Fino al 1 marzo 2020 al Palazzo Ducale di Venezia
L'arte fiamminga in mostra a Venezia. Capolavori della Controriforma
Michaelina Wautier (1617 - 1689), Ritratto di due fanciulle come Sant'Agnese e Santa Dorotea, 1655 circa, Olio su tela, Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) | © KMSKA www.lukasweb.be - Art in Flanders | Foto: Hugo Maertens
Eleonora Zamparutti
06/09/2019
Venezia - Dal Palazzo Ducale di Venezia, la città di Anversa sembra a portata di mano. Naturalmente si tratta solo dell’effetto - peraltro riuscito ad arte - di un’esposizione dedicata ai grandi maestri fiamminghi e organizzata dalla Fondazione Musei Civici di Venezia insieme alla Città di Anversa, VisitFlanders e alla Flemish Community.
Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe, aperta al pubblico fino al 1 marzo 2020, si inserisce nel quadro di un’intensa attività di diplomazia internazionale che l’amministrazione veneziana sta portando avanti sul fronte delle relazioni culturali per riuscire a reperire i fondi necessari per organizzare eventi espositivi temporanei.
Sotto il profilo delle relazioni pubblico-privato invece, l’esposizione è il frutto di un ricamo delicato e certosino tra istituzioni museali di primissimo livello e governative da un lato e collezionisti privati dall’altro per l’ottenimento di prestiti di grossa caratura, capolavori di artisti come Peter Paul Rubens e Anthony van Dyck (ci sono ben 12 opere di Rubens e 7 di van Dyck, tra qui lo splendido Compianto), per il lato fiammingo, e come Tiziano e Tintoretto, per il fronte dell'arte veneziana.
Il merito della riuscita della mostra, realizzata in tempi record, si deve tributare al curatore Ben van Beneden (LEGGI INTERVISTA), affabile e appassionato direttore della Rubenshuis di Anversa.
Oltre la soglia di ingresso all’Appartamento del Doge, campeggia sul muro la gigantografia della celebre mappa antica del Leo Belgicus realizzata alla fine del Cinquecento, al tempo in cui, nella regione corrispondente all’odierno Benelux, imperversava una feroce a sanguinosa guerra per l’indipendenza, la cosiddetta Guerra degli Ottantanni che si combatteva sotto i vessilli della religione: cattolica da un lato e protestante dall’altro.
Frans Hogenberg, M. Aitsinger, Leo Belgicus, 1583, Koninklijke Bibliotheek Belgie
La data chiave a cui fare riferimento per inquadrare il senso dell’esposizione è il 1585, anno del Sacco di Anversa. Da quel momento la città cade definitivamente nelle mani della Spagna cattolica, mentre le regioni a Nord del Paese entrano a far parte dell’area di influenza protestante. Sulle ceneri di morti e feriti, mentre a Nord la chiesa smette di commissionare opere d’arte, a Sud fiorirà un’arte di propaganda ricca e sofisticata, strumento di celebrazione della religione cattolica. Un artista come Rembrandt, che viveva nel Nord dei Paesi Bassi, da quel momento in poi sarà costretto a rivolgersi al mercato privato. Più fortunata la sorte degli artisti che si trovarono a gravitare nelle Fiandre, e in generale in tutta l’area geografica dell’Europa meridionale, durante il periodo della Controriforma. La chiesa e la corte fiamminghe sono i grandi committenti e chiamano a sé un nome grosso della scena artistica internazionale: Peter Paul Rubens.
Anversa che nel corso del Cinquecento era caduta in una specie di lento e inesorabile declino dopo i fasti dell’età dell’oro in cui aveva giocato il ruolo di potenza mondiale dei traffici e degli scambi, si alza dalle ceneri pronta a rivivere un nuovo Rinascimento, una specie di Estate di San Martino.
“La mostra intende documentare l’evoluzione e la rinascita dell’arte in una città come Anversa nel periodo della Controriforma” afferma Ben van Beneden. Una rinascita che coincide con il ritorno di Rubens nelle Fiandre. L’artista, che aveva a lungo soggiornato in Italia, per qualche ragione non ancora ben nota, decide repentinamente di tornare nel suo Paese.
Attraverso 140 opere la mostra testimonia la ricchezza e la grande varietà di maestri presenti sulla scena fiamminga nell'età della Controriforma, alcuni ancora tristemente poco noti in Italia. Nomi come Maerten de Vos, Frans II Pourbus e Michaelina Wautier, “l’Artemisia Gentileschi d’Oltralpe”, sono il fiore all’occhiello dell’arte fiamminga.
Come un’opera di alta sartoria, il progetto espositivo cuce insieme storie differenti. Il partner veneziano ha portato in dote una chiave di lettura del racconto che celebra la dimensione internazionale delle due città in gioco, soffermandosi a descrivere la forza dei legami di scambio, non solo commerciali ma inevitabilmente anche culturali, tra Venezia e Anversa tra Cinquecento e Seicento.
Tiziano Vecellio (1488 - 1576), Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI, 1511-1513 circa, Olio su tela, Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) | © Royal Museum of Fine Arts Antwerp www.lukasweb.be – Art in Flanders | Foto: Hugo Maertens
Nel vasto transito di manufatti come oggetti in vetro veneziano, tessuti preziosi e argenteria, la cultura è trasmigrata in entrambe le direzioni, in andata e in ritorno. In questo contesto si inseriscono i capolavori veneziani in mostra, provenienti da importanti istituzioni museali fiamminghe.
Il Ritratto di dama con la Figlia e il magnifico Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI di Tiziano e la pala d’altare che Tintoretto dipinse per la Chiesa di San Geminiano (edificata nel 1557 di fronte alla Basilica di San Marco e demolita nel 1807 per volere di Napoleone) ritornano in città dopo oltre 200 anni. Il dipinto L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria di Tintoretto, dopo vari passaggi era finito nella collezione di David Bowie e ora concesso dall’attuale collezionista in prestito alla Rubenshuis, la Casa di Rubens ad Anversa.
Jacopo Tintoretto (1519 - 1594), L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria, 1560-1570, Olio su tela, 99.30 x 177.10 cm, Collezione privata, In prestito alla Rubenshuis, Antwerp | © Collectie Stad Antwerpen | Foto: Bart Huysmans & Michel Wuyts
Venezia dunque campeggia in controluce nel racconto. I pittori veneziani, già da tempo mancati, sono il punto di riferimento per molti artisti del Nord. Nei loro viaggi di formazione in Italia Rubens e van Dyck avevano ammirato dal vero le opere dei maestri veneziani di cui era giunta loro notizia attraverso le numerose stampe in bianco e nero allora circolanti. “Chissà per quanto tempo Rubens deve aver sognato di poter visitare Palazzo Ducale e la Scuola di San Rocco e chissà quale shock dev’essere stato poter ammirare i capolavori a colori!” ha affermato il curatore.
Questo per sommi capi è il senso della visita alla mostra Da Tiziano a Rubens. E’ ovvio che per approfondire l’argomento non resta che recarsi di persona ad Anversa.
Leggi anche:
• FOTO: Da Tiziano a Rubens / Dalle Fiandre a Venezia
• Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe
• Rubens e Van Dyck mai visti in arrivo a Venezia
• Da Tiziano a Rubens. Capolavori dalle collezioni fiamminghe in arrivo a Venezia
#DaTizianoARubens
Da Tiziano a Rubens. Capolavori da Anversa e da altre collezioni fiamminghe, aperta al pubblico fino al 1 marzo 2020, si inserisce nel quadro di un’intensa attività di diplomazia internazionale che l’amministrazione veneziana sta portando avanti sul fronte delle relazioni culturali per riuscire a reperire i fondi necessari per organizzare eventi espositivi temporanei.
Sotto il profilo delle relazioni pubblico-privato invece, l’esposizione è il frutto di un ricamo delicato e certosino tra istituzioni museali di primissimo livello e governative da un lato e collezionisti privati dall’altro per l’ottenimento di prestiti di grossa caratura, capolavori di artisti come Peter Paul Rubens e Anthony van Dyck (ci sono ben 12 opere di Rubens e 7 di van Dyck, tra qui lo splendido Compianto), per il lato fiammingo, e come Tiziano e Tintoretto, per il fronte dell'arte veneziana.
Il merito della riuscita della mostra, realizzata in tempi record, si deve tributare al curatore Ben van Beneden (LEGGI INTERVISTA), affabile e appassionato direttore della Rubenshuis di Anversa.
Oltre la soglia di ingresso all’Appartamento del Doge, campeggia sul muro la gigantografia della celebre mappa antica del Leo Belgicus realizzata alla fine del Cinquecento, al tempo in cui, nella regione corrispondente all’odierno Benelux, imperversava una feroce a sanguinosa guerra per l’indipendenza, la cosiddetta Guerra degli Ottantanni che si combatteva sotto i vessilli della religione: cattolica da un lato e protestante dall’altro.
Frans Hogenberg, M. Aitsinger, Leo Belgicus, 1583, Koninklijke Bibliotheek Belgie
La data chiave a cui fare riferimento per inquadrare il senso dell’esposizione è il 1585, anno del Sacco di Anversa. Da quel momento la città cade definitivamente nelle mani della Spagna cattolica, mentre le regioni a Nord del Paese entrano a far parte dell’area di influenza protestante. Sulle ceneri di morti e feriti, mentre a Nord la chiesa smette di commissionare opere d’arte, a Sud fiorirà un’arte di propaganda ricca e sofisticata, strumento di celebrazione della religione cattolica. Un artista come Rembrandt, che viveva nel Nord dei Paesi Bassi, da quel momento in poi sarà costretto a rivolgersi al mercato privato. Più fortunata la sorte degli artisti che si trovarono a gravitare nelle Fiandre, e in generale in tutta l’area geografica dell’Europa meridionale, durante il periodo della Controriforma. La chiesa e la corte fiamminghe sono i grandi committenti e chiamano a sé un nome grosso della scena artistica internazionale: Peter Paul Rubens.
Anversa che nel corso del Cinquecento era caduta in una specie di lento e inesorabile declino dopo i fasti dell’età dell’oro in cui aveva giocato il ruolo di potenza mondiale dei traffici e degli scambi, si alza dalle ceneri pronta a rivivere un nuovo Rinascimento, una specie di Estate di San Martino.
“La mostra intende documentare l’evoluzione e la rinascita dell’arte in una città come Anversa nel periodo della Controriforma” afferma Ben van Beneden. Una rinascita che coincide con il ritorno di Rubens nelle Fiandre. L’artista, che aveva a lungo soggiornato in Italia, per qualche ragione non ancora ben nota, decide repentinamente di tornare nel suo Paese.
Attraverso 140 opere la mostra testimonia la ricchezza e la grande varietà di maestri presenti sulla scena fiamminga nell'età della Controriforma, alcuni ancora tristemente poco noti in Italia. Nomi come Maerten de Vos, Frans II Pourbus e Michaelina Wautier, “l’Artemisia Gentileschi d’Oltralpe”, sono il fiore all’occhiello dell’arte fiamminga.
Come un’opera di alta sartoria, il progetto espositivo cuce insieme storie differenti. Il partner veneziano ha portato in dote una chiave di lettura del racconto che celebra la dimensione internazionale delle due città in gioco, soffermandosi a descrivere la forza dei legami di scambio, non solo commerciali ma inevitabilmente anche culturali, tra Venezia e Anversa tra Cinquecento e Seicento.
Tiziano Vecellio (1488 - 1576), Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI, 1511-1513 circa, Olio su tela, Royal Museum of Fine Arts Antwerp (KMSKA) | © Royal Museum of Fine Arts Antwerp www.lukasweb.be – Art in Flanders | Foto: Hugo Maertens
Nel vasto transito di manufatti come oggetti in vetro veneziano, tessuti preziosi e argenteria, la cultura è trasmigrata in entrambe le direzioni, in andata e in ritorno. In questo contesto si inseriscono i capolavori veneziani in mostra, provenienti da importanti istituzioni museali fiamminghe.
Il Ritratto di dama con la Figlia e il magnifico Jacopo Pesaro presentato a San Pietro da Papa Alessandro VI di Tiziano e la pala d’altare che Tintoretto dipinse per la Chiesa di San Geminiano (edificata nel 1557 di fronte alla Basilica di San Marco e demolita nel 1807 per volere di Napoleone) ritornano in città dopo oltre 200 anni. Il dipinto L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria di Tintoretto, dopo vari passaggi era finito nella collezione di David Bowie e ora concesso dall’attuale collezionista in prestito alla Rubenshuis, la Casa di Rubens ad Anversa.
Jacopo Tintoretto (1519 - 1594), L’angelo annuncia il martirio a Santa Caterina d’Alessandria, 1560-1570, Olio su tela, 99.30 x 177.10 cm, Collezione privata, In prestito alla Rubenshuis, Antwerp | © Collectie Stad Antwerpen | Foto: Bart Huysmans & Michel Wuyts
Venezia dunque campeggia in controluce nel racconto. I pittori veneziani, già da tempo mancati, sono il punto di riferimento per molti artisti del Nord. Nei loro viaggi di formazione in Italia Rubens e van Dyck avevano ammirato dal vero le opere dei maestri veneziani di cui era giunta loro notizia attraverso le numerose stampe in bianco e nero allora circolanti. “Chissà per quanto tempo Rubens deve aver sognato di poter visitare Palazzo Ducale e la Scuola di San Rocco e chissà quale shock dev’essere stato poter ammirare i capolavori a colori!” ha affermato il curatore.
Questo per sommi capi è il senso della visita alla mostra Da Tiziano a Rubens. E’ ovvio che per approfondire l’argomento non resta che recarsi di persona ad Anversa.
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#DaTizianoARubens
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