lungo tutto l’allestimento del MaXXI partendo da scheletri di canne di fucile, caricatori e pistole finalmente spianate contro il loro fine primario.
L’impegno, sia esso sociale o ambientale, ispira a spiccare il volo lasciando il quotidiano per il fantastico, trasformando “il basso in alto, il banale in arguto, il triste in gioioso, il vizio in virtù” per creare “realtà più aperte”, come suggerisce Hou Hanru, direttore Artistico del MaXXI e curatore della mostra.
“L'arte non può più essere separata dal design e viceversa. Stiamo reinventando - afferma ancora Hanru - un nuovo lavoro creativo totale. Emergono così nuove soluzioni per risolvere la schizzofrenia del nostro tempo, che ci riportano su un terreno più umano e al tempo stesso decisamente più umano: il sociale e il collettivo, il partecipativo, il democratico".
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