Le mirabolanti avventure di un turco tedesco
Noir
06/02/2009
Il nuovo libro di Jakob Arjouni ha l’inconfondibile sapore della post-modernità. Non un vero e proprio sapore netto e ben definito, quanto piuttosto un insieme di fragranze e di gusti provenienti dalle parti più disparate del globo. Come mangiare del ramen, sorseggiando una weissbier, per passare poi ad addentare un kofta mentre si attraversa il quartiere a luci rosse. La stessa sensazione che si ha passeggiando per le strade di una metropoli occidentale, come è Francoforte, teatro del dramma del libro e città natale dell’autore.
Così Arjouni nel suo nuovo romanzo Kismet - Destino, il quarto della serie dedicata al detective privato turco-tedesco Kemal Kayankaya, mescola i generi letterari creando un noir dalle forti tinte ironiche e realiste. Questa volta il detective Kemal si trova coinvolto insieme al suo amico ex spacciatore, ora boss di gelaterie ambulanti, Slibulsky, nelle attività illecite di un gruppo nazionalista croato, il tutto per difendere il suo amico brasiliano Rosario dal pizzo. Sul loro cammino incroceranno una ragazzina croata, Leila, che di garantito, nel proprio destino – Kismet in turco, appunto - avrebbe solo il bordello.
Attraverso conflitti etnici, traffico di documenti falsi e di anime, braccianti, armi, ragazzine, l’autore tratteggia un ritratto della contemporaneità al fulmicotone, tagliente ed amaro, ma carico di quella ironia (soprattutto “auto”) che ci permette di affrontare le peggiori disgrazie con un sorrisetto beffardo. Affronta così lo scottante tema dell’integrazione e le sue complesse sfaccettature in un paese molto tollerante ed aperto come la Germania, ma dove alcune volte si è ancora “stranieri” nonostante il passaporto dica il contrario.
Nato a Francoforte nel 1964, Jakob Arjouni, da ragazzo preferiva il biliardo allo studio, leggeva romanzi di Hammett, Chandler e gli piacevano i film di Sergio Leone. Ha studiato in Francia e ha frequentato la scuola di recitazione di Berlino. Ma viene consacrato “enfant prodige” con il primo romanzo dedicato al detective Kemal: “Happy birthday, turco!”.
Questo suo ultimo lavoro ha tutti i numeri per far trascorrere piacevoli ore nei vicoli di Francoforte evitando pallottole e cazzotti. Sicuramente meglio che perderle davanti alla deprimente tv italiana, soprattutto in tempi come i nostri, dove come ha dichiarato l’autore in una recente intervista: “In tempi di crisi l’inquietudine induce nelle persone la tendenza a definirsi e a mettersi al sicuro divenendo parte di un gruppo – una religione, un movimento politico, la famiglia. E più le persone si definiscono in riferimento a un gruppo di appartenenza, più si perde il senso della responsabilità individuale, e più diventa facile essere pronti a rompere il contratto sociale per ottenere una fetta più grande della torta”.
Jakob Arjouni,
“Kismet – Destino”, 272 pagine, 15,00 €
Marcos y Marcos
Così Arjouni nel suo nuovo romanzo Kismet - Destino, il quarto della serie dedicata al detective privato turco-tedesco Kemal Kayankaya, mescola i generi letterari creando un noir dalle forti tinte ironiche e realiste. Questa volta il detective Kemal si trova coinvolto insieme al suo amico ex spacciatore, ora boss di gelaterie ambulanti, Slibulsky, nelle attività illecite di un gruppo nazionalista croato, il tutto per difendere il suo amico brasiliano Rosario dal pizzo. Sul loro cammino incroceranno una ragazzina croata, Leila, che di garantito, nel proprio destino – Kismet in turco, appunto - avrebbe solo il bordello.
Attraverso conflitti etnici, traffico di documenti falsi e di anime, braccianti, armi, ragazzine, l’autore tratteggia un ritratto della contemporaneità al fulmicotone, tagliente ed amaro, ma carico di quella ironia (soprattutto “auto”) che ci permette di affrontare le peggiori disgrazie con un sorrisetto beffardo. Affronta così lo scottante tema dell’integrazione e le sue complesse sfaccettature in un paese molto tollerante ed aperto come la Germania, ma dove alcune volte si è ancora “stranieri” nonostante il passaporto dica il contrario.
Nato a Francoforte nel 1964, Jakob Arjouni, da ragazzo preferiva il biliardo allo studio, leggeva romanzi di Hammett, Chandler e gli piacevano i film di Sergio Leone. Ha studiato in Francia e ha frequentato la scuola di recitazione di Berlino. Ma viene consacrato “enfant prodige” con il primo romanzo dedicato al detective Kemal: “Happy birthday, turco!”.
Questo suo ultimo lavoro ha tutti i numeri per far trascorrere piacevoli ore nei vicoli di Francoforte evitando pallottole e cazzotti. Sicuramente meglio che perderle davanti alla deprimente tv italiana, soprattutto in tempi come i nostri, dove come ha dichiarato l’autore in una recente intervista: “In tempi di crisi l’inquietudine induce nelle persone la tendenza a definirsi e a mettersi al sicuro divenendo parte di un gruppo – una religione, un movimento politico, la famiglia. E più le persone si definiscono in riferimento a un gruppo di appartenenza, più si perde il senso della responsabilità individuale, e più diventa facile essere pronti a rompere il contratto sociale per ottenere una fetta più grande della torta”.
Jakob Arjouni,
“Kismet – Destino”, 272 pagine, 15,00 €
Marcos y Marcos
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