Fantasia Munari
Munari all'Ara Pacis
02/10/2008
“Sculture da viaggio”, “macchine inutili” e “libri illeggibili” sono solo alcuni degli oggetti più stupefacenti e caratteristici nati dalla creatività di Bruno Munari (Milano, 1907-1998). Al poliedrico artista milanese (scultore, illustratore, grafico, designer, con la passione per la didattica per l’infanzia) il Museo dell’Ara Pacis di Roma dedica dal 9 ottobre 2008 al 22 febbraio 2009 “Bruno Munari”, un progetto a cura di Beppe Finessi e Marco Meneguzzo.
Il percorso espositivo non segue un criterio cronologico o tipologico ma mette in relazione i diversi linguaggi utilizzati da Munari attraverso 5 aree tematiche. Un metodo che segue la sua stessa scelta operativa: stare “tra” linguaggi diversi cercando di comprenderne meccanismi di funzionamento per comunicare ciò che gli altri non vedono, come ad esempio un “arcobaleno di profilo”.
Sono oltre 150 gli oggetti in mostra, tra sculture, opere d’arte e di grafica che il visitatore riconoscerà e sentirà familiari perché ormai parte dell’immaginario collettivo del Paese. Al nome di Bruno Munari sono infatti legate alcune tra le aziende italiane più importanti - come Olivetti, La Rinascente, Pirelli, Campari etc. - per le quali ha realizzato bozzetti, studi, disegni, manifesti, progetti pubblicitari e allestitivi. Anche le case editrici Bompiani, Rizzoli, Zanichelli, Editori Riuniti e Corraini, dagli anni ’20 a tutti gli anni ’70, si sono affidate alla grafica di Munari che in quel periodo ne ha fatto una delle principali attività e suo primo ambito di sperimentazione linguistica. Ma soprattutto con alcune collane ideate per Einaudi Munari raggiunge livelli elevatissimi di notorietà che si riflettono sul successo della casa editrice.
Inizialmente vicino al secondo futurismo, Munari espone in numerose collettive del movimento e ne illustra alcuni libri tra cui nel 1937, Il poema del vestito di latte di Marinetti. Col maturare del suo lavoro artistico e grafico, si distacca progressivamente dal gruppo futurista, raggiungendo una posizione autonoma rispetto a tutti i movimenti artistici italiani. Una libertà poetica e creativa che lo porterà ad ideare i suoi capolavori: le Sculture da viaggio, negazione della plastica
tradizionale e del limite di un oggetto; i Negativi-Positivi con cui indaga i rapporti tra sfondo e figura eliminando entrambi; le Macchine inutili che anticipano il suo interesse per la distruzione dell'opera d'arte tradizionale; le Aritmie, in cui rende casuali e sorprendenti i movimenti di alcune macchine; i Fossili del 2000 che fanno riflettere con umorismo sull'obsolescenza della tecnologia moderna e la Sedia per visite brevissime la cui seduta è inclinata a 45°.
È all’industrial design che Munari dedica un’attenzione particolare, soprattutto a partire dal 1957, quando inizia a collaborare con la ditta Danese di Milano e progetta il celebre Posacenere cubo, uno dei più funzionali mai realizzati. Famose anche le sue lampade e il secchiello portaghiaccio, lavoro che gli vale il secondo Compasso d’oro. Sua parola d’ordine nel design è “togliere, togliere, togliere”, convinto che semplificare sia la cosa più difficile perché chiunque
può aggiungere un colore, un suono o una forma, ma per togliere bene bisogna sapere cosa togliere. Per lui quindi l’oggetto perfetto è la sintesi minima in grado di risolvere una serie di problemi – tecnologici, estetici, economici, di imballaggio, funzionali – al di fuori di ogni moda.
Il pensiero e l’opera di Munari hanno trovato una naturale applicazione nel mondo della didattica. Fin dal ‘45, prendendo spunto dall’educazione del figlio Alberto, ha realizzato innovativi giochi e libri per l’infanzia, convinto che il processo cognitivo del bambino sia molto più importante dell’esito raggiunto o dell’oggetto prodotto. Nati ufficialmente nel 1977 a Brera, i suoi laboratori sono diventati un metodo pedagogico brevettato. L’esposizione “Bruno Munari” al Museo dell’Ara Pacis offre l’occasione per sperimentare il Metodo Bruno Munari® attraverso i Laboratori didattici per lo sviluppo del pensiero progettuale creativo, ideati e curati dall’Associazione Bruno Munari presieduta dal figlio dell’artista Alberto Munari.
La mostra si inserisce nel circuito delle attività che la città di Roma ospita da fine settembre 2008 a fine febbraio 2009 per celebrare la figura dell'artista milanese. Altri appuntamenti sono “Vietato non toccare. Bambini a contatto con Bruno Munari” ad Explora - Il Museo dei bambini di Roma (27 settembre 2008-22 febbraio 2009) e la mostra-laboratorio “Bruno Munari prestigiatore” alla Casina di Raffaello di Villa Borghese (3 ottobre 2008–11 gennaio 2009).
BRUNO MUNARI
MOSTRA ANTOLOGICA AL MUSEO DELL’ARA PACIS
Lungotevere in Augusta - angolo via Tomacelli, Roma
INFO dal 9 ottobre 2008 al 22 febbraio 2009
da martedì a domenica dalle ore 9 alle ore 19 - la biglietteria chiude un’ora prima
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 22.30), www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.it
BIGLIETTI intero € 8; ridotto € 6
Il percorso espositivo non segue un criterio cronologico o tipologico ma mette in relazione i diversi linguaggi utilizzati da Munari attraverso 5 aree tematiche. Un metodo che segue la sua stessa scelta operativa: stare “tra” linguaggi diversi cercando di comprenderne meccanismi di funzionamento per comunicare ciò che gli altri non vedono, come ad esempio un “arcobaleno di profilo”.
Sono oltre 150 gli oggetti in mostra, tra sculture, opere d’arte e di grafica che il visitatore riconoscerà e sentirà familiari perché ormai parte dell’immaginario collettivo del Paese. Al nome di Bruno Munari sono infatti legate alcune tra le aziende italiane più importanti - come Olivetti, La Rinascente, Pirelli, Campari etc. - per le quali ha realizzato bozzetti, studi, disegni, manifesti, progetti pubblicitari e allestitivi. Anche le case editrici Bompiani, Rizzoli, Zanichelli, Editori Riuniti e Corraini, dagli anni ’20 a tutti gli anni ’70, si sono affidate alla grafica di Munari che in quel periodo ne ha fatto una delle principali attività e suo primo ambito di sperimentazione linguistica. Ma soprattutto con alcune collane ideate per Einaudi Munari raggiunge livelli elevatissimi di notorietà che si riflettono sul successo della casa editrice.
Inizialmente vicino al secondo futurismo, Munari espone in numerose collettive del movimento e ne illustra alcuni libri tra cui nel 1937, Il poema del vestito di latte di Marinetti. Col maturare del suo lavoro artistico e grafico, si distacca progressivamente dal gruppo futurista, raggiungendo una posizione autonoma rispetto a tutti i movimenti artistici italiani. Una libertà poetica e creativa che lo porterà ad ideare i suoi capolavori: le Sculture da viaggio, negazione della plastica
tradizionale e del limite di un oggetto; i Negativi-Positivi con cui indaga i rapporti tra sfondo e figura eliminando entrambi; le Macchine inutili che anticipano il suo interesse per la distruzione dell'opera d'arte tradizionale; le Aritmie, in cui rende casuali e sorprendenti i movimenti di alcune macchine; i Fossili del 2000 che fanno riflettere con umorismo sull'obsolescenza della tecnologia moderna e la Sedia per visite brevissime la cui seduta è inclinata a 45°.
È all’industrial design che Munari dedica un’attenzione particolare, soprattutto a partire dal 1957, quando inizia a collaborare con la ditta Danese di Milano e progetta il celebre Posacenere cubo, uno dei più funzionali mai realizzati. Famose anche le sue lampade e il secchiello portaghiaccio, lavoro che gli vale il secondo Compasso d’oro. Sua parola d’ordine nel design è “togliere, togliere, togliere”, convinto che semplificare sia la cosa più difficile perché chiunque
può aggiungere un colore, un suono o una forma, ma per togliere bene bisogna sapere cosa togliere. Per lui quindi l’oggetto perfetto è la sintesi minima in grado di risolvere una serie di problemi – tecnologici, estetici, economici, di imballaggio, funzionali – al di fuori di ogni moda.
Il pensiero e l’opera di Munari hanno trovato una naturale applicazione nel mondo della didattica. Fin dal ‘45, prendendo spunto dall’educazione del figlio Alberto, ha realizzato innovativi giochi e libri per l’infanzia, convinto che il processo cognitivo del bambino sia molto più importante dell’esito raggiunto o dell’oggetto prodotto. Nati ufficialmente nel 1977 a Brera, i suoi laboratori sono diventati un metodo pedagogico brevettato. L’esposizione “Bruno Munari” al Museo dell’Ara Pacis offre l’occasione per sperimentare il Metodo Bruno Munari® attraverso i Laboratori didattici per lo sviluppo del pensiero progettuale creativo, ideati e curati dall’Associazione Bruno Munari presieduta dal figlio dell’artista Alberto Munari.
La mostra si inserisce nel circuito delle attività che la città di Roma ospita da fine settembre 2008 a fine febbraio 2009 per celebrare la figura dell'artista milanese. Altri appuntamenti sono “Vietato non toccare. Bambini a contatto con Bruno Munari” ad Explora - Il Museo dei bambini di Roma (27 settembre 2008-22 febbraio 2009) e la mostra-laboratorio “Bruno Munari prestigiatore” alla Casina di Raffaello di Villa Borghese (3 ottobre 2008–11 gennaio 2009).
BRUNO MUNARI
MOSTRA ANTOLOGICA AL MUSEO DELL’ARA PACIS
Lungotevere in Augusta - angolo via Tomacelli, Roma
INFO dal 9 ottobre 2008 al 22 febbraio 2009
da martedì a domenica dalle ore 9 alle ore 19 - la biglietteria chiude un’ora prima
Tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 - 22.30), www.arapacis.it, www.museiincomuneroma.it
BIGLIETTI intero € 8; ridotto € 6
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