Gruppo 63. Un cinquantenario
Dal 21 Aprile 2013 al 31 Maggio 2013
Matera
Luogo: MUSMA - Museo della Scultura Contemporanea Matera
Indirizzo: via San Giacomo
Orari: dal martedì alla domenica 10-14/ 16-20
Costo del biglietto: visita alla mostra temporanea e alla collezione € 5 intero, € 3.50 ridotto
Telefono per informazioni: +39 0835 336439/ 328 3292235
E-Mail info: info@musma.it
Sito ufficiale: http://www.musma.it
Sabato 20 aprile 2013, alle ore 18.30, nelle sale del MUSMA, Museo della Scultura Contemporanea. Matera, si inaugura la mostra dedicata al cinquantenario del “Gruppo 63”.
Tenendo presente il carattere didattico delle mostre del MUSMA, il modo migliore è parso quello di documentare, sulla falsariga di quanto fatto ad inizio di stagione, per il centenario della rivista Lacerba , come è nato e su che basi si è formato il Gruppo 63, invitando, al tempo stesso, a sfogliare le riviste, leggere i libri, vedere le opere d’arte, ascoltare la musica di quegli anni, ricostruire o rivivere il clima di un decennio- spettacolo in cui poli interdisciplinari collaborano tra loro.
Infatti, gli addetti ai lavori, nutriti anche dal rapporto con gli artisti, abbandonano lo spazio in cui abitualmente vivono, spesso in solitudine, e tra poesia “novissima” (Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti) e poesia visiva (dalla parola all’immagine e viceversa), incontri e verifiche di correnti sperimentali, letture di testi, contrasti e accorte politiche culturali, negazione e ironia, antipatia e boria, diversità e oppressioni, si riversano nella cronaca e nel costume annunciando nuove metodologie (lo strutturalismo), nuove forme critiche (la semiotica), nuove modalità narrative.
Il progetto del Gruppo 63 (modellato sul tedesco Gruppo 47), avviato nel 1956 dalla rivista Il Verri di Luciano Anceschi e allargatosi a vista d’occhio, come una ragnatela, (da Solanto, PA, 3-8 ottobre 1963, a Reggio Emilia, 1-3 novembre 1964, a Palermo, 3-6 settembre 1965, a La Spezia, 10-12 giugno 1966, a Fano, 26-28 maggio 1967), riesce a dar senso a una intera generazione che rifiuta la cultura crociana, irrita la cultura impegnata di quegli anni e al tempo stesso forma teorie, indica poetiche, partecipa a un’ideologia, si interessa alle sperimentazioni elettroniche di musicisti come Berio, Maderna e Stockhausen, inalbera ossessioni letterarie e visive, costruisce una sorta di abito mentale che a molti fa spalancare gli occhi sulla letteratura, sulla scrittura, sul rapporto con la realtà.
Nel volume Gruppo 63, a cura di Balestrini e Giuliani, uscito nel 1964 da Feltrinelli, con la copertina disegnata da Gastone Novelli, in un testo intitolato “Relazioni tra le arti” Gillo Dorfles scrive: «Sinché le nostre capacità estetico-fruitive non si siano adeguate ai nuovi stimoli (poetici, musicali, pittorici) d’un’arte ancora “nuova”, non saremo in grado di intenderla». E Luciano Anceschi, a proposito delle critiche mosse al gruppo: «Altri argomenti della critica sembrano più insidiosi: che la novità è solo apparente, oppure che se molte sono le idee, poche sono le opere. Ma veramente anche le idee sono, in qualche modo, opere, e stupirebbe se non lo fossero; già aver creato un’atmosfera culturale di attesa e rinnovamento è un’opera; e certo si tratta di generazioni in cui lo spirito critico è molto forte».
I bilanci li aveva già fatti Umberto Eco dieci anni fa a Bologna, nella prolusione del Convegno tenutosi, tra l’8 e l’11 maggio del 2003, all’Arena del Sole, riandando alle origini del gruppo, rievocando episodi che anticipavano il nuovo che avanzava, sottolineando la vis polemica de Il Verri nei primi anni Sessanta, accennando ai pittori che si era trovato accanto (Perilli e Novelli in primis), facendo luce su un clima che evidenzia una convinzione: il Gruppo 63 non nasce nel vuoto e ha saputo far convivere i movimenti d’avanguardia e la letteratura sperimentale. Scrive Eco: “L’avanguardia agita una poetica, rinunciando per amor suo alle opere, e produce piuttosto manifesti, mentre lo sperimentalismo produce l’opera e solo da essa estrae e permette poi che si estragga una poetica”.
La mostra, allestita nelle Sale della Caccia, nella Biblioteca Scheiwiller e in alcune sale del piano superiore del MUSMA, attraverso sculture, disegni, collages, opere grafiche (Novelli, Perilli, Munari, Scialoja, Accardi, Baj, Nonnis), cartelle (Emilio Villa-Gastone Novelli, Un Eden-Precox, Roma 1957; L’avanguardia internazionale, Schwarz, Milano 1962, con opere di Brzozowski, Cahn, Capogrossi, Dobashi, Domela, Ferrari, Friedlaender, Gironella, Hundertwasser, Mansourov, Nieto, Novelli, Perilli, G. Pomodoro, Scanavino, Survage, Tchorzewski, Turcato, Verlon, Zanartu; Antonio Porta, Zero, Milano 1963; Gastone Novelli, Das bad der Diana , Friburgo/Roma 1962; Bruno Munari, Sei serigrafie, Milano 1962; Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Che cosa si può dire, con opere di Gastone Novelli e Achille Perilli, Roma 1964; Dacia Maraini – Gastone Novelli, Galleria La Salita, Roma 1967; Gastone Novelli, Mais si vous voulez pourrir en paix, Roma 1968), libri (Balestrini, Eco, Giuliani, Guglielmi, Pagliarani, Porta, Sanguineti, Spatola, Vasio, Colombo, Manganelli, Costa), riviste (Il Verri, L’Esperienza Moderna, Grammatica, il Menabò, Marcatre, Quindici, Cahiers du Sud, Les Temps Modernes), almanacchi (Almanacco Bompiani 1959, 1960, 1961, 1962, 1963), cataloghi (Continuità , Galleria Pagani al Grattacielo, Milano 1961; Arte Programmata, Milano 1962; 13 pittori a Roma, la Tartaruga 1963; G. Bartolucci, Mutations. L’esperienza del teatro immagine, 1962; L’art et l’ecriture , Stedelijk Mjuseum, Amsterdam, e Staatliche Kunsthalle, Baden Baden, 1963), testi teatrali ( La merce esclusa di Pagliarani, Povera Juliet e Nel cieco spazio di Giuliani, Quartetto di un motivo Padovano di Lombardi, La Prosopopea di Leonetti, Iperipotesi di Manganelli, Qualcosa di grave di Malerba), testi musicali (Collage, di Perilli e Clementi, 1961, La scatola-Die Schachtel, di Evangelisti e Nonnis, 1962-1963), balletti (Mutazioni, libretto di Balestrini, Musiche di Fallegara, scene e costumi di Perilli), happening ( No stop Teatro, Libreria Feltrinelli, Roma 1967), manifesti (Balestrini, Spatola, Nuova Consonanza), testimonianze (Celati, Orengo, Gramigna, Spatola, Colombo, Pignotti, Niccolai, Vassalli, Porta, Vivaldi, Pagliarani, Rosselli), corrispondenze (Arbasino, Balestrini, Scialoja, Anceschi, Sanguineti, Pagliarani, Giuliani, Vivaldi), filmati, immagini del gruppo (Mulas, Lund) e le fotografie di Agnese De Donato, dei tempi della libreria “Al Ferro di Cavallo”, ripercorre i volti e le vicende di una storia di mezzo secolo fa.
Tenendo presente il carattere didattico delle mostre del MUSMA, il modo migliore è parso quello di documentare, sulla falsariga di quanto fatto ad inizio di stagione, per il centenario della rivista Lacerba , come è nato e su che basi si è formato il Gruppo 63, invitando, al tempo stesso, a sfogliare le riviste, leggere i libri, vedere le opere d’arte, ascoltare la musica di quegli anni, ricostruire o rivivere il clima di un decennio- spettacolo in cui poli interdisciplinari collaborano tra loro.
Infatti, gli addetti ai lavori, nutriti anche dal rapporto con gli artisti, abbandonano lo spazio in cui abitualmente vivono, spesso in solitudine, e tra poesia “novissima” (Nanni Balestrini, Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Antonio Porta, Edoardo Sanguineti) e poesia visiva (dalla parola all’immagine e viceversa), incontri e verifiche di correnti sperimentali, letture di testi, contrasti e accorte politiche culturali, negazione e ironia, antipatia e boria, diversità e oppressioni, si riversano nella cronaca e nel costume annunciando nuove metodologie (lo strutturalismo), nuove forme critiche (la semiotica), nuove modalità narrative.
Il progetto del Gruppo 63 (modellato sul tedesco Gruppo 47), avviato nel 1956 dalla rivista Il Verri di Luciano Anceschi e allargatosi a vista d’occhio, come una ragnatela, (da Solanto, PA, 3-8 ottobre 1963, a Reggio Emilia, 1-3 novembre 1964, a Palermo, 3-6 settembre 1965, a La Spezia, 10-12 giugno 1966, a Fano, 26-28 maggio 1967), riesce a dar senso a una intera generazione che rifiuta la cultura crociana, irrita la cultura impegnata di quegli anni e al tempo stesso forma teorie, indica poetiche, partecipa a un’ideologia, si interessa alle sperimentazioni elettroniche di musicisti come Berio, Maderna e Stockhausen, inalbera ossessioni letterarie e visive, costruisce una sorta di abito mentale che a molti fa spalancare gli occhi sulla letteratura, sulla scrittura, sul rapporto con la realtà.
Nel volume Gruppo 63, a cura di Balestrini e Giuliani, uscito nel 1964 da Feltrinelli, con la copertina disegnata da Gastone Novelli, in un testo intitolato “Relazioni tra le arti” Gillo Dorfles scrive: «Sinché le nostre capacità estetico-fruitive non si siano adeguate ai nuovi stimoli (poetici, musicali, pittorici) d’un’arte ancora “nuova”, non saremo in grado di intenderla». E Luciano Anceschi, a proposito delle critiche mosse al gruppo: «Altri argomenti della critica sembrano più insidiosi: che la novità è solo apparente, oppure che se molte sono le idee, poche sono le opere. Ma veramente anche le idee sono, in qualche modo, opere, e stupirebbe se non lo fossero; già aver creato un’atmosfera culturale di attesa e rinnovamento è un’opera; e certo si tratta di generazioni in cui lo spirito critico è molto forte».
I bilanci li aveva già fatti Umberto Eco dieci anni fa a Bologna, nella prolusione del Convegno tenutosi, tra l’8 e l’11 maggio del 2003, all’Arena del Sole, riandando alle origini del gruppo, rievocando episodi che anticipavano il nuovo che avanzava, sottolineando la vis polemica de Il Verri nei primi anni Sessanta, accennando ai pittori che si era trovato accanto (Perilli e Novelli in primis), facendo luce su un clima che evidenzia una convinzione: il Gruppo 63 non nasce nel vuoto e ha saputo far convivere i movimenti d’avanguardia e la letteratura sperimentale. Scrive Eco: “L’avanguardia agita una poetica, rinunciando per amor suo alle opere, e produce piuttosto manifesti, mentre lo sperimentalismo produce l’opera e solo da essa estrae e permette poi che si estragga una poetica”.
La mostra, allestita nelle Sale della Caccia, nella Biblioteca Scheiwiller e in alcune sale del piano superiore del MUSMA, attraverso sculture, disegni, collages, opere grafiche (Novelli, Perilli, Munari, Scialoja, Accardi, Baj, Nonnis), cartelle (Emilio Villa-Gastone Novelli, Un Eden-Precox, Roma 1957; L’avanguardia internazionale, Schwarz, Milano 1962, con opere di Brzozowski, Cahn, Capogrossi, Dobashi, Domela, Ferrari, Friedlaender, Gironella, Hundertwasser, Mansourov, Nieto, Novelli, Perilli, G. Pomodoro, Scanavino, Survage, Tchorzewski, Turcato, Verlon, Zanartu; Antonio Porta, Zero, Milano 1963; Gastone Novelli, Das bad der Diana , Friburgo/Roma 1962; Bruno Munari, Sei serigrafie, Milano 1962; Alfredo Giuliani, Elio Pagliarani, Che cosa si può dire, con opere di Gastone Novelli e Achille Perilli, Roma 1964; Dacia Maraini – Gastone Novelli, Galleria La Salita, Roma 1967; Gastone Novelli, Mais si vous voulez pourrir en paix, Roma 1968), libri (Balestrini, Eco, Giuliani, Guglielmi, Pagliarani, Porta, Sanguineti, Spatola, Vasio, Colombo, Manganelli, Costa), riviste (Il Verri, L’Esperienza Moderna, Grammatica, il Menabò, Marcatre, Quindici, Cahiers du Sud, Les Temps Modernes), almanacchi (Almanacco Bompiani 1959, 1960, 1961, 1962, 1963), cataloghi (Continuità , Galleria Pagani al Grattacielo, Milano 1961; Arte Programmata, Milano 1962; 13 pittori a Roma, la Tartaruga 1963; G. Bartolucci, Mutations. L’esperienza del teatro immagine, 1962; L’art et l’ecriture , Stedelijk Mjuseum, Amsterdam, e Staatliche Kunsthalle, Baden Baden, 1963), testi teatrali ( La merce esclusa di Pagliarani, Povera Juliet e Nel cieco spazio di Giuliani, Quartetto di un motivo Padovano di Lombardi, La Prosopopea di Leonetti, Iperipotesi di Manganelli, Qualcosa di grave di Malerba), testi musicali (Collage, di Perilli e Clementi, 1961, La scatola-Die Schachtel, di Evangelisti e Nonnis, 1962-1963), balletti (Mutazioni, libretto di Balestrini, Musiche di Fallegara, scene e costumi di Perilli), happening ( No stop Teatro, Libreria Feltrinelli, Roma 1967), manifesti (Balestrini, Spatola, Nuova Consonanza), testimonianze (Celati, Orengo, Gramigna, Spatola, Colombo, Pignotti, Niccolai, Vassalli, Porta, Vivaldi, Pagliarani, Rosselli), corrispondenze (Arbasino, Balestrini, Scialoja, Anceschi, Sanguineti, Pagliarani, Giuliani, Vivaldi), filmati, immagini del gruppo (Mulas, Lund) e le fotografie di Agnese De Donato, dei tempi della libreria “Al Ferro di Cavallo”, ripercorre i volti e le vicende di una storia di mezzo secolo fa.
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