Opere Nazionali
Dal 29 Maggio 2013 al 24 Novembre 2013
Venezia
Luogo: Palazzo Michiel del Brusà
Indirizzo: Cannaregio 4391/A
Curatori: Ala Younis
Telefono per informazioni: +39 041 5218711
E-Mail info: finearts.kw@hotmail.com
Sito ufficiale: http://www.biennale.org
Il Governo del Kuwait prende parte, per le prima volta, attraverso il proprio Consiglio Nazionale della Cultura, delle Arti e delle Lettere, alla 55. Esposizione Internazionale d’Arte – la Biennale di Venezia 2013.
Sulla scia del tema dell’esposizione “Il Palazzo Enciclopedico” scelto da Massimiliano Gioni, direttore di questa edizione, la mostra dal titolo “Opere Nazionali” presenterà le due realizzazioni più importanti dello scultore kuwaitiano Sami Mohammad (1943), unitamente alle nuove produzioni di altri artisti suoi connazionali, accanto a un progetto parallelo di una pubblicazione. Curata da Ala Younis, la mostra “Opere Nazionali” decostruisce i simboli di una magnificenza, in tempi che seguono quelli gloriosi e ne segnano una sospensione, nel tentativo di reinterpretare il progetto di modernizzazione del Kuwait. Nell’anno in cui ha acquisito l’indipendenza politica, il Kuwait ha accolto la propria rinnovata prosperità, affermando una volontà di condividere il proprio benessere futuro con i propri vicini. Il periodo in questione fu volto alla creazione di costruzioni istituzionali per accogliere il crescente afflusso di investimenti. Il paesaggio urbano del Paese è diventato presto un museo a cielo aperto di rappresentazioni edilizie nazionali e internazionali, di creazione e manifestazione politica. In una metamorfosi simile a quella del Paese, artisti autodidatti sono stati ingaggiati per promuovere lo sviluppo delle istituzioni statali mentre lo Stato si faceva carico della loro formazione professionale e provvedeva ai loro compensi annuali. La scultura è stata la forma d’arte attraverso cui la scena artistica del Kuwait è salita alle luci della ribalta dagli anni Sessanta agli anni Novanta del secolo scorso. Sami Mohammad è il più importante scultore del Kuwait. Le narrazioni e le immagini di Sami Mohammad, immortalato in piedi accanto ad una sua statua raffigurante uno shaikh alto il doppio di lui in una fonderia a Londra, sono molto importanti dal punto di vista qualitativo: una rappresentazione dell’alternanza di potere tra l’opera d’arte e il suo autore, tra lo Stato e il cittadino, tra il sovrano e il suddito, tra l’eredità e il suo destinatario, tra una sfida e il suo protagonista.
L’artista non parla della sensazione di incertezza e dovuta alla paura che le sue opere potessero essere scartate, provato durante i mesi in cui vi ha lavorato. Egli non parla di come ha dovuto stabilire con il committente la conformità di un busto realizzato in Kuwait con l’opera commissionata, prima di trasportarlo a Londra per completare le parti restanti ed effettuarne il calco in bronzo. Mohammad è salito su un’impalcatura per riuscire a creare un corpo i cui gesti fossero espressivi. Gli stessi corpi che subiranno le ferite dei proiettili sparati contro di loro dall’esercito iracheno durante l’invasione del 1990. L’artista stesso riuscì a sfuggire all’inseguimento dei soldati iracheni che tentarono di catturarlo per costringerlo a lavorare alla costruzione di una statua raffigurante Saddam Hussein. Le statue sono l’espressione del periodo della costruzione nazionale. Opere nazionali da parte dello Stato per il popolo e del popolo per il proprio Stato. Opere che corrispondono alla via del successo e della buona sorte intrapresa dal Kuwait. Opere monumentali che segnano questo momento storico e altri momenti storici a venire.
La mostra rende possibile l’incontro con la magnificenza delle opere presentate, e in una pubblicazione parallela esplora i
contesti emotivi e teorici che sono all’origine di queste opere in un momento in cui l’identità nazionale non era messa in discussione e quando progetti modernisti, culturali o contrattuali, erano le opere nazionali.
Sulla scia del tema dell’esposizione “Il Palazzo Enciclopedico” scelto da Massimiliano Gioni, direttore di questa edizione, la mostra dal titolo “Opere Nazionali” presenterà le due realizzazioni più importanti dello scultore kuwaitiano Sami Mohammad (1943), unitamente alle nuove produzioni di altri artisti suoi connazionali, accanto a un progetto parallelo di una pubblicazione. Curata da Ala Younis, la mostra “Opere Nazionali” decostruisce i simboli di una magnificenza, in tempi che seguono quelli gloriosi e ne segnano una sospensione, nel tentativo di reinterpretare il progetto di modernizzazione del Kuwait. Nell’anno in cui ha acquisito l’indipendenza politica, il Kuwait ha accolto la propria rinnovata prosperità, affermando una volontà di condividere il proprio benessere futuro con i propri vicini. Il periodo in questione fu volto alla creazione di costruzioni istituzionali per accogliere il crescente afflusso di investimenti. Il paesaggio urbano del Paese è diventato presto un museo a cielo aperto di rappresentazioni edilizie nazionali e internazionali, di creazione e manifestazione politica. In una metamorfosi simile a quella del Paese, artisti autodidatti sono stati ingaggiati per promuovere lo sviluppo delle istituzioni statali mentre lo Stato si faceva carico della loro formazione professionale e provvedeva ai loro compensi annuali. La scultura è stata la forma d’arte attraverso cui la scena artistica del Kuwait è salita alle luci della ribalta dagli anni Sessanta agli anni Novanta del secolo scorso. Sami Mohammad è il più importante scultore del Kuwait. Le narrazioni e le immagini di Sami Mohammad, immortalato in piedi accanto ad una sua statua raffigurante uno shaikh alto il doppio di lui in una fonderia a Londra, sono molto importanti dal punto di vista qualitativo: una rappresentazione dell’alternanza di potere tra l’opera d’arte e il suo autore, tra lo Stato e il cittadino, tra il sovrano e il suddito, tra l’eredità e il suo destinatario, tra una sfida e il suo protagonista.
L’artista non parla della sensazione di incertezza e dovuta alla paura che le sue opere potessero essere scartate, provato durante i mesi in cui vi ha lavorato. Egli non parla di come ha dovuto stabilire con il committente la conformità di un busto realizzato in Kuwait con l’opera commissionata, prima di trasportarlo a Londra per completare le parti restanti ed effettuarne il calco in bronzo. Mohammad è salito su un’impalcatura per riuscire a creare un corpo i cui gesti fossero espressivi. Gli stessi corpi che subiranno le ferite dei proiettili sparati contro di loro dall’esercito iracheno durante l’invasione del 1990. L’artista stesso riuscì a sfuggire all’inseguimento dei soldati iracheni che tentarono di catturarlo per costringerlo a lavorare alla costruzione di una statua raffigurante Saddam Hussein. Le statue sono l’espressione del periodo della costruzione nazionale. Opere nazionali da parte dello Stato per il popolo e del popolo per il proprio Stato. Opere che corrispondono alla via del successo e della buona sorte intrapresa dal Kuwait. Opere monumentali che segnano questo momento storico e altri momenti storici a venire.
La mostra rende possibile l’incontro con la magnificenza delle opere presentate, e in una pubblicazione parallela esplora i
contesti emotivi e teorici che sono all’origine di queste opere in un momento in cui l’identità nazionale non era messa in discussione e quando progetti modernisti, culturali o contrattuali, erano le opere nazionali.
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