Nuovo Futurismo – Ridisegnare la città
Dal 20 Giugno 2012 al 09 Settembre 2012
Milano
Luogo: Spazio Oberdan
Indirizzo: viale Vittorio Veneto 2
Orari: 10-19.30; martedì e giovedì 10-22
Curatori: Renato Barilli
Enti promotori:
- Provincia di Milano/Assessorato alla Cultura
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02 77406302/ 6381
E-Mail info: p.merisio@provincia.milano.it
Sito ufficiale: http://www.provincia.milano.it/cultura
Si tiene a Milano dal 20 giugno 2012, presso lo Spazio Oberdan, Viale Vittorio Veneto 2, la mostra:
“Nuovo Futurismo – Ridisegnare la città”, promossa dalla Provincia di Milano/Assessorato alla
Cultura e curata da Renato Barilli.
Il gruppo del Nuovo Futurismo è stato fondato, tra la fine del 1983 e l’84, da Luciano Inga-Pin che,
nella gestione della Galleria milanese Il Diagramma, ha svolto una intensa attività di talent scout
indirizzata su vari fronti. A costituire il Nuovo Futurismo, questo intraprendente critico e gallerista,
scomparso di recente, ha cooptato successivamente vari artisti, fino a un numero massimo di dieci
unità, divenute undici dopo la scissione del terzetto che si era detto dei Plumcake, un appellativo
mantenuto da Romolo Pallotta e Claudio Ragni, mentre il terzo, Gianni Cella, ora si presenta a
titolo personale, come del resto gli altri colleghi presenti in mostra: Gianantonio Abate, Clara
Bonfiglio, Dario Brevi, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri e
Umberto Postal, scomparso di recente, cui la mostra è dedicata. Un altro membro del gruppo nella
sua formazione originaria, Innocente, si è separato dai colleghi indirizzandosi verso altri percorsi.
La denominazione di Nuovi Futuristi non è per nulla casuale, ma sta a indicare una profonda
eredità che gli undici traggono proprio dal Futurismo storico e, in particolare, dall’ala rappresentata
da Balla e Depero, assai diversa da quella rappresentata da Boccioni.
Tratto centrale di questa diramazione è di concepire un’arte che esalti l’urbanesimo, nel suo
edonismo compiaciuto e fastoso, così bene manifestato dalla pubblicità, dai fumetti, da tutti gli
incanti dei mass media. Per inseguire questa grande festa mobile bisogna distaccarsi dai confini
tradizionali della pittura, elaborare immagini che se ne stiano tra le due e le tre dimensioni, talvolta
adattandosi alle pareti, talaltra animando lo spazio con stele e monumenti, il tutto redatto
utilizzando i nuovi materiali del progresso tecnologico - i poliesteri, i perspex, le resine sintetiche -
che hanno il dono di essere leggeri e di prestarsi a un cromatismo acceso e brillante. Su questa
strada i nostri artisti si accostano agli esiti di taluni dei più rinomati protagonisti del panorama
internazionale, dallo statunitense Jeff Koons al giapponese Takashi Murakami.
Alla mostra di Spazio Oberdan, la derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri fondatori viene
illustrata attraverso la presentazione di alcune opere proprio di Giacomo Balla e Fortunato
Depero, cofirmatari del “Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo”, permettendo in tal
modo di stabilire un confronto puntuale tra le opere dei padri e i risultati di questi efficaci nipoti.
Risulta così come ne abbiano raccolto tutti gli stimoli, non solo e non tanto nel concepire opere a
sé stanti, ma anche e soprattutto progetti di carattere ambientale, proposte per arredi, mobili,
stoffe, suggerimenti tipografici e pubblicitari.
Naturalmente, i Nuovi Futuristi non sono i soli ad aver ricavato una precisa eredità da Balla e
Depero, la discendenza è valida anche nel caso di altri protagonisti, particolarmente affermati
nell’ambito dell’architettura e delle arti applicate, quali Ettore Sottsass Jr. e Alessandro Mendini,
e dunque anche opere significative di questi autori entrano nel panorama offerto dalla mostra. A
questo modo sarà come rilanciare la principale proposta formulata e organizzata proprio da
Depero, una “Casa del Mago” riveduta e corretta secondo i parametri richiesti dai nostri tempi. I
Nuovi Futuristi rendono tangibile questa idea esponendo sia opere significative delle loro origini,
sia soprattutto gli svolgimenti più recenti, insistendo particolarmente su realizzazioni che entrino in
questo grande circuito delle arti applicate e dell’arredo urbano. Le varie sollecitazioni che ne
usciranno potrebbero pure confluire negli avanzatissimi traguardi verso cui Milano si sta
protendendo per realizzare il grande evento dell’Expo 2015.
La derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri fondatori ha avuto un riconoscimento ufficiale in
quanto hanno esposto nei mesi scorsi proprio alla Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto, nucleo
iniziale da cui è partita la grande impresa del MART/Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di
Trento e Rovereto.
"Distruggere per (ri)creare, demolire per ricostruire. Il gergo futurista, lapidario e diretto, non lascia
molto all’immaginazione. E’ questa l’eredità che i Nuovi Futuristi hanno scelto di accogliere e far
loro, senza distruggere ciò che i loro predecessori hanno tramandato, ma usando invece questo
slancio rivoluzionario come trampolino di lancio per l’elaborazione di un linguaggio nuovo e
moderno - spiega Novo Umberto Maerna, Vice Presidente e Assessore alla Cultura della
Provincia di Milano - Porre attenzione al Futurismo significa ricordare un’epoca, quella risalente
agli inizi del Novecento, che ha visto l’Italia riaffermare, anche grazie a questo importante
movimento culturale e non solo artistico, uno dei primati che l’hanno storicamente contraddistinta
nei secoli: il primato della Cultura e delle Idee. Il Futurismo, pertanto, ci rimanda direttamente al
cuore dell’Identità e della Tradizione italiana".
“Nuovo Futurismo – Ridisegnare la città”, promossa dalla Provincia di Milano/Assessorato alla
Cultura e curata da Renato Barilli.
Il gruppo del Nuovo Futurismo è stato fondato, tra la fine del 1983 e l’84, da Luciano Inga-Pin che,
nella gestione della Galleria milanese Il Diagramma, ha svolto una intensa attività di talent scout
indirizzata su vari fronti. A costituire il Nuovo Futurismo, questo intraprendente critico e gallerista,
scomparso di recente, ha cooptato successivamente vari artisti, fino a un numero massimo di dieci
unità, divenute undici dopo la scissione del terzetto che si era detto dei Plumcake, un appellativo
mantenuto da Romolo Pallotta e Claudio Ragni, mentre il terzo, Gianni Cella, ora si presenta a
titolo personale, come del resto gli altri colleghi presenti in mostra: Gianantonio Abate, Clara
Bonfiglio, Dario Brevi, Andrea Crosa, Marco Lodola, Battista Luraschi, Luciano Palmieri e
Umberto Postal, scomparso di recente, cui la mostra è dedicata. Un altro membro del gruppo nella
sua formazione originaria, Innocente, si è separato dai colleghi indirizzandosi verso altri percorsi.
La denominazione di Nuovi Futuristi non è per nulla casuale, ma sta a indicare una profonda
eredità che gli undici traggono proprio dal Futurismo storico e, in particolare, dall’ala rappresentata
da Balla e Depero, assai diversa da quella rappresentata da Boccioni.
Tratto centrale di questa diramazione è di concepire un’arte che esalti l’urbanesimo, nel suo
edonismo compiaciuto e fastoso, così bene manifestato dalla pubblicità, dai fumetti, da tutti gli
incanti dei mass media. Per inseguire questa grande festa mobile bisogna distaccarsi dai confini
tradizionali della pittura, elaborare immagini che se ne stiano tra le due e le tre dimensioni, talvolta
adattandosi alle pareti, talaltra animando lo spazio con stele e monumenti, il tutto redatto
utilizzando i nuovi materiali del progresso tecnologico - i poliesteri, i perspex, le resine sintetiche -
che hanno il dono di essere leggeri e di prestarsi a un cromatismo acceso e brillante. Su questa
strada i nostri artisti si accostano agli esiti di taluni dei più rinomati protagonisti del panorama
internazionale, dallo statunitense Jeff Koons al giapponese Takashi Murakami.
Alla mostra di Spazio Oberdan, la derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri fondatori viene
illustrata attraverso la presentazione di alcune opere proprio di Giacomo Balla e Fortunato
Depero, cofirmatari del “Manifesto della ricostruzione futurista dell’universo”, permettendo in tal
modo di stabilire un confronto puntuale tra le opere dei padri e i risultati di questi efficaci nipoti.
Risulta così come ne abbiano raccolto tutti gli stimoli, non solo e non tanto nel concepire opere a
sé stanti, ma anche e soprattutto progetti di carattere ambientale, proposte per arredi, mobili,
stoffe, suggerimenti tipografici e pubblicitari.
Naturalmente, i Nuovi Futuristi non sono i soli ad aver ricavato una precisa eredità da Balla e
Depero, la discendenza è valida anche nel caso di altri protagonisti, particolarmente affermati
nell’ambito dell’architettura e delle arti applicate, quali Ettore Sottsass Jr. e Alessandro Mendini,
e dunque anche opere significative di questi autori entrano nel panorama offerto dalla mostra. A
questo modo sarà come rilanciare la principale proposta formulata e organizzata proprio da
Depero, una “Casa del Mago” riveduta e corretta secondo i parametri richiesti dai nostri tempi. I
Nuovi Futuristi rendono tangibile questa idea esponendo sia opere significative delle loro origini,
sia soprattutto gli svolgimenti più recenti, insistendo particolarmente su realizzazioni che entrino in
questo grande circuito delle arti applicate e dell’arredo urbano. Le varie sollecitazioni che ne
usciranno potrebbero pure confluire negli avanzatissimi traguardi verso cui Milano si sta
protendendo per realizzare il grande evento dell’Expo 2015.
La derivazione dei Nuovi Futuristi dai grandi padri fondatori ha avuto un riconoscimento ufficiale in
quanto hanno esposto nei mesi scorsi proprio alla Casa d’Arte Futurista Depero di Rovereto, nucleo
iniziale da cui è partita la grande impresa del MART/Museo d’Arte Moderna e Contemporanea di
Trento e Rovereto.
"Distruggere per (ri)creare, demolire per ricostruire. Il gergo futurista, lapidario e diretto, non lascia
molto all’immaginazione. E’ questa l’eredità che i Nuovi Futuristi hanno scelto di accogliere e far
loro, senza distruggere ciò che i loro predecessori hanno tramandato, ma usando invece questo
slancio rivoluzionario come trampolino di lancio per l’elaborazione di un linguaggio nuovo e
moderno - spiega Novo Umberto Maerna, Vice Presidente e Assessore alla Cultura della
Provincia di Milano - Porre attenzione al Futurismo significa ricordare un’epoca, quella risalente
agli inizi del Novecento, che ha visto l’Italia riaffermare, anche grazie a questo importante
movimento culturale e non solo artistico, uno dei primati che l’hanno storicamente contraddistinta
nei secoli: il primato della Cultura e delle Idee. Il Futurismo, pertanto, ci rimanda direttamente al
cuore dell’Identità e della Tradizione italiana".
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