Futuro Anteriore al Pecci di Prato
Mostra "Senritsumirari - futuro anteriore: arte attuale dal Giappone" al Museo Pecci di Prato
22/02/2002
La fotografa nipponica, nata a Kobe nel 1967, si è diplomata nel 1991 all’Università di Belle Arti di Kyoto, città in cui oggi vive e lavora.
Dal 1993 espone in maniera continuativa sia in mostre personali che collettive. Tale attività espositiva inizia proprio da Kyoto con “The white basket” e “Looking for the next story”, rispettivamente del 1993 e del 1994.
La prima personale della Yanagi in Europa è del 2000, quando le sue fotografie vengono ospitate alla Galerie Almine Rech di Parigi.
Nelle esposizioni collettive i confini nazionali sono stati superati presto: già dal 1996, infatti, Miwa Yanagi è in Europa, alla Kunsthalle di Francoforte, nel 1998 a Nuova Dehli, nel 2000 al Georges Pompidou di Parigi e ad Amsterdam.
Vari i premi riconosciuti alla fotografa in patria e fuori: nel 1998 riceve il “First Prize Award” dall’Università di Boston, nel 1999 il “Kyoto City Artist Prize” e il “VOCA Prize” del Royal Museum di Tokyo; 2000 e 2001 hanno portato altri riconoscimenti a Miwa Yanagi da città nipponiche (Osaka e Kyoto).
In Italia l’opera dell’artista giapponese è approdata per la prima volta pochi mesi fa, nel settembre scorso, quando insieme ad altri tredici artisti contemporanei del Sol Levante alcune sue fotografie sono state esposte al Centro per l’Arte Contemporanea Luigi Pecci di Prato. La mostra organizzata nel centro toscano, e terminata a gennaio, era intitolata “Senritsumirai-Futuro Anteriore. Arte attuale del Giappone”: titolo che esemplifica in maniera perfetta le tematiche della Yanagi.
Le sue foto hanno subito spiazzato chi le ha osservate per la ripetitività delle sue inquietanti modelle, commesse di grandi magazzini o infermiere, splendenti ma gelide, identiche una all'altra, in pose senza vita e con sguardi vuoti. Proprio queste modelle tornano in scenari il cui tempo non può che essere il futuro anteriore.
La Yanagi dimostra, come molti artisti nipponici, di aver appreso la lezione dell’arte occidentale: non va dimenticato che questo processo è iniziato sin dalla restaurazione Meiji del 1868, ma si è fatto ancora più forte nell’immediato dopoguerra. Questo fenomeno oggi si è sviluppato fino ad un linguaggio nuovo consistente in una sintesi che fonde due tradizioni visuali totalmente differenti, in cui gli artisti nipponici hanno smesso di accusare alcun tipo di complesso di inferiorità nei confronti della cultura artistica occidentale.
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