Peng Zuqiang. Vestiges
Dal 02 Novembre 2023 al 07 Gennaio 2024
Torino
Luogo: Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Indirizzo: Via Modane 16
Orari: Giovedì: 20-23 Da venerdì a domenica: 12-19
Curatori: Bernardo Follini
Costo del biglietto: INTERO € 7, RIDOTTO € 5 Studenti e maggiori di 65 anni, GRUPPI € 6 minimo 10 persone
E-Mail info: info@fsrr.org
Sito ufficiale: http://fsrr.org
In occasione di Artissima 2023, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo presenta Vestiges, mostra personale di Peng Zuqiang, vincitore dell’illy Present Future 2022 Prize, la ventitreesima edizione dell’iniziativa promossa da illycaffe. Vestiges è la prima personale dell’artista in Italia ed è concepita come una nuova tappa della sua indagine a lungo termine attorno al significato affettivo delle storie, dei corpi e del linguaggio. In questo contesto, l’artista presenta due nuove installazioni filmiche dedicate ai temi della memoria e del contagio in relazione alla produzione e diffusione di immagini.
All’interno di Vestiges, l’affettività e la fragilità dei corpi sono le lenti con cui osservare e accedere alla sfera della memoria, sia individuale che collettiva. La memoria non è intesa dall’artista tanto come un archivio, ordinato secondo criteri di efficienza per conservare e consultare le informazioni, ma piuttosto come un insieme di tracce, spesso ambigue. Per dirla con il filosofo Paul Ricoeur, la memoria è “presenza di una cosa assente”, una sostanza che è resa viva per attribuire significati al presente. Peng Zuqiang indaga questo paradossale regime di (in)visibilità, dissociando la memoria dal suo statuto astratto e mentale, per riscriverla nel corpo e nella materia. I ricordi che emergono nelle opere di Vestiges alternano immaginari di violenza a intensi sentimenti affettivi. Provengono da coordinate spazio-temporali confuse, tra il periodo pandemico e l’oggi. Per attraversare queste reminiscenze cosparse di ferite e vuoti, l’artista adotta un registro antinarrativo, caratterizzato da un linguaggio espressivo opaco e frammentario. L’opacità diventa uno strumento per sottrarsi alla produzione di immagini traumatiche e quindi contagiose, ma anche una strategia politica per evitare l’identificazione. Il supporto analogico, tratto distintivo della sua pratica artistica, viene direttamente interrogato in quanto medium e sottoposto a un processo produttivo mnemonico.
Nell’opera Déjà vu (2023) il film stesso diventa pelle e corpo su cui sono iscritti i ricordi. Il déjà vu, come viene spiegato, è infatti “solo un’esperienza corporea, non una memoria reale”. Il lavoro è costituito da una proiezione in 16mm che produce un’immagine enigmatica e astratta in bianco e nero, animata solo dagli spostamenti convulsi di una fascia verticale. L’opera è realizzata attraverso la tecnica del fotogramma, metodo proprio della cameraless photography (senza macchina fotografica), esponendo un filo metallico di 30 metri direttamente sugli stessi metri di pellicola negativa. La linea che ne emerge è l’orma lasciata dall’oggetto sul materiale di celluloide. L’opera è completata da una traccia sonora, un racconto in prima persona che attraversa ricordi propri e altrui di lesioni corporee in ambito pubblico e privato.
La mostra si conclude con Autocorrects (2023), una videoinstallazione a tre canali carica di sentimentalismo che segue la struttura di un videoclip musicale. Il registro leggero e commerciale, ritmato da un beat downtempo, genere di musica elettronica ambientale prolifica nella Cina dei primi anni Novanta, contrasta con una narrazione fatta di ricordi, amnesie, affetti e nostalgie. Seguiamo gli spostamenti fisici ed emotivi del protagonista attraverso alcuni nonluoghi di Amsterdam, spazi progettati per la sola circolazione e consumo dell’individuo come un aeroporto, una metropolitana, un ascensore, un corridoio. In questo immaginario composto di sentimento urbano, intimità e lacerazioni, l’identità del soggetto sembra progressivamente sfumare in favore di una interconnessione affettiva non traducibile.
Le opere sono state realizzate grazie al sostegno di illycaffè, Kunstverein Kevin Space e Antenna Space.
Peng Zuqiang lavora con film, video e installazioni. Tra le mostre e le proiezioni in istituzioni si ricordano Cell Project Space, E-Flux screening room, Times Museum, UCCA Beijing, Schirn Kunsthalle Frankfurt IDFA e Open City Doc Festival. Ha ricevuto il premio Illy Present Future nel 2022 e il Dialog Award all'EMAF 2023. Artista residente alla Rijksakademie van beeldende kunsten (2022-24), vive e lavora ad Amsterdam.
All’interno di Vestiges, l’affettività e la fragilità dei corpi sono le lenti con cui osservare e accedere alla sfera della memoria, sia individuale che collettiva. La memoria non è intesa dall’artista tanto come un archivio, ordinato secondo criteri di efficienza per conservare e consultare le informazioni, ma piuttosto come un insieme di tracce, spesso ambigue. Per dirla con il filosofo Paul Ricoeur, la memoria è “presenza di una cosa assente”, una sostanza che è resa viva per attribuire significati al presente. Peng Zuqiang indaga questo paradossale regime di (in)visibilità, dissociando la memoria dal suo statuto astratto e mentale, per riscriverla nel corpo e nella materia. I ricordi che emergono nelle opere di Vestiges alternano immaginari di violenza a intensi sentimenti affettivi. Provengono da coordinate spazio-temporali confuse, tra il periodo pandemico e l’oggi. Per attraversare queste reminiscenze cosparse di ferite e vuoti, l’artista adotta un registro antinarrativo, caratterizzato da un linguaggio espressivo opaco e frammentario. L’opacità diventa uno strumento per sottrarsi alla produzione di immagini traumatiche e quindi contagiose, ma anche una strategia politica per evitare l’identificazione. Il supporto analogico, tratto distintivo della sua pratica artistica, viene direttamente interrogato in quanto medium e sottoposto a un processo produttivo mnemonico.
Nell’opera Déjà vu (2023) il film stesso diventa pelle e corpo su cui sono iscritti i ricordi. Il déjà vu, come viene spiegato, è infatti “solo un’esperienza corporea, non una memoria reale”. Il lavoro è costituito da una proiezione in 16mm che produce un’immagine enigmatica e astratta in bianco e nero, animata solo dagli spostamenti convulsi di una fascia verticale. L’opera è realizzata attraverso la tecnica del fotogramma, metodo proprio della cameraless photography (senza macchina fotografica), esponendo un filo metallico di 30 metri direttamente sugli stessi metri di pellicola negativa. La linea che ne emerge è l’orma lasciata dall’oggetto sul materiale di celluloide. L’opera è completata da una traccia sonora, un racconto in prima persona che attraversa ricordi propri e altrui di lesioni corporee in ambito pubblico e privato.
La mostra si conclude con Autocorrects (2023), una videoinstallazione a tre canali carica di sentimentalismo che segue la struttura di un videoclip musicale. Il registro leggero e commerciale, ritmato da un beat downtempo, genere di musica elettronica ambientale prolifica nella Cina dei primi anni Novanta, contrasta con una narrazione fatta di ricordi, amnesie, affetti e nostalgie. Seguiamo gli spostamenti fisici ed emotivi del protagonista attraverso alcuni nonluoghi di Amsterdam, spazi progettati per la sola circolazione e consumo dell’individuo come un aeroporto, una metropolitana, un ascensore, un corridoio. In questo immaginario composto di sentimento urbano, intimità e lacerazioni, l’identità del soggetto sembra progressivamente sfumare in favore di una interconnessione affettiva non traducibile.
Le opere sono state realizzate grazie al sostegno di illycaffè, Kunstverein Kevin Space e Antenna Space.
Peng Zuqiang lavora con film, video e installazioni. Tra le mostre e le proiezioni in istituzioni si ricordano Cell Project Space, E-Flux screening room, Times Museum, UCCA Beijing, Schirn Kunsthalle Frankfurt IDFA e Open City Doc Festival. Ha ricevuto il premio Illy Present Future nel 2022 e il Dialog Award all'EMAF 2023. Artista residente alla Rijksakademie van beeldende kunsten (2022-24), vive e lavora ad Amsterdam.
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