Dal 13 ottobre al 12 marzo a Palazzo Pallavicini
Dalla stagione "barocca" alla neometafisica, Giorgio de Chirico in arrivo a Bologna
Giorgio de Chirico, Ettore e Andromaca, 1970, Olio su tela, 40 x 30 cm, firmata "g. de Chirico" © Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma © Giorgio De Chirico by SIAE 2022
Samantha De Martin
11/10/2022
Bologna - In un emblematico autoritratto, un Giorgio de Chirico in abiti antichi si confronta con i maestri del passato, prendendo le distanze dalla modernità e dai dogmi del Novecento.
Opera fondamentale della “stagione barocca”, Autoritratto nel parco con costume del Seicento del 1956 guida la prima fase della pittura dechirichiana quando, dal 1938 al 1968, il pittore si ispira a Rubens e ai grandi maestri del calibro di Dürer, Raffaello, Delacroix.
Dal 13 ottobre al 12 marzo anche il visitatore di Palazzo Pallavicini, a Bologna, è invitato a condividere questo duplice sguardo sulla pittura dell’artista di Volos, protagonista del percorso De Chirico e l’oltre. Dalla stagione «barocca» alla neometafisica (1938-1978) a cura di Elena Pontiggia e Francesca Bogliolo.
Prodotta e organizzata da Pallavicini Srl in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, la mostra ripercorre due importanti momenti della pittura del maestro attraverso oltre settanta opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma.
Giorgio de Chirico, Interno metafisico con pere, 1968, Olio su tela, 65 x 80 cm, firmata "g. de Chirico 1968" © Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, © Giorgio De Chirico by SIAE 2022
La prima sezione, che pone sotto la lente la stagione “barocca”, si sviluppa dal 1938 al 1968, quando de Chirico, dopo aver lasciato Parigi nel 1939, torna in Italia, dividendosi fra Milano e Firenze, prima di trasferirsi definitivamente nella città eterna.
Le opere di questi anni non sono realiste, ma mirano a creare un mondo ideale e irreale, una finzione più vera del vero. Dietro il loro apparente naturalismo le opere “barocche” sono ancora meta-fisiche, rappresentano una natura che in natura non esiste. Da questo punto di vista si ritrovano in mostra il celebre Autoritratto nudo del 1945 e l’emblematico Autoritratto nel parco con costume del Seicento del 1956.
Tra le altre opere fondamentali della stagione “barocca”, la mostra presenta Natura morta ariostesca, 1940, La pattinatrice, 1940 (il ritratto della moglie Isabella come allegoria dell’inverno), la serie di Villa Medici, mentre uno dei primi esempi di de Chirico scultore è rappresentato dalla terracotta Bucefalo del 1940.
Giorgio de Chirico, Le maschere, 1970, Olio su cartone, 18 x 25.5 cm, firmata "g. de Chirico" © Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, © Giorgio De Chirico by SIAE 2022
Il decennio 1968-78 coincide invece con la stagione neometafisica, alla quale è dedicata la seconda parte del percorso di Palazzo Pallavicini. Sono gli anni in cui de Chirico ritorna a dipingere gli emblematici manichini, le Piazze d’Italia e altri enigmi, ricchi di nuove invenzioni ed elaborazioni, reinterpretando con ironia e in forme più distese i temi del passato che si caricano adesso di colori più accesi, di un’ ironia più accentuata, di toni giocosi non privi di qualche malinconia.
Alla pittura pastosa della stagione “barocca”, l’artista sostituisce una pittura fondata sul disegno e sulla costruzione nitida delle forme. Capolavori come Ettore e Andromaca, Il sole sul cavalletto, I bagni misteriosi, Le muse inquietanti, Visione metafisica di New York, 1975 ripercorrono questa fase.
Il percorso espositivo è aperto da giovedì a domenica dalle 11 alle 20. La biglietteria chiude un’ora prima, con ultimo ingresso alle 19.
Leggi anche:
• De Chirico e l'oltre. Dalla stagione "barocca" alla neometafisica
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Dal 13 ottobre al 12 marzo anche il visitatore di Palazzo Pallavicini, a Bologna, è invitato a condividere questo duplice sguardo sulla pittura dell’artista di Volos, protagonista del percorso De Chirico e l’oltre. Dalla stagione «barocca» alla neometafisica (1938-1978) a cura di Elena Pontiggia e Francesca Bogliolo.
Prodotta e organizzata da Pallavicini Srl in collaborazione con la Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, la mostra ripercorre due importanti momenti della pittura del maestro attraverso oltre settanta opere provenienti dalla Fondazione Giorgio e Isa de Chirico di Roma.
Giorgio de Chirico, Interno metafisico con pere, 1968, Olio su tela, 65 x 80 cm, firmata "g. de Chirico 1968" © Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, © Giorgio De Chirico by SIAE 2022
La prima sezione, che pone sotto la lente la stagione “barocca”, si sviluppa dal 1938 al 1968, quando de Chirico, dopo aver lasciato Parigi nel 1939, torna in Italia, dividendosi fra Milano e Firenze, prima di trasferirsi definitivamente nella città eterna.
Le opere di questi anni non sono realiste, ma mirano a creare un mondo ideale e irreale, una finzione più vera del vero. Dietro il loro apparente naturalismo le opere “barocche” sono ancora meta-fisiche, rappresentano una natura che in natura non esiste. Da questo punto di vista si ritrovano in mostra il celebre Autoritratto nudo del 1945 e l’emblematico Autoritratto nel parco con costume del Seicento del 1956.
Tra le altre opere fondamentali della stagione “barocca”, la mostra presenta Natura morta ariostesca, 1940, La pattinatrice, 1940 (il ritratto della moglie Isabella come allegoria dell’inverno), la serie di Villa Medici, mentre uno dei primi esempi di de Chirico scultore è rappresentato dalla terracotta Bucefalo del 1940.
Giorgio de Chirico, Le maschere, 1970, Olio su cartone, 18 x 25.5 cm, firmata "g. de Chirico" © Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma, © Giorgio De Chirico by SIAE 2022
Il decennio 1968-78 coincide invece con la stagione neometafisica, alla quale è dedicata la seconda parte del percorso di Palazzo Pallavicini. Sono gli anni in cui de Chirico ritorna a dipingere gli emblematici manichini, le Piazze d’Italia e altri enigmi, ricchi di nuove invenzioni ed elaborazioni, reinterpretando con ironia e in forme più distese i temi del passato che si caricano adesso di colori più accesi, di un’ ironia più accentuata, di toni giocosi non privi di qualche malinconia.
Alla pittura pastosa della stagione “barocca”, l’artista sostituisce una pittura fondata sul disegno e sulla costruzione nitida delle forme. Capolavori come Ettore e Andromaca, Il sole sul cavalletto, I bagni misteriosi, Le muse inquietanti, Visione metafisica di New York, 1975 ripercorrono questa fase.
Il percorso espositivo è aperto da giovedì a domenica dalle 11 alle 20. La biglietteria chiude un’ora prima, con ultimo ingresso alle 19.
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