Donna e Multiculturalità nell'Europa di oggi

Donna e Multiculturalità nell'Europa di oggi, Complesso Monumentale di S.Andrea al Quirinale - Teatro dei Dioscuri, Roma

 

Dal 11 Novembre 2014 al 20 Novembre 2014

Roma

Luogo: Complesso Monumentale di S.Andrea al Quirinale - Teatro dei Dioscuri

Indirizzo: via Piacenza 1

Orari: da lunedì a sabato 8.30-18.30

Enti promotori:

  • MiBACT
  • Roma Capitale

Costo del biglietto: ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 06 4747155

E-Mail info: testafutura@tiscali.it


L’Altrosguardo-Artisti Associati, che ha al suo attivo numerose mostre e manifestazioni di alto profilo, nazionali e internazionali, organizza una Mostra di respiro europeo sul tema "Donna e Multiculturalità nell’Europa di oggi” con partecipazione di Artisti di vari Paesi europei e una apposita sezione dedicata alla promozione di selezionati Giovani Artisti emergenti. 
Alla manifestazione partecipa anche la candidata al Premio Nobel Marcia Theophilo con un intervento inaugurale; una sezione è dedicata inoltre alla grande scrittrice Marguerite Yourcenar, di cui il Centro Antinoo custodisce in esclusiva unici e numerosi documenti e prime edizioni firmate. 
Va detto che questa è una mostra che nasce con una particolarità, da incontri e amichevoli frequentazioni tra Artisti; ci conosciamo infatti bene, ci siamo scelti e ci siamo autogestiti. E ci sono i Giovani con noi, li abbiamo voluti, li presentiamo in questa occasione augurando loro un lungo percorso appassionato e sensibile nell’arte. Perché amiamo profondamente l’Arte e ne facciamo, in questa mostra, omaggio alla Donna, all’universo femminile, a un mondo così ricco e complesso, variopinto di razze, suoni, colori, odori ma anche di rabbie e dolori, multietnico e meraviglioso. 
La Donna, nei suoi molteplici aspetti, è il tema della manifestazione che propone una riflessione sull’importanza che la presenza femminile ha determinato nel campo delle Arti e delle Scienze, della Cultura e del Pensiero, dell’impegno Sociale e del Costume, in un grande affresco multiculturale e multietnico.delle varie realtà presenti e vive nella società globale. 
Verte sulla centralità della figura femminile, sulla denuncia della violenza che ancora subisce nel mondo, su proposte speranze e utopie praticabili, scritte dipinte e scolpite tramite i diversi linguaggi dell'arte, intesa come potente strumento di confronto ed evoluzione. Condotto con incursioni in tempi, luoghi e culture differenti, ma compresenti nell’Europa odierna, il percorso della manifestazione ci parla della complessità dell'essere donna, e di momenti densi di difficoltà, gioie e paure. 
Il titolo della mostra " Donna e Multiculturalità nell’Europa di oggi” sottolinea l'esigenza di stimolare una riflessione sull’essere donna al di là di barriere geografiche, culturali o di orientamento sessuale. 
Sia che la presenza femminile sia esaltata nel suo carattere simbolico di archetipo universale, sia che si ispiri alle grandi figure che hanno contribuito ad illuminare un percorso di progresso etico e sociale, questo viaggio nell’universo femminile indica un possibile cammino e testimonia di un disegno di coscienza, speranza e amore, su cui riflettere oggi. 
Ringrazio tutti per l’amichevole e appassionata partecipazione e.....alla prossima avventura! 

TESTO CRITICO 
a cura di Pietro Di Loreto 

Sono opere che tradiscono e comunicano emozioni e ideali sentiti e vissuti nel profondo, e che ci appaiono riassumere alla perfezione il sincero bisogno di corrispondere ai valori di autenticità e adesione che il tema proposto nella esposizione addita. 
Allo stesso modo vanno lette le opere degli altri artisti che partecipano alla iniziativa e che peraltro evidenziano la preoccupazione e contemporaneamente l’ansia di raffigurare insieme fisicità e spiritualità, il corporeo e l’astratto. Lo mostrano con ogni evidenza tanto la perfezione allusiva della Psiche di Claudio Abate, o le potenti ali graffiate di Raffaele Della Rovere, quanto la significativa installazione di Patrizia Molinari e le incisioni di Massimo Gatti, per non dire delle ceramiche lavorate a smalto da Roberto Dottorini e da Walter Gatti, tra i più efficaci interpreti di questa tecnica tanto impegnativa quanto raffinata, laddove però la circostanza che accomuna tutti risiede nella constatazione che l'attenzione al dato materiale non toglie respiro alla poetica individuale e all'immaginazione, dando modo alla felicità creativa di esprimersi sempre con illuminante sobrietà e vera padronanza del 'mestiere'. 
Una sorta di ostentazione allusiva, insomma, figlia di un modus operandi certo molto variegato che tuttavia tiene insieme tutte queste esperienze perché fanno parte in effetti a pieno titolo della comunicazione contemporanea, e che possono perfino testimoniare il senso di una sorta di ‘riconversione’ della sensibilità dell’artista, il quale, occorre riconoscere, non disdegna di penetrare in ambiti ulteriori, se si può dire, rispetto al mero esito creativo : ambiti più impegnativi, seppure approcciati in maniera sottile, quasi come se la mano che crea fosse una sorta di cervello pensante, bene attenta a disciplinare il ductus realizzativo indirizzandolo verso la verità della propria maniera espressiva. 
Prevalgono in questa collettiva i vari indirizzi del figurativo, che però sembrano prescindere da come il reale ci apparirebbe de visu, muovendo in qualche misura verso l’astrazione e il concetto; un figurativo in sostanza che sembra voler dare identità ai drammi quotidiani dell’esistenza, dello stare nel mondo, ma che allo stesso tempo, e quasi misteriosamente, pare evocare nella mente dell’osservatore quasi una sorta di ambiguità, dove anche la sensualità e l’edonismo che trasudano da molte opere appaiono meri elementi di un universo fascinoso ed iperbolico, tradotto nei contorni di ben definite realizzazioni. 
E’ come se proprio nella cornice – o, forse, al riparo- della esposizione collettiva gli artisti trovassero l’occasione per far confluire la eterogenea pluralità dei loro stimoli in linguaggi di singolare identità, magari rielaborando in modo profondamente individuale gli spunti reciproci, misurandosi tra loro con intelligenza, compresi come sono nel loro ruolo di protagonisti a tutto tondo. 
Si può dire in generale che le varie forme espressive spesso non si piegano alla totale comprensione dei fruitori, a volte il loro impatto può apparire sfumato, sfuggente; e tuttavia pur variando col mutare dei tempi e del gusto esse conservano inalterato agli occhi di chi le osserva il loro inesplicabile fascino: è una considerazione che la collettiva Donna e Multiculturalità nell'Europa di oggi ci sembra poter confermare. 

TESTO CRITICO 
a cura di Serena Di Giovanni 

"Perché io sono colei che è prima e ultima 
Io sono colei che è venerata e disprezzata, 
Io sono colei che è prostituta e santa, 
Io sono sposa e vergine, 
Io sono madre e figlia, 
Io sono le braccia di mia madre, 
Io sono sterile, eppure sono numerosi i miei figli, 
Io sono donna sposata e nubile, 
Io sono Colei che dà alla luce e Colei che non ha mai partorito, 
Io sono colei che consola dei dolori del parto. 
Io sono sposa e sposo, 
E il mio uomo nutrì la mia fertilità, 
Io sono Madre di mio padre, 
Io sono sorella di mio marito, 
Ed egli è il figlio che ho respinto. 
Rispettatemi sempre, 
Poiché io sono colei che da Scandalo e colei che Santifica." 
Inno a Iside 
Nag Hammadi, Egitto (III-IV secolo a.C) 

Un omaggio alla Donna, all’eterogeneo universo femminile. Un mondo multietnico e variopinto, talora ricco di dolori e violenze, come denunciano i numerosi episodi di cronaca nera cui, purtroppo, siamo abituati. La Donna nei suoi molteplici aspetti. La Donna come Madre-Terra, come rifugio, come “porto sicuro” ove approdare; come perno e origine dell’esistenza. La Donna come oggetto, come feticcio. La Donna stuprata, violentata, “martirizzata”, sacrificata nella sua essenza; la Donna emancipata, filosofa, scienziata; intesa nel suo valore archetipico universale, ma anche come individualità concreta, tangibile, pregnante. La Donna in tutta la sua complessità. Questi, gli elementi precipui che contraddistinguono i lavori realizzati dai giovani artisti emergenti Fabio Vernile, Violetta Carpino, Igor Spadoni, Ralf Joshua Trillana, Maria Claudia Nuccetelli, Nunzia Pallante, Greta Colli e Maria Cristina Marmo in occasione della mostra “Donna e Multiculturalità nell’Europa oggi”, dall’ 11 al 19 novembre al Complesso Monumentale di S. Andrea al Quirinale, Teatro dei Dioscuri, di Roma. 
Le otto opere in esposizione, dissimili per tecnica, iconografia, iconologia e stile, intendono indagare e approfondire l’universo femminile nell’ambito multietnico e multiculturale dell’Europa di oggi. A tale scopo, esse dialogano dialetticamente con i lavori realizzati dagli artisti di chiara fama internazionale che hanno aderito alla manifestazione, tra i quali Claudio Abate, Minou Amirsoleimani, Mirella Bentivoglio, Luigi Campanelli, Bruno Ceccobelli, Raffaele Della Rovere, Paolo Dorazio, Patrizia Dottori, Roberto Dottorini, Roberta Filippi, Elizabeth Frolet, Valter Gatti, Bianca Menna, Patrizia Molinari, Lina Passalacqua, Umberto Salmeri. Il tutto, con l’obiettivo di indurre il pubblico a riflettere sul fenomeno, estremamente attuale, del multiculturalismo in relazione ai diritti sociali, civili e politici della Donna, troppo spesso lesi da obsolete logiche patriarcali, correlate a particolari realtà culturali, religiose ed etniche. Soggetti, questi, direttamente collegati al fenomeno della globalizzazione, ai flussi migratori, al colonialismo e agli eventi bellici, nonché al sempre crescente sincretismo culturale della civiltà moderna. 
I lavori in mostra esplorano, sotto differenti prospettive, i grandi temi dell’ abuso, della sessualità, della maternità, della cura e dell’emancipazione femminile. Così, per affrontare il delicato tema della violenza sulle donne, “Schiave” di Fabio Vernile trasforma l’immagine muliebre in un automa, un manichino selvaggiamente coartato e violentato agli angoli di una città sorda e cieca. Ancora, in “Ipazia Helios” di Ralf Trillana, l’essere femminile, attraverso la celebre figura dell’astronoma e filosofa greca (uccisa barbaramente da una folla di cristiani in tumulto) assurge, allo stesso tempo, a icona archetipica e tipica della libertà di pensiero. In “Cynara” di Igor Spadoni, invece, la donna appare connessa alla Cynara cardunculus, pianta dalle rinomate proprietà medicinali, e immagine iconografica di chiara origine mitologica. Cynara, infatti, è la bellissima ninfa amata da Zeus e in seguito trasformata in Carciofo perché incapace di corrispondere il brutale ed egoista sentimento del noto dio greco. Ancora, in “Filo Rosso” di Nunzia Pallante, l’immagine della donna, nelle sue diverse etnie, è raccontata attraverso alcuni indicativi momenti della frenetica vita quotidiana. 
Il tema della multiculturalità è affrontato, in particolar modo, da “Altrove” di Claudia Nuccetelli, opera nella quale un intenso volto femminile, dai tratti visibilmente negroidi, viene multi-sfaccettato e reso policromo per significare in termini metaforici le multiformi caratteristiche, i diversi “colori”, dell’ “essere Donna”. Un volto, quello realizzato dalla Nuccetelli, che sembra essere composto e circoscritto dalla corteccia di un albero, chiaro riferimento all’antichissimo tema della “Madre-terra”, nutrice prolifera e feconda, genitrice per eccellenza di tutta l’umanità. La Donna come “sostegno” e “rifugio”, simboleggiato dalle mani e, più in generale, dagli arti superiori che, sovrapponendosi, si avviluppano in un vorticoso e incessante abbraccio, sembra predominare sia in “Dedica” di Greta Colli, sia nell’olio, vertiginoso e “barocco”, di Violetta Carpino, dal titolo “Abissi dell’Anima” quasi una riedizione in chiave “femminile” e contemporanea delle più celebri pitture illusionistiche cinque-seicentesche ispirate al soggetto cristiano dell’Assunzione. Il tema della maternità ritorna anche nell’acrilico di Maria Cristina Marmo, “Maternità oltre lo sguardo”, ma in un senso più ampio, “cosmologico” e “cosmogonico”, collegato sia al concetto di “Terra-Madre dell’universo” ricongiunta idealmente con il “Padre Cielo”, sia all’occhio di Horus, simbolo egizio di rigenerazione. In relazione alla figura materna, infatti, l’occhio che “tutto vede”, segno “atavico” e atemporale, pone le sue radici proprio nel culto egizio di Iside, dea della maternità e della fertilità; culto che, in seguito, sarà rivisitato dal Cristianesimo con le figure di Maria e di Gesù, trovando nel corso dei secoli un’enorme fortuna iconografica. 

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