Maria Grazia Solano. Fatte ad arte
![Maria Grazia Solano. Fatte ad arte, Galleria Raffaella De Chirico, Torino Maria Grazia Solano. Fatte ad arte, Galleria Raffaella De Chirico, Torino](http://www.arte.it/foto/600x450/eb/23566-to.jpg)
Maria Grazia Solano. Fatte ad arte, Galleria Raffaella De Chirico, Torino
Dal 17 Giugno 2014 al 11 Luglio 2014
Torino
Luogo: Galleria Raffaella De Chirico
Indirizzo: via della Rocca 19 - via Giolitti 52
Orari: martedì, mercoledì e venerdì 12-19.30; giovedì 14.30-22; sabato, domenica e lunedì su appuntamento
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 011 19503550
E-Mail info: info@dechiricogalleriadarte.com
Sito ufficiale: http://www.dechiricogalleriadarte.com
Maria Grazia Solano (Torino, 1969) è un’attrice teatrale la cui formazione ha preso forma al Piccolo Teatro di Milano, diretta da Giorgio Strehler dove si diploma nel 1993 e dove ha lavorato per produzioni teatrali fino al 2000. Gli studi della scuola superiore invece li compie al Primo Liceo Artistico di Torino e dunque questa sua prima mostra personale alla galleria Raffaella De Chirico è un ritorno all’arte visiva, passione in realtà sempre perseguita, e mai abbandonata, e sviluppata in un percorso intimo e non espositivo dall’età di 14 anni.
“Fatte ad arte” consta di 7 ritratti di donne ricorse alla chirurgia estetica. Maria Grazia Solano parte da un progetto più di un anno fa che si è modificato ed evoluto nel corso delle sedute e delle conversazioni con le sue modelle: ha registrato il cambiamento che le si manifestava, ascoltando e dipingendo, realizzando cosa esso significasse per sé. Solano aveva necessità di comprendere la propria curiosità, causata dal tempo e dall’effetto che produce sull’essere umano depositandosi sulla pelle e, come spesso accade, ha dovuto scoprirlo attraverso l’altro da sé. “Con un naso come il mio non ho mai potuto interpretare Giulietta. Ho recitato per superare delle inibizioni, si ha un motivo per essere al centro dell’attenzione, si ha l’esigenza di ricevere un applauso per staccarsi da se stessi. La pittura mi ricompatta”.
E’ l’insoddisfazione al raggiungimento di un ideale di bellezza che la pittrice torinese registra attraverso i colloqui, che diventano anch’essi delle pièces, anche più contemporanee attraverso l’uso di una sedia/confessionale. Le modelle sono tutte infatti ritratte sulla stessa sedia, che è anche il luogo dove si sono raccontate: hanno parlato di sé, dei loro sogni, che Maria Grazia ha rivelato attraverso il codice muto della pittura. Non potrebbe raccontarlo in altro modo perché ciò che va in scena non può e non deve essere raccontato, “tradurre” attraverso la narrazione significherebbe tradire.
“Fatte ad arte” consta di 7 ritratti di donne ricorse alla chirurgia estetica. Maria Grazia Solano parte da un progetto più di un anno fa che si è modificato ed evoluto nel corso delle sedute e delle conversazioni con le sue modelle: ha registrato il cambiamento che le si manifestava, ascoltando e dipingendo, realizzando cosa esso significasse per sé. Solano aveva necessità di comprendere la propria curiosità, causata dal tempo e dall’effetto che produce sull’essere umano depositandosi sulla pelle e, come spesso accade, ha dovuto scoprirlo attraverso l’altro da sé. “Con un naso come il mio non ho mai potuto interpretare Giulietta. Ho recitato per superare delle inibizioni, si ha un motivo per essere al centro dell’attenzione, si ha l’esigenza di ricevere un applauso per staccarsi da se stessi. La pittura mi ricompatta”.
E’ l’insoddisfazione al raggiungimento di un ideale di bellezza che la pittrice torinese registra attraverso i colloqui, che diventano anch’essi delle pièces, anche più contemporanee attraverso l’uso di una sedia/confessionale. Le modelle sono tutte infatti ritratte sulla stessa sedia, che è anche il luogo dove si sono raccontate: hanno parlato di sé, dei loro sogni, che Maria Grazia ha rivelato attraverso il codice muto della pittura. Non potrebbe raccontarlo in altro modo perché ciò che va in scena non può e non deve essere raccontato, “tradurre” attraverso la narrazione significherebbe tradire.
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