Premo Roberto Daolio. Plutôt la vie... plutôt la ville
Dal 19 Febbraio 2015 al 15 Marzo 2015
Bologna
Luogo: Accademia di Belle Arti / Urban Center Bologna / Spazio InContext
Indirizzo: via Belle Arti 54
Curatori: Maria Rita Bentini, Gino Gianuizzi, Mili Romano
Telefono per informazioni: +39 051 4226420
E-Mail info: ufficiostampa@ababo.it
Sito ufficiale: http://www.ababo.it
Dopo il bando e la successiva selezione, la prima edizione del Premio Roberto Daolio approda alla presentazione dei progetti premiati e si confronta con il pubblico. Gli eventi espositivi legati al Premo Roberto Daolio “Plutôt la vie... plutôt la ville”* si aprono infatti a Bologna in tre sedi: giovedì 19 febbraio, alle ore 16:00, nell'Aula Magna dell'Accademia di Belle Arti e alle ore 18:00 negli spazi dismessi di via Libia 72d/e/f, nel quartiere San Vitale, sede temporanea del progetto vincitore, per continuare poi martedì 24 febbraio, alle ore 17:00, all'Urban Center. Nelle tre mostre si vedranno sei riflessioni sulla città e relative proposte di intervento: in via Libia troveremo InContext, la realizzazione concreta del progetto di Keita Nakasone, vincitore del primo premio: un progetto di riuso e rivitalizzazione di un luogo dismesso temporaneamente restituito al quartiere e ai suoi cittadini attraverso degli interventi artistici contestuali (mappe, ritratti, interviste e memorie del luogo) realizzati attraverso la partecipazione e il dialogo con gli abitanti del quartiere.
Il Premio, istituito dalla famiglia e dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, nasce nel ricordo vivo di Roberto Daolio, scomparso nel 2013, della sua sensibilità di curatore e critico in ambito nazionale e internazionale, e, insieme, del suo appassionato lavoro di docente all'Accademia bolognese. Rara la sua capacità di riconoscere e coltivare i segni del nuovo che lo ha reso una figura insostituibile, i cui frutti preziosi sono presenti nel lavoro di tanti artisti.
Il Premio è stato rivolto agli allievi dell'Accademia di Belle Arti di Bologna per un progetto di Public Art, ambito nel quale Roberto Daolio ha concentrato una grande parte del suo impegno negli ultimi quindici anni, privilegiandola come pratica formativa di lettura e di intervento negli spazi pubblici non deputati all’arte. Ha offerto, per volontà della famiglia, un primo premio in denaro, e – grazie a /little constellation/ network della Repubblica di San Marino, con il quale Daolio ha molto collaborato negli ultimi anni – come secondo premio, una residenza d’artista in Islanda.
La Commissione, composta da Stefano Daolio, dagli artisti Rita Canarezza & Pier Paolo Coro (/little constellation/, Repubblica di San Marino), Alessandra Andrini ed Eva Marisaldi, dai docenti dell'Accademia Mili Romano, Maria Rita Bentini, Carlo Branzaglia, Gino Gianuizzi e da Roberto Pinto (Università di Bologna), ha valutato i diciannove progetti pervenuti, tutti riguardanti interventi artistici in alcune aree di Bologna fra centro storico e prima periferia con l'attenzione a un approccio contestuale, di relazione con i luoghi e gli abitanti.
Il primo premio è stato assegnato al progetto InContext, di Keita Nakasone, per l’attenta indagine antropologico-urbanistico-sociale che ha portato a individuare alcune aree dismesse della città, e a concentrarsi su una di esse, via Libia, e sul vissuto a essa circostante. Il progetto si distingue per la volontà di attivare un'estesa partecipazione pubblica e per la capacità di sviluppare relazioni tra gli abitanti, ponendosi come spazio propulsivo di una rete di connessioni. È interessante soprattutto il fatto che per la sua realizzazione e trasformazione in una piattaforma culturale collaborativa, il giovane artista abbia avviato un dialogo con le istituzioni cittadine del Quartiere San Vitale.
Il secondo premio, una residenza di due settimane presso il centro SÍM di Reykiavik offerta dal network /little constellation/, è stato assegnato al progetto Alauda di Natália Trejbalová, il cui impatto concettuale e poetico coniuga, attraverso il suono, temi legati alla sostenibilità ambientale e alla memoria storica della città.
Sono stati selezionati inoltre Cartigli d’artista di Barbara Cardella, Immagini in meno di Irene Fenara e Daniele Pulze, Industria della coscienza di Giulia Martini, Denkmal di Riccardo Vanni.
Un catalogo, edito da Fausto Lupetti Editore, documenta questa prima edizione del Premio, i progetti vincitori e quelli selezionati.
Il video in mostra dedicato alla figura di Roberto Daolio è realizzato da Maurizio Finotto con alcuni studenti dell'Accademia di Belle Arti.
Le mostre, a cura di Maria Rita Bentini, Gino Gianuizzi e Mili Romano, sono aperte fino al 15 marzo. Nel periodo di apertura della mostra, lo Spazio InContext presenta un calendario di eventi (reading, performance, teatro e musica).
*Plutôt la vie... plutôt la ville è il titolo di una mostra curata nel 2000 alla neon a Bologna da Roberto Daolio e Mili Romano e frutto di una intensa, felice esperienza parigina nel corso di un workshop internazionale all'Université Paris 8, con i giovani artisti dell’Accademia Alessandra Andrini, Paolo Bertocchi, Vanessa Chimera, Elisa Laraia, Sandrine Nicoletta e Sissi.
KEITA NAKASONE
InContext | conversione di residui urbani
primo premio
È un progetto artistico di riappropriazione di uno spazio dismesso. Si sviluppa dall’idea di trasformare un luogo in stato di abbandono in un’opera collettiva in cui una rovina acquista una forma “altra”.
Dopo una mappatura degli spazi in stato di abbandono sparsi per la città di Bologna, durata quattro mesi, nel giugno 2014 il gruppo entra in contatto con l’amministrazione comunale individuando insieme ad essa l’area dismessa delle arcate del ponte di via Libia, al civico 72 d, e, f. Da questo momento, gli artisti iniziano una lunga ricerca all’interno del quartiere, coinvolgendo gli abitanti e raccogliendo materiale e interviste.
Dal 19 ottobre, per due mesi, le arcate del ponte di via Libia diventano oggetto di intervento. Attraverso incontri, musica e riflessioni, gli spazi assumono gradualmente nuovi significati, trasformandosi in un’opera composta da pitture murali, sculture, video e installazioni che parlano del rione Cirenaica, dei suoi abitanti e della sua storia.
NATÁLIA TREJBALOVÁ
Alauda | concerto per resilienza e riverbero su nastro
secondo premio
Ogni città, in quanto ecosistema unico e particolare, è dotata di resilienza, la capacità di tornare allo stato precedente dopo un urto. Ho proposto tre performance sonore, che coinvolgono altrettanti musicisti in tre spazi importanti della città, con sonorità che dopo il loro svolgimento riecheggeranno, fino a essere riassorbite. Spazi con proprietà acustiche particolari: gli scavi archeologici nel piano interrato della Sala Borsa; i corridoi del rifugio antiaereo in via del Guasto; la sala della nuova stazione dell’Alta Velocità di Bologna.
L’idea di resilienza verrà messa in pratica dalla registrazione del concerto su un nastro in loop collegato a due registratori. Uno di questi riprodurrà il suono, l’altro registrerà continuamente sul nastro stesso, catturando anche i rumori circostanti. Alla fine della performance, intesa come urto che altera il sistema, il nastro continuerà a essere riprodotto e registrato allo stesso tempo, creando una sorta di delay del concerto che sarà riassorbito dai suoni dell’ambiente stesso, in una sorta di mimesis, fino al silenzio da cui tutto è iniziato.
BARBARA CARDELLA
Cartigli d’artista
L'idea nasce dalla volontà di dare importanza a tutti coloro che non sono parte della storia ma che sono la storia effettiva di Bologna, parte della memoria collettiva.
Gente reale, non esistita, ma che esiste, che tutti conoscono ed hanno incontrato o ascoltato almeno una volta per strada; quegli artisti che hanno consacrato la loro arte a questa città, riempiendo le domeniche oziose di musica, spettacoli improvvisati (e non ) e danze..
La città è costellata di targhe esplicative: palazzi, torri, piazze, parchi... memoria di un passato “importante”, quello che vale la pena ricordare in dieci righe su un pannello in metallo affisso a un edificio d’epoca... L’idea dunque è quella di una serie di cartigli che creino una rete di connessioni tra le persone in pieno centro storico.
IRENE FENARA e DANIELE PULZE
Immagini in meno
Il progetto prevede di operare sugli impianti pubblicitari per l'affissione di proprietà comunale denominati "stendardi” applicando fotografie, sotto forma di manifesto, che riproducano il paesaggio retrostante il cartellone stesso. Con questa modalità il progetto ha l'intenzione di agire su di una intera via ben definita: la parte di strada di Via Murri che parte da Porta Santo Stefano fino all’incrocio con Via degli Orti. In questo tratto di strada gli stendardi sono numerosi, circa sedici, e dislocati omogeneamente sia da un marciapiede all’altro che in tutta la sua lunghezza.
GIULIA MARTINI
Industria della coscienza
La frutta e la verdura che acquistiamo nei supermercati, dall’estetica accattivante e l’apparente varietà, sono in realtà il risultato di una selezione genetica di sementi che rispettano precisi canoni estetici e produttivi che le multinazionali impongono sul mercato e a cui siamo inconsciamente assuefatti. Queste piante sono cresciute in modo intensivo con l’ausilio di concimi chimici e pesticidi. Gli alimenti immessi nel mercato sono conservati e resi più invitanti nel colore e nel gusto con l’aggiunta di coloranti, conservanti, antiossidanti, addensanti, stabilizzanti, emulsionanti, regolatori di acidità, esaltatori di sapidità. Il prodotto finale come quello iniziale è, quindi, solo apparentemente naturale.
In questo progetto sono posti in relazione i semi delle piante, modificati sin dalla loro origine e condizionati nella crescita, con le persone, anch’esse manipolate e condizionate nelle loro scelte.
Ho riprodotto 242 buste di sementi Blumen, sostituendo alle foto delle piante le foto delle persone che incontro quotidianamente nel centro storico di Bologna. All’interno delle buste vi sono dei semi di zucca che simboleggiano l’inizio e l’abbandono di qualcosa per giungere a un rinnovamento.
RICCARDO VANNI
Denkmal | ipotesi progettuale per un monumento obliquo
Sono in molti a ricordare gli eccidi perpetrati dai criminali in divisa della Uno Bianca, i fratelli Savi, che culminarono nella strage del Pilastro il 4 gennaio 1991. Non molti invece ricordano i particolari di questa terribile vicenda, come il modello dell’automobile che guidavano i militari nel momento dell’aggressione. Una Fiat Uno con le stesse identiche caratteristiche ma con una significativa differenza cromatica.Il progetto si serve di questo dettaglio, apparentemente irrilevante all’epoca dei fatti, per innescare una riflessione sull’accadutoe per indagare le possibilità che nel monumento contemporaneosi manifestano. Denkmal dunque, in lingua tedesca, per l’appropriatezza che questo termine dimostra, letteralmente, ripensare nuovamente ad un evento, in termini inediti rispetto a quelli che avevamo precedentemente immaginato. La commemorazione allora può diventare l’occasione per innescare una riflessione autentica e sincera sui fatti, al di fuori di ogni ideologiae priva di retorica, come raramente accade.
Il Premio, istituito dalla famiglia e dall’Accademia di Belle Arti di Bologna, nasce nel ricordo vivo di Roberto Daolio, scomparso nel 2013, della sua sensibilità di curatore e critico in ambito nazionale e internazionale, e, insieme, del suo appassionato lavoro di docente all'Accademia bolognese. Rara la sua capacità di riconoscere e coltivare i segni del nuovo che lo ha reso una figura insostituibile, i cui frutti preziosi sono presenti nel lavoro di tanti artisti.
Il Premio è stato rivolto agli allievi dell'Accademia di Belle Arti di Bologna per un progetto di Public Art, ambito nel quale Roberto Daolio ha concentrato una grande parte del suo impegno negli ultimi quindici anni, privilegiandola come pratica formativa di lettura e di intervento negli spazi pubblici non deputati all’arte. Ha offerto, per volontà della famiglia, un primo premio in denaro, e – grazie a /little constellation/ network della Repubblica di San Marino, con il quale Daolio ha molto collaborato negli ultimi anni – come secondo premio, una residenza d’artista in Islanda.
La Commissione, composta da Stefano Daolio, dagli artisti Rita Canarezza & Pier Paolo Coro (/little constellation/, Repubblica di San Marino), Alessandra Andrini ed Eva Marisaldi, dai docenti dell'Accademia Mili Romano, Maria Rita Bentini, Carlo Branzaglia, Gino Gianuizzi e da Roberto Pinto (Università di Bologna), ha valutato i diciannove progetti pervenuti, tutti riguardanti interventi artistici in alcune aree di Bologna fra centro storico e prima periferia con l'attenzione a un approccio contestuale, di relazione con i luoghi e gli abitanti.
Il primo premio è stato assegnato al progetto InContext, di Keita Nakasone, per l’attenta indagine antropologico-urbanistico-sociale che ha portato a individuare alcune aree dismesse della città, e a concentrarsi su una di esse, via Libia, e sul vissuto a essa circostante. Il progetto si distingue per la volontà di attivare un'estesa partecipazione pubblica e per la capacità di sviluppare relazioni tra gli abitanti, ponendosi come spazio propulsivo di una rete di connessioni. È interessante soprattutto il fatto che per la sua realizzazione e trasformazione in una piattaforma culturale collaborativa, il giovane artista abbia avviato un dialogo con le istituzioni cittadine del Quartiere San Vitale.
Il secondo premio, una residenza di due settimane presso il centro SÍM di Reykiavik offerta dal network /little constellation/, è stato assegnato al progetto Alauda di Natália Trejbalová, il cui impatto concettuale e poetico coniuga, attraverso il suono, temi legati alla sostenibilità ambientale e alla memoria storica della città.
Sono stati selezionati inoltre Cartigli d’artista di Barbara Cardella, Immagini in meno di Irene Fenara e Daniele Pulze, Industria della coscienza di Giulia Martini, Denkmal di Riccardo Vanni.
Un catalogo, edito da Fausto Lupetti Editore, documenta questa prima edizione del Premio, i progetti vincitori e quelli selezionati.
Il video in mostra dedicato alla figura di Roberto Daolio è realizzato da Maurizio Finotto con alcuni studenti dell'Accademia di Belle Arti.
Le mostre, a cura di Maria Rita Bentini, Gino Gianuizzi e Mili Romano, sono aperte fino al 15 marzo. Nel periodo di apertura della mostra, lo Spazio InContext presenta un calendario di eventi (reading, performance, teatro e musica).
*Plutôt la vie... plutôt la ville è il titolo di una mostra curata nel 2000 alla neon a Bologna da Roberto Daolio e Mili Romano e frutto di una intensa, felice esperienza parigina nel corso di un workshop internazionale all'Université Paris 8, con i giovani artisti dell’Accademia Alessandra Andrini, Paolo Bertocchi, Vanessa Chimera, Elisa Laraia, Sandrine Nicoletta e Sissi.
KEITA NAKASONE
InContext | conversione di residui urbani
primo premio
È un progetto artistico di riappropriazione di uno spazio dismesso. Si sviluppa dall’idea di trasformare un luogo in stato di abbandono in un’opera collettiva in cui una rovina acquista una forma “altra”.
Dopo una mappatura degli spazi in stato di abbandono sparsi per la città di Bologna, durata quattro mesi, nel giugno 2014 il gruppo entra in contatto con l’amministrazione comunale individuando insieme ad essa l’area dismessa delle arcate del ponte di via Libia, al civico 72 d, e, f. Da questo momento, gli artisti iniziano una lunga ricerca all’interno del quartiere, coinvolgendo gli abitanti e raccogliendo materiale e interviste.
Dal 19 ottobre, per due mesi, le arcate del ponte di via Libia diventano oggetto di intervento. Attraverso incontri, musica e riflessioni, gli spazi assumono gradualmente nuovi significati, trasformandosi in un’opera composta da pitture murali, sculture, video e installazioni che parlano del rione Cirenaica, dei suoi abitanti e della sua storia.
NATÁLIA TREJBALOVÁ
Alauda | concerto per resilienza e riverbero su nastro
secondo premio
Ogni città, in quanto ecosistema unico e particolare, è dotata di resilienza, la capacità di tornare allo stato precedente dopo un urto. Ho proposto tre performance sonore, che coinvolgono altrettanti musicisti in tre spazi importanti della città, con sonorità che dopo il loro svolgimento riecheggeranno, fino a essere riassorbite. Spazi con proprietà acustiche particolari: gli scavi archeologici nel piano interrato della Sala Borsa; i corridoi del rifugio antiaereo in via del Guasto; la sala della nuova stazione dell’Alta Velocità di Bologna.
L’idea di resilienza verrà messa in pratica dalla registrazione del concerto su un nastro in loop collegato a due registratori. Uno di questi riprodurrà il suono, l’altro registrerà continuamente sul nastro stesso, catturando anche i rumori circostanti. Alla fine della performance, intesa come urto che altera il sistema, il nastro continuerà a essere riprodotto e registrato allo stesso tempo, creando una sorta di delay del concerto che sarà riassorbito dai suoni dell’ambiente stesso, in una sorta di mimesis, fino al silenzio da cui tutto è iniziato.
BARBARA CARDELLA
Cartigli d’artista
L'idea nasce dalla volontà di dare importanza a tutti coloro che non sono parte della storia ma che sono la storia effettiva di Bologna, parte della memoria collettiva.
Gente reale, non esistita, ma che esiste, che tutti conoscono ed hanno incontrato o ascoltato almeno una volta per strada; quegli artisti che hanno consacrato la loro arte a questa città, riempiendo le domeniche oziose di musica, spettacoli improvvisati (e non ) e danze..
La città è costellata di targhe esplicative: palazzi, torri, piazze, parchi... memoria di un passato “importante”, quello che vale la pena ricordare in dieci righe su un pannello in metallo affisso a un edificio d’epoca... L’idea dunque è quella di una serie di cartigli che creino una rete di connessioni tra le persone in pieno centro storico.
IRENE FENARA e DANIELE PULZE
Immagini in meno
Il progetto prevede di operare sugli impianti pubblicitari per l'affissione di proprietà comunale denominati "stendardi” applicando fotografie, sotto forma di manifesto, che riproducano il paesaggio retrostante il cartellone stesso. Con questa modalità il progetto ha l'intenzione di agire su di una intera via ben definita: la parte di strada di Via Murri che parte da Porta Santo Stefano fino all’incrocio con Via degli Orti. In questo tratto di strada gli stendardi sono numerosi, circa sedici, e dislocati omogeneamente sia da un marciapiede all’altro che in tutta la sua lunghezza.
GIULIA MARTINI
Industria della coscienza
La frutta e la verdura che acquistiamo nei supermercati, dall’estetica accattivante e l’apparente varietà, sono in realtà il risultato di una selezione genetica di sementi che rispettano precisi canoni estetici e produttivi che le multinazionali impongono sul mercato e a cui siamo inconsciamente assuefatti. Queste piante sono cresciute in modo intensivo con l’ausilio di concimi chimici e pesticidi. Gli alimenti immessi nel mercato sono conservati e resi più invitanti nel colore e nel gusto con l’aggiunta di coloranti, conservanti, antiossidanti, addensanti, stabilizzanti, emulsionanti, regolatori di acidità, esaltatori di sapidità. Il prodotto finale come quello iniziale è, quindi, solo apparentemente naturale.
In questo progetto sono posti in relazione i semi delle piante, modificati sin dalla loro origine e condizionati nella crescita, con le persone, anch’esse manipolate e condizionate nelle loro scelte.
Ho riprodotto 242 buste di sementi Blumen, sostituendo alle foto delle piante le foto delle persone che incontro quotidianamente nel centro storico di Bologna. All’interno delle buste vi sono dei semi di zucca che simboleggiano l’inizio e l’abbandono di qualcosa per giungere a un rinnovamento.
RICCARDO VANNI
Denkmal | ipotesi progettuale per un monumento obliquo
Sono in molti a ricordare gli eccidi perpetrati dai criminali in divisa della Uno Bianca, i fratelli Savi, che culminarono nella strage del Pilastro il 4 gennaio 1991. Non molti invece ricordano i particolari di questa terribile vicenda, come il modello dell’automobile che guidavano i militari nel momento dell’aggressione. Una Fiat Uno con le stesse identiche caratteristiche ma con una significativa differenza cromatica.Il progetto si serve di questo dettaglio, apparentemente irrilevante all’epoca dei fatti, per innescare una riflessione sull’accadutoe per indagare le possibilità che nel monumento contemporaneosi manifestano. Denkmal dunque, in lingua tedesca, per l’appropriatezza che questo termine dimostra, letteralmente, ripensare nuovamente ad un evento, in termini inediti rispetto a quelli che avevamo precedentemente immaginato. La commemorazione allora può diventare l’occasione per innescare una riflessione autentica e sincera sui fatti, al di fuori di ogni ideologiae priva di retorica, come raramente accade.
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