Brueghel. Meraviglie dell?arte fiamminga
Dal 18 Dicembre 2012 al 07 Luglio 2013
Roma
Luogo: Chiostro del Bramante
Indirizzo: via della Pace
Orari: da lunedì a venerdì 10-20; sabato e domenica 10-21
Curatori: Sergio Gaddi, Doron J. Lurie
Costo del biglietto: intero € 12, ridotto € 10
Telefono per informazioni: +39 06 916508451
E-Mail info: comunicazione@chiostrodelbramante.it
Sito ufficiale: http://www.chiostrodelbramante.it
Il Chiostro del Bramante ospita dal 18 dicembre 2012 al 2 giugno 2013 “Brueghel. Meraviglie dell?arte fiamminga”, la prima grande esposizione mai realizzata a Roma dedicata alla celeberrima stirpe di artisti.
Un?occasione unica per ammirare i capolavori di un?intera dinastia di eccezionale talento, attiva tra il XVI e il XVII secolo, e ripercorrerne la storia, lungo un orizzonte temporale, familiare e pittorico di oltre 150 anni.
Curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, Conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art, la mostra è promossa e organizzata da Arthemisia Group e DART Chiostro del Bramante.
Con oltre 100 opere, l?esposizione offre al pubblico la possibilità di vedere da vicino originali meravigliosi, presentati per la prima volta in modo organico e completo nella suggestiva cornice capitolina, provenienti da alcuni tra i più importanti musei nazionali e internazionali, ma non solo.
Proprio nella provenienza di diverse opere da un elevato numero di prestigiose collezioni private, di estremamente frammentaria dislocazione nel mondo, sta infatti l?eccezionalità di questa mostra che è riuscita a raccogliere e mettere insieme capolavori altrimenti difficilmente accessibili, molti dei quali del resto finora mai esposti al pubblico.
Un?opportunità imperdibile dunque per apprezzare alcuni straordinari dipinti, per la prima volta in Italia, come il magnifico “I sette atti di pietà” (1616-1618 ca.) di Pieter Brueghel il Giovane, in cui le diverse rappresentazioni della carità vengono esaltate e declinate attraverso l?intensità delle figure ritratte, richiamando per contrapposizione “I sette peccati capitali” di Hieronymus Bosch (1500 ca.), altro eccezionale quadro della collezione presente in mostra, mai giunto prima nella Città Eterna.
E proprio dal rapporto che con Bosh ebbe il capostipite dei Brueghel, Pieter il Vecchio (1525/1530 ca. – 1569), inizia il racconto della dinastia che, con la sua visione disincantata dell?umanità, ha segnato la storia dell?arte europea dei secoli a venire.
Del “maestro spirituale” Pieter Brueghel il Vecchio seppe approfondire in chiave terrena le visioni oniriche, passando da uno stile ricercato e concentrato sulla tradizione, ad uno più icastico e interessato alla realtà, prestando grande attenzione al paesaggio e al rapporto tra uomo e natura, attraverso scene di danze contadine e proverbi figurati che riecheggiarono a lungo e cambiarono definitivamente la pittura fiamminga, aprendola alla modernità.
Illustratore di un mondo agreste divenuto simbolo di una lettura sul senso della vita umana che già all?epoca riscosse incredibile successo presso la committenza internazionale, dopo la sua morte, i registri del comico e del grottesco tipici dei suoi lavori, assunsero una valenza educativa che venne quindi raccolta dai figli, Pieter il Giovane (1564 –1638) e Jan il Vecchio (1568 – 1625).
Rispetto al fratello, Pieter il Giovane ricalcò più da vicino le orme del padre (realizzando anche vere e proprie copie, oggi a volte uniche testimonianze di originali andati perduti), di cui però seppe rinnovare lo stile e i temi attraverso una personale elaborazione, rintracciabile in mostra per esempio nella splendida “Trappola per uccelli” (1605) che, con le sue atmosfere forti e le sue tinte decise, racchiude in sé tutte le peculiarità del Barocco Fiammingo. Mentre Jan il Vecchio, soprannominato “dei velluti” per la preziosità della sua tecnica, si dimostrò invece più orientato al rinnovamento stilistico, diventando il riferimento imitativo per gli artisti “bruegheliani” successivi.
La genealogia prosegue poi e si ramifica, dal patriarca alla sua più lontana discendenza, in una complicata rete di relazioni presentata in mostra con precisione e rigore, fino agli undici figli di Jan il Giovane, cinque dei quali pittori anch?essi. In pieno ?600 lo “stile brueghel” ha ormai assunto i tratti di un vero e proprio marchio di qualità.
Il percorso si focalizza attorno alle vicende di ciascun artista e si sviluppa secondo una logica a rete, abbracciando riferimenti storici del periodo in esame, e analizza l?esperienza finanche di personaggi quali Jan van Kessel I (1626 – 1679), figlio di Paschasia, sorella di Jan Brueghel, e di Ambrosius Brueghel (1617 – 1675), artista di grandissima qualità ma poco conosciuto e studiato. Il percorso espositivo si chiude infine con David Teniers il Giovane (1610 –1690), legato ai Brueghel per aver sposato la figlia di Ambrosius, e Abraham (1631 – 1697), ultimo epigono di una discendenza che, con più di cento anni di attività, è ormai leggendaria.
Attraverso le opere di Pieter Brueghel il Vecchio e della sua genealogia la mostra proporrà un viaggio appassionante nell?epoca d?oro della pittura fiamminga del Seicento, alla ricerca del genio visionario di ben cinque generazioni di artisti in grado di incarnare coralmente, come mai nessuno prima né dopo di loro, lo stile e le tendenze di oltre un secolo di storia dell?arte.
Un?occasione unica per ammirare i capolavori di un?intera dinastia di eccezionale talento, attiva tra il XVI e il XVII secolo, e ripercorrerne la storia, lungo un orizzonte temporale, familiare e pittorico di oltre 150 anni.
Curata da Sergio Gaddi e Doron J. Lurie, Conservatore dei Dipinti Antichi al Tel Aviv Museum of Art, la mostra è promossa e organizzata da Arthemisia Group e DART Chiostro del Bramante.
Con oltre 100 opere, l?esposizione offre al pubblico la possibilità di vedere da vicino originali meravigliosi, presentati per la prima volta in modo organico e completo nella suggestiva cornice capitolina, provenienti da alcuni tra i più importanti musei nazionali e internazionali, ma non solo.
Proprio nella provenienza di diverse opere da un elevato numero di prestigiose collezioni private, di estremamente frammentaria dislocazione nel mondo, sta infatti l?eccezionalità di questa mostra che è riuscita a raccogliere e mettere insieme capolavori altrimenti difficilmente accessibili, molti dei quali del resto finora mai esposti al pubblico.
Un?opportunità imperdibile dunque per apprezzare alcuni straordinari dipinti, per la prima volta in Italia, come il magnifico “I sette atti di pietà” (1616-1618 ca.) di Pieter Brueghel il Giovane, in cui le diverse rappresentazioni della carità vengono esaltate e declinate attraverso l?intensità delle figure ritratte, richiamando per contrapposizione “I sette peccati capitali” di Hieronymus Bosch (1500 ca.), altro eccezionale quadro della collezione presente in mostra, mai giunto prima nella Città Eterna.
E proprio dal rapporto che con Bosh ebbe il capostipite dei Brueghel, Pieter il Vecchio (1525/1530 ca. – 1569), inizia il racconto della dinastia che, con la sua visione disincantata dell?umanità, ha segnato la storia dell?arte europea dei secoli a venire.
Del “maestro spirituale” Pieter Brueghel il Vecchio seppe approfondire in chiave terrena le visioni oniriche, passando da uno stile ricercato e concentrato sulla tradizione, ad uno più icastico e interessato alla realtà, prestando grande attenzione al paesaggio e al rapporto tra uomo e natura, attraverso scene di danze contadine e proverbi figurati che riecheggiarono a lungo e cambiarono definitivamente la pittura fiamminga, aprendola alla modernità.
Illustratore di un mondo agreste divenuto simbolo di una lettura sul senso della vita umana che già all?epoca riscosse incredibile successo presso la committenza internazionale, dopo la sua morte, i registri del comico e del grottesco tipici dei suoi lavori, assunsero una valenza educativa che venne quindi raccolta dai figli, Pieter il Giovane (1564 –1638) e Jan il Vecchio (1568 – 1625).
Rispetto al fratello, Pieter il Giovane ricalcò più da vicino le orme del padre (realizzando anche vere e proprie copie, oggi a volte uniche testimonianze di originali andati perduti), di cui però seppe rinnovare lo stile e i temi attraverso una personale elaborazione, rintracciabile in mostra per esempio nella splendida “Trappola per uccelli” (1605) che, con le sue atmosfere forti e le sue tinte decise, racchiude in sé tutte le peculiarità del Barocco Fiammingo. Mentre Jan il Vecchio, soprannominato “dei velluti” per la preziosità della sua tecnica, si dimostrò invece più orientato al rinnovamento stilistico, diventando il riferimento imitativo per gli artisti “bruegheliani” successivi.
La genealogia prosegue poi e si ramifica, dal patriarca alla sua più lontana discendenza, in una complicata rete di relazioni presentata in mostra con precisione e rigore, fino agli undici figli di Jan il Giovane, cinque dei quali pittori anch?essi. In pieno ?600 lo “stile brueghel” ha ormai assunto i tratti di un vero e proprio marchio di qualità.
Il percorso si focalizza attorno alle vicende di ciascun artista e si sviluppa secondo una logica a rete, abbracciando riferimenti storici del periodo in esame, e analizza l?esperienza finanche di personaggi quali Jan van Kessel I (1626 – 1679), figlio di Paschasia, sorella di Jan Brueghel, e di Ambrosius Brueghel (1617 – 1675), artista di grandissima qualità ma poco conosciuto e studiato. Il percorso espositivo si chiude infine con David Teniers il Giovane (1610 –1690), legato ai Brueghel per aver sposato la figlia di Ambrosius, e Abraham (1631 – 1697), ultimo epigono di una discendenza che, con più di cento anni di attività, è ormai leggendaria.
Attraverso le opere di Pieter Brueghel il Vecchio e della sua genealogia la mostra proporrà un viaggio appassionante nell?epoca d?oro della pittura fiamminga del Seicento, alla ricerca del genio visionario di ben cinque generazioni di artisti in grado di incarnare coralmente, come mai nessuno prima né dopo di loro, lo stile e le tendenze di oltre un secolo di storia dell?arte.
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