PERIMETRO PIRANESI
Dal 16 Settembre 2021 al 16 Settembre 2021
Milano
Luogo: The HUG
Indirizzo: Via Piranesi 38
Come annunciato Perimetro ha lanciato a primavera una pubblica selezione individuando due fotografi al fine di raccontare il quartiere di Milano che si snoda lungo Via Piranesi.
La call, rivolta a fotografi con base a Milano, ha l’intento di costruire due storie parallele che interpretino l’anima del tessuto urbano e delle comunità che lo vivono.
Hanno partecipato a questa audizione più di 70 fotografi dalla visione e tecnica differenti, sempre coerenti, interessanti, vive; testimonianza, questa, della presenza salda della fotografia come arte influente sulla città e dell’interesse stesso che Milano esercita attualmente nella ricerca creativa.
PERIMETRO PIRANESI costituisce la prima tappa di un progetto più ampio: THE NEXT CITY, un omaggio pensato da Nexity per la città e il suo continuo mutare. Una Milano che è internazionale riconoscendo e valorizzando gli attori che la animano.
Quando una nuova residenza si mostra lo sguardo si fa più intenso intorno al suo quartiere, verso chi lo abita o lo frequenta, sui ritmi che ne scandiscono le differenti abitudini. Questo diventa oggi la ragione di un progetto culturale, omaggio di Nexity e mezzo di Nextiy per ancor meglio comprendere il contesto di un luogo senza cedere alle inerzie del già visto altrove.
È progetto ambizioso che punta ad una relazione con le persone e le architetture, e così tra loro, per entrare con rispetto in relazione con la città. Offrendo nuove viste e visioni.
Lorenzo Palmieri ed Eleonora Sabet, i fotografi selezionati, sono ora intenti nella scrittura di una narrativa visiva che troverà esposizione sulle cesate del cantiere di The HUG, in via Piranesi 38 a Milano.
L’inaugurazione è prevista il 16 settembre 2021.
La scrittura è anche lo strumento che, su nostro invito, i due fotografi hanno utilizzato offrendoci una pagina del loro diario di bordo.
Fiammetta Duke li ha invece seguiti regalando uno spaccato del loro tempo trascorso nel quartiere Piranesi.
“Negli ultimi anni abbiamo vissuto i nostri quartieri come mai prima d'ora. Il nostro confine è arretrato fino a diventare nazione, regione, città, quartiere. Casa.
Quando sono stato selezionato per la “Call Piranesi”, ho deciso immediatamente di raccontare questa zona ad est di Milano umanizzandola al massimo. Ho bussato alle porte della comunità come farebbe un viaggiatore. In questo caso non è un “Viaggio in Italia”, per citare il mio amato Luigi Ghirri, ma è come se lo fosse. In un certo senso ho vestito i panni del fotografo di paese e ho ritrovato la provincia. Abitare la città è sempre troppo generico, perché fisicamente apparteniamo ad un quartiere e lo viviamo come la nostra provincia di riferimento. In questo gioco neo-realistico mi sono ripreso la città, la mia città.
Ho bevuto un caffè con Rosetta, ho fatto aggiustare il mio vecchio automatico da Carlo, il precisissimo orologiaio di quartiere, ho raccontato la mia vita a Don Franco, mentre si asciugava il sudore dalla fronte per la troppa calura milanese. Ho preso un fascio di fiori dal chiosco di Via Lomellina, lo stesso che potevi ritrovare qui nel dopo guerra. Ho visto Sandro mentre tirava fuori una delle sue torte di compleanno, buone come un tempo, con panna e crema chantilly e rigorosamente senza chili di pasta da zucchero. Francesco, sarto di lunga data, l'ho incontrato al banco di una vecchia Necchi a pedali intento a finire un pantalone su misura. Alla bocciofila di Via Zanella il signor Sergio mi ha mostrato tutte le coppe vinte negli ultimi 20 anni, a Milano è praticamente una star delle bocce. Giovanni riempie i serbatoi di benzina di mezzo quartiere, è campano e non vede l'ora di fare due chiacchiere sulla sua amata costa cilentana. Due suore vivono insieme nelle vecchie abitazioni dei ferrovieri, mi accolgono e mi regalano una medaglietta per buon auspicio. Giulia, giovane postina, consegna lettere e pacchetti nella sua quattro ruote giallo shock mentre Valerio si prepara a consegnare decine di pizze per tutta Viale Corsica e dintorni. Ho bussato anche alla porta del Dott. Raffaele, medico di base da decenni, colui che più di tutti tiene il polso della comunità e ne conosce i contorni. Seduti in un bar di Via Piranesi abbiamo parlato a lungo di un lavoro che non avevamo ancora chiaro in mente. Le immagini non c'erano, ma iniziavo a intravederle. Qualche ora dopo ho seguito i miei vicini di casa e sono andato a fare la spesa con loro. Ho iniziato così, dalle persone più vicine fino ad allargare il raggio del mio quartiere, la mia provincia”. Lorenzo Palmieri
“Il primo giorno di shooting è stato fondamentale per capire la direzione narrativa di questo progetto.
Arrivatə in zona Piranesi, le prime persone che incontro — casualmente — sono due giovani skater seduti all’ombra, aspettano che il sole scenda per poter andare allo skatepark Motta.
“Ciao ragazzə, sto lavorando ad un progetto sulla zona. Vi va di essere fotografatə?”
“Certo, comunque hai dei tatuaggi pazzeschi”.
Dopo gli scatti, rimaniamo a parlare del più e del meno: tatuaggi, macchine fotografiche, pattini — perché io pattino — e di quello che avrebbero fatto durante le vacanze estive.
Ci scambiamo i contatti e ci salutiamo.
È primo pomeriggio ed il quartiere è silenzioso, proseguo a piedi verso via Piranesi.
Trovo dei bellissimi fiori rosa di cui non ricordo la specie — gli stessi che ho visto per due anni davanti a casa mia ad Amman, in Giordania — e li fotografo senza interrogarmi troppo.
Arrivo davanti all’oratorio Kolbe, non c’è nessuno ma alcuni disegni realizzati sul marciapiede attirano la mia attenzione: tre cuori che sanciscono la vittoria del gioco “tris”, li fotografo.
Inizia a farsi tardi, proseguo la mia passeggiata e due figure attirano la mia attenzione in Piazza Giuseppe Grandi: due suore che raccolgono e fotografano con lo smartphone dei fiori.
Mi avvicino e inizio a fotografarle di spalle, senza disturbarle. Una delle due si avvicina a me, inizio a temere di dover cancellare gli scatti realizzati.
“Hai visto che belli questi fiori?”, una delle due suore mi chiede.
“Sono bellissimi, non mi avvicino troppo perché ho paura delle api”.
“Guarda che non ti fanno nulla, non preoccuparti”.
Continuo a fotografare di spalle, per timore di disturbarle ma anche di essere rifiutatə.
Fumo una sigaretta, bevo un bicchiere d’acqua e continuo ad osservarle ancora un po’ ma presto decido che la prima giornata fotografica sarebbe finita lì, con questo ricordo”. Eleonora Sabet
La call, rivolta a fotografi con base a Milano, ha l’intento di costruire due storie parallele che interpretino l’anima del tessuto urbano e delle comunità che lo vivono.
Hanno partecipato a questa audizione più di 70 fotografi dalla visione e tecnica differenti, sempre coerenti, interessanti, vive; testimonianza, questa, della presenza salda della fotografia come arte influente sulla città e dell’interesse stesso che Milano esercita attualmente nella ricerca creativa.
PERIMETRO PIRANESI costituisce la prima tappa di un progetto più ampio: THE NEXT CITY, un omaggio pensato da Nexity per la città e il suo continuo mutare. Una Milano che è internazionale riconoscendo e valorizzando gli attori che la animano.
Quando una nuova residenza si mostra lo sguardo si fa più intenso intorno al suo quartiere, verso chi lo abita o lo frequenta, sui ritmi che ne scandiscono le differenti abitudini. Questo diventa oggi la ragione di un progetto culturale, omaggio di Nexity e mezzo di Nextiy per ancor meglio comprendere il contesto di un luogo senza cedere alle inerzie del già visto altrove.
È progetto ambizioso che punta ad una relazione con le persone e le architetture, e così tra loro, per entrare con rispetto in relazione con la città. Offrendo nuove viste e visioni.
Lorenzo Palmieri ed Eleonora Sabet, i fotografi selezionati, sono ora intenti nella scrittura di una narrativa visiva che troverà esposizione sulle cesate del cantiere di The HUG, in via Piranesi 38 a Milano.
L’inaugurazione è prevista il 16 settembre 2021.
La scrittura è anche lo strumento che, su nostro invito, i due fotografi hanno utilizzato offrendoci una pagina del loro diario di bordo.
Fiammetta Duke li ha invece seguiti regalando uno spaccato del loro tempo trascorso nel quartiere Piranesi.
“Negli ultimi anni abbiamo vissuto i nostri quartieri come mai prima d'ora. Il nostro confine è arretrato fino a diventare nazione, regione, città, quartiere. Casa.
Quando sono stato selezionato per la “Call Piranesi”, ho deciso immediatamente di raccontare questa zona ad est di Milano umanizzandola al massimo. Ho bussato alle porte della comunità come farebbe un viaggiatore. In questo caso non è un “Viaggio in Italia”, per citare il mio amato Luigi Ghirri, ma è come se lo fosse. In un certo senso ho vestito i panni del fotografo di paese e ho ritrovato la provincia. Abitare la città è sempre troppo generico, perché fisicamente apparteniamo ad un quartiere e lo viviamo come la nostra provincia di riferimento. In questo gioco neo-realistico mi sono ripreso la città, la mia città.
Ho bevuto un caffè con Rosetta, ho fatto aggiustare il mio vecchio automatico da Carlo, il precisissimo orologiaio di quartiere, ho raccontato la mia vita a Don Franco, mentre si asciugava il sudore dalla fronte per la troppa calura milanese. Ho preso un fascio di fiori dal chiosco di Via Lomellina, lo stesso che potevi ritrovare qui nel dopo guerra. Ho visto Sandro mentre tirava fuori una delle sue torte di compleanno, buone come un tempo, con panna e crema chantilly e rigorosamente senza chili di pasta da zucchero. Francesco, sarto di lunga data, l'ho incontrato al banco di una vecchia Necchi a pedali intento a finire un pantalone su misura. Alla bocciofila di Via Zanella il signor Sergio mi ha mostrato tutte le coppe vinte negli ultimi 20 anni, a Milano è praticamente una star delle bocce. Giovanni riempie i serbatoi di benzina di mezzo quartiere, è campano e non vede l'ora di fare due chiacchiere sulla sua amata costa cilentana. Due suore vivono insieme nelle vecchie abitazioni dei ferrovieri, mi accolgono e mi regalano una medaglietta per buon auspicio. Giulia, giovane postina, consegna lettere e pacchetti nella sua quattro ruote giallo shock mentre Valerio si prepara a consegnare decine di pizze per tutta Viale Corsica e dintorni. Ho bussato anche alla porta del Dott. Raffaele, medico di base da decenni, colui che più di tutti tiene il polso della comunità e ne conosce i contorni. Seduti in un bar di Via Piranesi abbiamo parlato a lungo di un lavoro che non avevamo ancora chiaro in mente. Le immagini non c'erano, ma iniziavo a intravederle. Qualche ora dopo ho seguito i miei vicini di casa e sono andato a fare la spesa con loro. Ho iniziato così, dalle persone più vicine fino ad allargare il raggio del mio quartiere, la mia provincia”. Lorenzo Palmieri
“Il primo giorno di shooting è stato fondamentale per capire la direzione narrativa di questo progetto.
Arrivatə in zona Piranesi, le prime persone che incontro — casualmente — sono due giovani skater seduti all’ombra, aspettano che il sole scenda per poter andare allo skatepark Motta.
“Ciao ragazzə, sto lavorando ad un progetto sulla zona. Vi va di essere fotografatə?”
“Certo, comunque hai dei tatuaggi pazzeschi”.
Dopo gli scatti, rimaniamo a parlare del più e del meno: tatuaggi, macchine fotografiche, pattini — perché io pattino — e di quello che avrebbero fatto durante le vacanze estive.
Ci scambiamo i contatti e ci salutiamo.
È primo pomeriggio ed il quartiere è silenzioso, proseguo a piedi verso via Piranesi.
Trovo dei bellissimi fiori rosa di cui non ricordo la specie — gli stessi che ho visto per due anni davanti a casa mia ad Amman, in Giordania — e li fotografo senza interrogarmi troppo.
Arrivo davanti all’oratorio Kolbe, non c’è nessuno ma alcuni disegni realizzati sul marciapiede attirano la mia attenzione: tre cuori che sanciscono la vittoria del gioco “tris”, li fotografo.
Inizia a farsi tardi, proseguo la mia passeggiata e due figure attirano la mia attenzione in Piazza Giuseppe Grandi: due suore che raccolgono e fotografano con lo smartphone dei fiori.
Mi avvicino e inizio a fotografarle di spalle, senza disturbarle. Una delle due si avvicina a me, inizio a temere di dover cancellare gli scatti realizzati.
“Hai visto che belli questi fiori?”, una delle due suore mi chiede.
“Sono bellissimi, non mi avvicino troppo perché ho paura delle api”.
“Guarda che non ti fanno nulla, non preoccuparti”.
Continuo a fotografare di spalle, per timore di disturbarle ma anche di essere rifiutatə.
Fumo una sigaretta, bevo un bicchiere d’acqua e continuo ad osservarle ancora un po’ ma presto decido che la prima giornata fotografica sarebbe finita lì, con questo ricordo”. Eleonora Sabet
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