God Save The Queen

© courtesy of Museo MADRE/Gerardo Fiore | Gerardo Fiore, Risacca, 2007
Gerardo Fiore, Risacca, 2007
Dal 30 Marzo 2012 al 25 Giugno 2012
Napoli
Luogo: Museo MADRE
Indirizzo: via Settembrini 79
Orari: lun., merc., giov., ven., sab. 10.30-19.30; dom. 10.30-23
Costo del biglietto: intero € 7; ridotto € 3,50; speciale gruppi € 4; gratuito il lunedì
Telefono per informazioni: +39 081 19313016
Sito ufficiale: http://www.museomadre.it
Venerdì 30 marzo alle ore 18:30 il MADRE presenta la mostra di Gerardo di Fiore “God Save The Queen” a chiusura di una prima riflessione sulla storia artistica della città di Napoli che ha visto protagonisti nelle precedenti esposizioni Armando De Stefano e Mario Persico.
Nell'opera che da il titolo alla mostra, espressamente realizzata per il MADRE, Gerardo di Fiore cita l'inno nazionale inglese identificando nella "Queen" la più vasta Madre Terra o, comunque, tutte le Regine insidiate dall'egoismo dell'uomo.
La mostra, articolata in quattro sale, presenta 3 opere inedite, God save the Queen, per l'appunto, Cave canem e Gli angeli ribelli, e un'opera storica dal titolo Risacca.
Le opere, realizzate tutte in gommapiuma, hanno , come consueto, un valore allegorico e metaforico, temperate da quella sottile e coinvolgente ironia che caratterizza tutta la produzione dell'artista. Attraverso questo materiale la scultura, da sempre nata per sfidare i secoli, viene riplasmata in un materiale effimero per antonomasia.
Nell'intento dell'artista la mostra si configura come un'opera aperta: "campo” di possibilità interpretative e stimoli offerti al fruitore e alle sue "letture". Una "costellazione" di elementi che si prestano a diverse relazioni reciproche.
Gerardo Di Fiore nasce a Giugliano nel 1934. Si diploma all'Accademia di Belle Arti di Napoli come allievo di Greco e Perez. Dopo un breve periodo condizionato dall'informale, allora imperante in accademia, recupera la bellezza della scultura classica rivisitata attraverso materiali "diversi": non solo il gesso e il bronzo, ma anche cemento e amianto. Dal 1960 al 1968 utilizza per le sue sculture materiali effimeri e di riciclo come stracci, legno, plastica, carta, specchi, nylon ed altro secondo i principi della "Junk Art" o "Arte di assemblaggio" con influenze New Dada. Con alcune di queste opere partecipa alla IX Quadriennale di Roma. A partire dagli anni Settanta comincia ad usare la gommapiuma con chiari intenti dissacratori.
Nel 1972 realizza con Joseph Beuys la performance "Hic sunt Leones", a Piazza dei Martiri ed aderisce alla "Galleria inesistente", fondata nel 1969 da Vincent D'Arista e Gianni Pisani. Tra il 1975 e il '77 si accentua il suo impegno politico con "ASocial Group" e interviene con performances e azioni dimostrative nell'ambito delle lotte di liberazione dei malati psichiatrici teorizzate da Basaglia. Con i lavori realizzati presso l'ospedale Frullone partecipa nel 1976 alla Biennale di Venezia nella sezione "Ambiente come sociale" curata da Enrico Crispolti. In fine, dagli anni Ottanta al Duemila, senza abbandonare la gomma-piuma, che diventa il suo segno distintivo, riscopre le forme classiche della scultura. In questi anni le sue sculture si richiamano agli avvenimenti, ai riti e ai miti che sconvolgono il mondo contemporaneo.
Nell'opera che da il titolo alla mostra, espressamente realizzata per il MADRE, Gerardo di Fiore cita l'inno nazionale inglese identificando nella "Queen" la più vasta Madre Terra o, comunque, tutte le Regine insidiate dall'egoismo dell'uomo.
La mostra, articolata in quattro sale, presenta 3 opere inedite, God save the Queen, per l'appunto, Cave canem e Gli angeli ribelli, e un'opera storica dal titolo Risacca.
Le opere, realizzate tutte in gommapiuma, hanno , come consueto, un valore allegorico e metaforico, temperate da quella sottile e coinvolgente ironia che caratterizza tutta la produzione dell'artista. Attraverso questo materiale la scultura, da sempre nata per sfidare i secoli, viene riplasmata in un materiale effimero per antonomasia.
Nell'intento dell'artista la mostra si configura come un'opera aperta: "campo” di possibilità interpretative e stimoli offerti al fruitore e alle sue "letture". Una "costellazione" di elementi che si prestano a diverse relazioni reciproche.
Gerardo Di Fiore nasce a Giugliano nel 1934. Si diploma all'Accademia di Belle Arti di Napoli come allievo di Greco e Perez. Dopo un breve periodo condizionato dall'informale, allora imperante in accademia, recupera la bellezza della scultura classica rivisitata attraverso materiali "diversi": non solo il gesso e il bronzo, ma anche cemento e amianto. Dal 1960 al 1968 utilizza per le sue sculture materiali effimeri e di riciclo come stracci, legno, plastica, carta, specchi, nylon ed altro secondo i principi della "Junk Art" o "Arte di assemblaggio" con influenze New Dada. Con alcune di queste opere partecipa alla IX Quadriennale di Roma. A partire dagli anni Settanta comincia ad usare la gommapiuma con chiari intenti dissacratori.
Nel 1972 realizza con Joseph Beuys la performance "Hic sunt Leones", a Piazza dei Martiri ed aderisce alla "Galleria inesistente", fondata nel 1969 da Vincent D'Arista e Gianni Pisani. Tra il 1975 e il '77 si accentua il suo impegno politico con "ASocial Group" e interviene con performances e azioni dimostrative nell'ambito delle lotte di liberazione dei malati psichiatrici teorizzate da Basaglia. Con i lavori realizzati presso l'ospedale Frullone partecipa nel 1976 alla Biennale di Venezia nella sezione "Ambiente come sociale" curata da Enrico Crispolti. In fine, dagli anni Ottanta al Duemila, senza abbandonare la gomma-piuma, che diventa il suo segno distintivo, riscopre le forme classiche della scultura. In questi anni le sue sculture si richiamano agli avvenimenti, ai riti e ai miti che sconvolgono il mondo contemporaneo.
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