ORDINARY WORLD. Andy Warhol, Pietro Psaier and the Factory artworks / Keith Haring, Paolo Buggiani and the Subway drawings
Andy Wahrol and Pietro Psaier, Atomic Cafe Superman, 1977, serigrafia su carta, 100x72 cm
Dal 21 Giugno 2012 al 29 Luglio 2012
Follonica | Grosseto
Luogo: Pinacoteca Civica
Indirizzo: via Zara 2
Orari: da martedì a domenica 17.30-20/ 21-23.30
Curatori: Maurizio Vanni
Enti promotori:
- Regione Toscana
- Provincia di Grosseto
Costo del biglietto: intero € 6, ridotto € 4
Telefono per informazioni: +39 0566 42412
E-Mail info: pinacoteca@comune.follonica.gr.it
Sito ufficiale: http://www.museidimaremma.it
Torna l’appuntamento con l’offerta espositiva della Rete Museale della Provincia di Grosseto. Dopo Klinge, Niki de Saint Phalle, Joan Mirò e Salvador Dalì, quest’anno i Musei della Maremma ospiteranno la mostra ORDINARY WORLD. Andy Warhol, Pietro Psaier and the Factory artworks / Keith Haring, Paolo Buggiani and the Subway drawings. Dalla seconda metà di giugno fino agli inizi di novembre l’evento espositivo sarà articolato su più sedi: prima a Follonica per proseguire, in contemporanea, a Orbetello e Porto S. Stefano, fino ad arrivare sul Monte Amiata, in simultanea a Castell’Azzara, Arcidosso e Castel del Piano.
Gli anni Sessanta americani erano destinati a diventare l’epicentro vulcanico del “Tutto” universale che, di lì a poco, avrebbe rappresentato, a livello politico, economico e culturale, il mondo. In questo quadro la POP ART si affermava nel tentativo di andare oltre alle esperienze dell’Espressionismo Astratto, trasformando l’oggetto direttamente in immagine; per la prima volta, il pubblico si trovava di fronte al valore di ciò che, creato dall’industria e pensato per l’uso comune, ora era eletto a opera d’arte.
Parallelamente alla POP-ART di Andy Warhol e agli artisti della Factory, nella New York della fine degli anni Sessanta, iniziava a imperversare una forma d’arte non convenzionale, fuori da ogni schema e difficilmente controllabile. I vagoni della metropolitana o le pareti di un sottopassaggio diventano palinsesto di una creatività libera, spontanea e dirompente che voleva arrivare direttamente al pubblico senza intermediari. Il fenomeno era la STREET-ART di cui uno dei massimi esponenti, nella generazione successiva, quella dei primi anni Ottanta, meno selvaggia e più consapevole della precedente, fu Keith Haring che sarà considerato l’erede spirituale di AndyWarhol. L’evento espositivo vuole fornire ulteriori basi di raffronto e comparazione, ma anche congruenze intellettuali, esistenziali e artistiche, in modo particolare tra Andy Warhol e Keith Haring. La mostra è completata dalla presenza di un testimone d’eccellenza protagonista di rilievo tra gli Street-artists di quegli anni: Paolo Buggiani. Il “Pattinatore volante”, che imperversava in quel periodo per le strade di New York e cui Haring stesso dedicò uno dei suoi personaggi, sarà esposto anche in mostra: The Flying Man.
Il progetto espositivo ORDINARY WORLD. Andy Warhol, Pietro Psaier and the Factory artworks / Keith Haring, Paolo Buggiani and the Subway drawings cerca proprio un confrontotra artisti appartenuti a un tipo di comunicazione artistica pensata per le persone, concepita per manifestare messaggi che devono arrivare a tutti. Da una parte le opere di Warhol punti di riferimento assoluto per la generazione di artisti degli anni Ottanta e in particolare per Keith Haring, che lo aveva eletto prima ispirazione e in seguito amico e mentore. Dall’altra parte Keith Haring e i suoi Subway Drawings tra le sue prime opere, realizzate tra il 1980 e il 1982, quando era ancora un anonimo Street-artist newyorkese, opere preservate proprio grazie all’attenzione dell’amico artista Paolo Buggiani.
Su Andy Warhol si è detto tutto, eppure la mostra vuole sottolineare un aspetto meno noto nella vita dell’artista di Philadelphia: le opere realizzate in collaborazione con Pietro Psaier o addirittura attribuite allo stesso artista italiano. Psaier, che sembra abbia incontrato Warhol a metà degli anni ’60 divenendone un grande amico, ha lasciato poche tracce e la sua presenza nella vita dell’artista americano è tutt’altro che certa. Poiché Warhol era solito giocare provocatoriamente con il suo pubblico, resta il dubbio se sia stata l’ennesima invenzione geniale di Warhol oppure il possibile colpo di fulmine favorito dalla Factory.
Tre le opere in mostra: la Coca-Cola, le Campbell’s soup, i famosi ritratti, da Marilyn Monroe a Mick Jagger, simboli che hanno popolato e tuttora popolano la realtà americana e, con modi differenti, fanno incontrare i propositi artistici di Warhol e di Haring: arte come forma di vita ed esistenza come alta espressione di un personalissimo concetto di universo da trasmettere, condividere e partecipare ogni giorno. Ordinary World, appunto.
I Subway Drawings sono in assoluto alcuni tra i primi lavori di Keith Haring come street-artist, concepiti nella metropolitana di Manhattan, direttamente sulla superficie nera che sta sotto i manifesti pubblicitari; “salvati” e preservati dall’artista-performer italiano, oltre che amico, dello stesso Haring: Paolo Buggiani. I lavori di Haring, interventi volutamente clandestini, erano una denuncia per New York che stava sfuggendo a ogni possibile controllo nella neonata società yuppies e contemporaneamente rappresentavano un messaggio chiaro contro il consumismo imperante, il potere del “Dio-Denaro”, contenuto non solo nei temi dei suoi disegni, ma anche nel gesto stesso in cui sono stati eseguiti. Sullo sfondo nero come una lavagna, lasciato da quei vecchi poster con messaggi commerciali, Haring col suo gessetto colonizzava intenzionalmente le superfici, non ancora ri-contaminate dalla comunicazione di massa, e tutto questo sarebbe andato perduto, ricoperto da nuovi poster pubblicitari, se non fosse stato per il sensibile ed eclettico artista italiano. L’aspetto della mostra dedicato alla STREET-ART si evolve pertanto in un dialogo artistico con le opere di Paolo Buggiani, molte delle quali realizzate proprio durante una sua lunga permanenza a New York, dove ha vissuto ed esposto in diverse occasioni. Nella Grande Mela, Buggiani ha frequentato ed è diventato amico della maggior parte dei protagonisti del tempo: dai galleristi più noti ad artisti come Keith Haring e lo stesso Andy Warhol. Fra le opere di Buggiani, saranno esposte le vedute di New York, recuperate in modo tangibile con effetti paragonabili a una camera oscura per un risultato ottico di “pittura sulla realtà” e in altri casi per una “pittura tridimensionale”. Altre sono composizioni che precorrono i tempi odierni come l’attacco alle Torri Gemelle, alternate a interventi provocatori e sorprendenti da “Flying man”, sospeso tra i grattacieli. Il corpus di lavori mette in luce il grande senso estetico che gli ha permesso di creare opere di recupero urbano con fregi salvati dai primi palazzi liberty della vecchia New York, che via via andava scomparendo per far posto ai nuovi grattacieli e di manifestare l’amore puro per l’arte testimoniato dallo stesso recupero dei primissimi lavori di Haring, fatto da Buggiani prima fotografandoli e poi salvandoli uno a uno grazie anche alle sue conoscenze delle tecniche del restauro.
Oltre all’evento espositivo, saranno programmati una serie di eventi collaterali di taglio interdisciplinare: il “The living talkshow “THE FACTORY AND THE POP SHOP. Business Art, Pubblic Art e i testimoni del proprio tempo”, con momenti di dibattito e live performance, il focus di approfondimento “Andy Warhol, Keith haring e Paolo Buggiani. Artisti contro. I sismografi della cultura popolare”, legato ai temi della Pop Art e della Street Art, performance teatrali e interventi performativi “inattesi e imprevisti”.
Gli anni Sessanta americani erano destinati a diventare l’epicentro vulcanico del “Tutto” universale che, di lì a poco, avrebbe rappresentato, a livello politico, economico e culturale, il mondo. In questo quadro la POP ART si affermava nel tentativo di andare oltre alle esperienze dell’Espressionismo Astratto, trasformando l’oggetto direttamente in immagine; per la prima volta, il pubblico si trovava di fronte al valore di ciò che, creato dall’industria e pensato per l’uso comune, ora era eletto a opera d’arte.
Parallelamente alla POP-ART di Andy Warhol e agli artisti della Factory, nella New York della fine degli anni Sessanta, iniziava a imperversare una forma d’arte non convenzionale, fuori da ogni schema e difficilmente controllabile. I vagoni della metropolitana o le pareti di un sottopassaggio diventano palinsesto di una creatività libera, spontanea e dirompente che voleva arrivare direttamente al pubblico senza intermediari. Il fenomeno era la STREET-ART di cui uno dei massimi esponenti, nella generazione successiva, quella dei primi anni Ottanta, meno selvaggia e più consapevole della precedente, fu Keith Haring che sarà considerato l’erede spirituale di AndyWarhol. L’evento espositivo vuole fornire ulteriori basi di raffronto e comparazione, ma anche congruenze intellettuali, esistenziali e artistiche, in modo particolare tra Andy Warhol e Keith Haring. La mostra è completata dalla presenza di un testimone d’eccellenza protagonista di rilievo tra gli Street-artists di quegli anni: Paolo Buggiani. Il “Pattinatore volante”, che imperversava in quel periodo per le strade di New York e cui Haring stesso dedicò uno dei suoi personaggi, sarà esposto anche in mostra: The Flying Man.
Il progetto espositivo ORDINARY WORLD. Andy Warhol, Pietro Psaier and the Factory artworks / Keith Haring, Paolo Buggiani and the Subway drawings cerca proprio un confrontotra artisti appartenuti a un tipo di comunicazione artistica pensata per le persone, concepita per manifestare messaggi che devono arrivare a tutti. Da una parte le opere di Warhol punti di riferimento assoluto per la generazione di artisti degli anni Ottanta e in particolare per Keith Haring, che lo aveva eletto prima ispirazione e in seguito amico e mentore. Dall’altra parte Keith Haring e i suoi Subway Drawings tra le sue prime opere, realizzate tra il 1980 e il 1982, quando era ancora un anonimo Street-artist newyorkese, opere preservate proprio grazie all’attenzione dell’amico artista Paolo Buggiani.
Su Andy Warhol si è detto tutto, eppure la mostra vuole sottolineare un aspetto meno noto nella vita dell’artista di Philadelphia: le opere realizzate in collaborazione con Pietro Psaier o addirittura attribuite allo stesso artista italiano. Psaier, che sembra abbia incontrato Warhol a metà degli anni ’60 divenendone un grande amico, ha lasciato poche tracce e la sua presenza nella vita dell’artista americano è tutt’altro che certa. Poiché Warhol era solito giocare provocatoriamente con il suo pubblico, resta il dubbio se sia stata l’ennesima invenzione geniale di Warhol oppure il possibile colpo di fulmine favorito dalla Factory.
Tre le opere in mostra: la Coca-Cola, le Campbell’s soup, i famosi ritratti, da Marilyn Monroe a Mick Jagger, simboli che hanno popolato e tuttora popolano la realtà americana e, con modi differenti, fanno incontrare i propositi artistici di Warhol e di Haring: arte come forma di vita ed esistenza come alta espressione di un personalissimo concetto di universo da trasmettere, condividere e partecipare ogni giorno. Ordinary World, appunto.
I Subway Drawings sono in assoluto alcuni tra i primi lavori di Keith Haring come street-artist, concepiti nella metropolitana di Manhattan, direttamente sulla superficie nera che sta sotto i manifesti pubblicitari; “salvati” e preservati dall’artista-performer italiano, oltre che amico, dello stesso Haring: Paolo Buggiani. I lavori di Haring, interventi volutamente clandestini, erano una denuncia per New York che stava sfuggendo a ogni possibile controllo nella neonata società yuppies e contemporaneamente rappresentavano un messaggio chiaro contro il consumismo imperante, il potere del “Dio-Denaro”, contenuto non solo nei temi dei suoi disegni, ma anche nel gesto stesso in cui sono stati eseguiti. Sullo sfondo nero come una lavagna, lasciato da quei vecchi poster con messaggi commerciali, Haring col suo gessetto colonizzava intenzionalmente le superfici, non ancora ri-contaminate dalla comunicazione di massa, e tutto questo sarebbe andato perduto, ricoperto da nuovi poster pubblicitari, se non fosse stato per il sensibile ed eclettico artista italiano. L’aspetto della mostra dedicato alla STREET-ART si evolve pertanto in un dialogo artistico con le opere di Paolo Buggiani, molte delle quali realizzate proprio durante una sua lunga permanenza a New York, dove ha vissuto ed esposto in diverse occasioni. Nella Grande Mela, Buggiani ha frequentato ed è diventato amico della maggior parte dei protagonisti del tempo: dai galleristi più noti ad artisti come Keith Haring e lo stesso Andy Warhol. Fra le opere di Buggiani, saranno esposte le vedute di New York, recuperate in modo tangibile con effetti paragonabili a una camera oscura per un risultato ottico di “pittura sulla realtà” e in altri casi per una “pittura tridimensionale”. Altre sono composizioni che precorrono i tempi odierni come l’attacco alle Torri Gemelle, alternate a interventi provocatori e sorprendenti da “Flying man”, sospeso tra i grattacieli. Il corpus di lavori mette in luce il grande senso estetico che gli ha permesso di creare opere di recupero urbano con fregi salvati dai primi palazzi liberty della vecchia New York, che via via andava scomparendo per far posto ai nuovi grattacieli e di manifestare l’amore puro per l’arte testimoniato dallo stesso recupero dei primissimi lavori di Haring, fatto da Buggiani prima fotografandoli e poi salvandoli uno a uno grazie anche alle sue conoscenze delle tecniche del restauro.
Oltre all’evento espositivo, saranno programmati una serie di eventi collaterali di taglio interdisciplinare: il “The living talkshow “THE FACTORY AND THE POP SHOP. Business Art, Pubblic Art e i testimoni del proprio tempo”, con momenti di dibattito e live performance, il focus di approfondimento “Andy Warhol, Keith haring e Paolo Buggiani. Artisti contro. I sismografi della cultura popolare”, legato ai temi della Pop Art e della Street Art, performance teatrali e interventi performativi “inattesi e imprevisti”.
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