Il film Io, Leonardo, prodotto da Sky, nelle sale da oggi
Al cinema Leonardo, l’artista che ha fatto dell’arte una scienza. Intervista a Pietro Marani
Luca Argentero nei panni di Leonardo, nel film Io, Leonardo del regista Jesus Garces Lambert, prodotto da Sky e da Progetto Immagine nelle sale dal 2 ottobre 2019
Francesca Grego
02/10/2019
Da oggi, mercoledì 2 ottobre, Io, Leonardo porterà nei cinema di tutta Italia un viaggio inedito nella mente di uno dei più grandi geni della storia: uno sguardo inatteso sull’arte, sull’umanità, sui successi e sui fallimenti di un uomo davvero fuori dal comune, che la produzione Sky ha trasformato in racconto cinematografico ad alto tasso di emozioni e tecnologia.
“Una finzione molto ben documentata”, l’ha definita il regista Jesus Garces Lambert, spiegando come il primo passo sia stato leggere con attenzione gli scritti originali del maestro di Vinci. La direzione artistica di Cosetta Lagani, la sceneggiatura di Sara Mosetti e Marcello Olivieri, l’interpretazione di Luca Argentero e la voce fuori campo di Francesco Pannofino hanno fatto il resto, insieme alle scenografie e ai costumi di Francesco Frigeri e Maurizio Millenotti.
Ma Leonardo, quello “vero”, continua a interrogarci da celebri dipinti e i suoi straordinari fogli di appunti e disegni sono protagonisti in tutta Europa di una fioritura di mostre senza precedenti. A 500 anni dalla scomparsa dell’autore, è possibile guardarli con occhi nuovi? Studioso del genio vinciano, curatore di mostre e docente di Storia dell’Arte Moderna al Politecnico di Milano, Pietro Marani ha fornito le preziose consulenze scientifiche alla base del film. Oggi ci racconta il suo Leonardo, artista, scienziato e inventore che possiamo comprendere solo osservandolo nel gran teatro del Rinascimento.
“Leonardo è una figura un po' speciale al limite tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età Moderna: assomma in sé una quantità di doti, di attitudini, di stimoli in campi del sapere che si separeranno di lì a poco. È importante conoscerlo, studiarlo e possibilmente amarlo nella sua prima e più spettacolare manifestazione, che è quella di essere un grandissimo pittore”, spiega Marani.
“Per scoprire Leonardo non c'è che da osservare le sue opere originali”, continua il professore: “nessuna riproduzione, nessuna digitalizzazione può rendere la bellezza e la profondità delle sue pitture. Basta avvicinarsi a uno dei non molti capolavori che ci ha lasciato per entrare nella realtà della materia e della pittura e introdurci a poco a poco nel suo mondo”.
Che cos’è che ha reso Leonardo unico anche rispetto ad altri giganti dell’arte della sua epoca?
“Come lui forse nessun altro ha messo proprio tutta la vita al servizio della conoscenza. Leonardo si forma come pittore in una grande bottega della Firenze quattrocentesca – quella di Andrea del Verrocchio - dove il lavoro è soprattutto manuale. Leonardo invece fa analisi matematica, studia la geometria, la prospettiva, l'astronomia. Non so se fosse consapevole di porsi domande che anticipavano la storia della scienza di almeno 100 anni: ricerche che rispondevano a esigenze personali, di cui non sempre lui aveva chiara la portata rivoluzionaria”.
Che cosa invece lo accomuna agli altri due geni del Rinascimento, Michelangelo e Raffaello?
“È difficile confrontare Leonardo con gli artisti del suo tempo. Il genio di Michelangelo ha una dimensione più eroica, più drammatica. La genialità di Leonardo e Raffaello consiste invece nell'aver creato anche gli strumenti per dare forma alle proprie idee. Raffaello, che conosce le opere di Leonardo e le imita, riesce a coglierne le innovazioni più spericolate: lo sfumato, il modo di disegnare o la capacità di organizzare il lavoro in una bottega, in equipe diremmo oggi. Leonardo ha messo su un atelier dividendo i compiti tra i suoi collaboratori. E Raffaello ha ulteriormente sviluppato questa capacità, incaricando chi di fare i cartoni, chi gli stucchi, chi gli arazzi: una sorta di produzione proto industriale, davvero moderna per l’epoca ”.
Per gli spettatori contemporanei non è facile immaginare come il Leonardo scienziato potesse lavorare in simbiosi con il Leonardo artista...
“Leonardo ha fatto dell'arte una scienza. Per lui il ritrarre dal vero equivale a registrare non soltanto ciò che vede ma anche ciò che anima o mette in relazione le cose che osserva. Pensiamo al tema dello sfumato, o la perdita di leggibilità dei dettagli visti in lontananza. Le montagne, i laghi, i fiumi che scorrono avvolti nelle nebbie verso l'orizzonte sono la registrazione di una realtà naturale che lui ha compreso scientificamente: e cioè il fatto che l'aria non è un medium neutro, ma un elemento in cui ci sono particelle di umidità, piccoli sferoidi sovrapposti tra loro che rendono confuse le cose. Il disegno è un altro degli straordinari strumenti di indagine di cui Leonardo si dota, adeguandolo di volta in volta all’oggetto che sta esaminando. Un fatto eccezionale, se pensiamo che allora l’unico strumento a disposizione di un pittore era la vista”.
In quali opere è più visibile questa corrispondenza tra arte e scienza?
“Possiamo coglierla in quasi in tutte le opere di Leonardo, soprattutto dopo il suo trasferimento da Firenze a Milano: dalla Dama con l'ermellino al Cenacolo. Nell’Ultima Cena anche quella che sembra una banale natura morta è in realtà la rappresentazione di esperimenti ottici. Nei piatti davanti agli apostoli possiamo osservare come tutti i bordi interni siano illuminati. Apparentemente è un controsenso perché la luce proviene da sinistra e dovrebbe illuminare solo il lato destro. Invece la luce si riflette su un bordo e rimbalza sul lato opposto. Sono dettagli che mostrano come questa pittura sia ‘più vera del vero’, come scrisse il Vasari, nel senso che sottolinea in maniera naturale aspetti che sono frutto di una conoscenza scientifica”.
E per quanto riguarda l’anatomia? L’interesse di Leonardo per il corpo umano gli causò perfino problemi con la giustizia, a causa della sua abitudine a dissezionare cadaveri...
“Leonardo parte da un’analisi esteriore del corpo, di cui vuole teorizzare le proporzioni ideali come nel famoso disegno dell’Uomo Vitruviano. In realtà già nei suoi appunti giovanili troviamo domande più profonde che arrivano subito al punto: che cosa è l’anima, dove ha sede l’intelletto? Nasce da qui l’idea delle dissezioni anatomiche. La dissezione gli consente di creare nuovi dispositivi di rappresentazione come il ‘corpo trasparente’ o le sezioni orizzontali degli organi, che anticipano gli atlanti medici o le tavole di anatomia del Seicento. E poi Leonardo compie studi innovativi sullo sviluppo del feto e sul cuore. Sappiamo dei problemi che ha avuto soprattutto a Roma, quando alcuni suoi assistenti si lamentano col papa di questi esperimenti. Tuttavia soltanto nella Biblioteca Reale di Windsor ci sono più di 200 fogli anatomici, da cui possiamo intuire che Leonardo dissezionò molte decine di corpi umani”.
Io, Leonardo , prodotto da Sky e da Progetto Immagine, segna una nuova tappa nella sperimentazione di nuove strade per raccontare i grandi protagonisti dell’arte italiana. Non a caso sarà il primo film ad affrontare le sfide di un percorso di distribuzione classico: lo vedremo al cinema con Lucky Red a partire dal 2 ottobre e ci resterà finché lo vorrà il pubblico, diversamente dai titoli precedenti, in sala solo per pochi giorni secondo la formula del film evento.
“Una finzione molto ben documentata”, l’ha definita il regista Jesus Garces Lambert, spiegando come il primo passo sia stato leggere con attenzione gli scritti originali del maestro di Vinci. La direzione artistica di Cosetta Lagani, la sceneggiatura di Sara Mosetti e Marcello Olivieri, l’interpretazione di Luca Argentero e la voce fuori campo di Francesco Pannofino hanno fatto il resto, insieme alle scenografie e ai costumi di Francesco Frigeri e Maurizio Millenotti.
Ma Leonardo, quello “vero”, continua a interrogarci da celebri dipinti e i suoi straordinari fogli di appunti e disegni sono protagonisti in tutta Europa di una fioritura di mostre senza precedenti. A 500 anni dalla scomparsa dell’autore, è possibile guardarli con occhi nuovi? Studioso del genio vinciano, curatore di mostre e docente di Storia dell’Arte Moderna al Politecnico di Milano, Pietro Marani ha fornito le preziose consulenze scientifiche alla base del film. Oggi ci racconta il suo Leonardo, artista, scienziato e inventore che possiamo comprendere solo osservandolo nel gran teatro del Rinascimento.
“Leonardo è una figura un po' speciale al limite tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'Età Moderna: assomma in sé una quantità di doti, di attitudini, di stimoli in campi del sapere che si separeranno di lì a poco. È importante conoscerlo, studiarlo e possibilmente amarlo nella sua prima e più spettacolare manifestazione, che è quella di essere un grandissimo pittore”, spiega Marani.
“Per scoprire Leonardo non c'è che da osservare le sue opere originali”, continua il professore: “nessuna riproduzione, nessuna digitalizzazione può rendere la bellezza e la profondità delle sue pitture. Basta avvicinarsi a uno dei non molti capolavori che ci ha lasciato per entrare nella realtà della materia e della pittura e introdurci a poco a poco nel suo mondo”.
Che cos’è che ha reso Leonardo unico anche rispetto ad altri giganti dell’arte della sua epoca?
“Come lui forse nessun altro ha messo proprio tutta la vita al servizio della conoscenza. Leonardo si forma come pittore in una grande bottega della Firenze quattrocentesca – quella di Andrea del Verrocchio - dove il lavoro è soprattutto manuale. Leonardo invece fa analisi matematica, studia la geometria, la prospettiva, l'astronomia. Non so se fosse consapevole di porsi domande che anticipavano la storia della scienza di almeno 100 anni: ricerche che rispondevano a esigenze personali, di cui non sempre lui aveva chiara la portata rivoluzionaria”.
Che cosa invece lo accomuna agli altri due geni del Rinascimento, Michelangelo e Raffaello?
“È difficile confrontare Leonardo con gli artisti del suo tempo. Il genio di Michelangelo ha una dimensione più eroica, più drammatica. La genialità di Leonardo e Raffaello consiste invece nell'aver creato anche gli strumenti per dare forma alle proprie idee. Raffaello, che conosce le opere di Leonardo e le imita, riesce a coglierne le innovazioni più spericolate: lo sfumato, il modo di disegnare o la capacità di organizzare il lavoro in una bottega, in equipe diremmo oggi. Leonardo ha messo su un atelier dividendo i compiti tra i suoi collaboratori. E Raffaello ha ulteriormente sviluppato questa capacità, incaricando chi di fare i cartoni, chi gli stucchi, chi gli arazzi: una sorta di produzione proto industriale, davvero moderna per l’epoca ”.
Per gli spettatori contemporanei non è facile immaginare come il Leonardo scienziato potesse lavorare in simbiosi con il Leonardo artista...
“Leonardo ha fatto dell'arte una scienza. Per lui il ritrarre dal vero equivale a registrare non soltanto ciò che vede ma anche ciò che anima o mette in relazione le cose che osserva. Pensiamo al tema dello sfumato, o la perdita di leggibilità dei dettagli visti in lontananza. Le montagne, i laghi, i fiumi che scorrono avvolti nelle nebbie verso l'orizzonte sono la registrazione di una realtà naturale che lui ha compreso scientificamente: e cioè il fatto che l'aria non è un medium neutro, ma un elemento in cui ci sono particelle di umidità, piccoli sferoidi sovrapposti tra loro che rendono confuse le cose. Il disegno è un altro degli straordinari strumenti di indagine di cui Leonardo si dota, adeguandolo di volta in volta all’oggetto che sta esaminando. Un fatto eccezionale, se pensiamo che allora l’unico strumento a disposizione di un pittore era la vista”.
In quali opere è più visibile questa corrispondenza tra arte e scienza?
“Possiamo coglierla in quasi in tutte le opere di Leonardo, soprattutto dopo il suo trasferimento da Firenze a Milano: dalla Dama con l'ermellino al Cenacolo. Nell’Ultima Cena anche quella che sembra una banale natura morta è in realtà la rappresentazione di esperimenti ottici. Nei piatti davanti agli apostoli possiamo osservare come tutti i bordi interni siano illuminati. Apparentemente è un controsenso perché la luce proviene da sinistra e dovrebbe illuminare solo il lato destro. Invece la luce si riflette su un bordo e rimbalza sul lato opposto. Sono dettagli che mostrano come questa pittura sia ‘più vera del vero’, come scrisse il Vasari, nel senso che sottolinea in maniera naturale aspetti che sono frutto di una conoscenza scientifica”.
E per quanto riguarda l’anatomia? L’interesse di Leonardo per il corpo umano gli causò perfino problemi con la giustizia, a causa della sua abitudine a dissezionare cadaveri...
“Leonardo parte da un’analisi esteriore del corpo, di cui vuole teorizzare le proporzioni ideali come nel famoso disegno dell’Uomo Vitruviano. In realtà già nei suoi appunti giovanili troviamo domande più profonde che arrivano subito al punto: che cosa è l’anima, dove ha sede l’intelletto? Nasce da qui l’idea delle dissezioni anatomiche. La dissezione gli consente di creare nuovi dispositivi di rappresentazione come il ‘corpo trasparente’ o le sezioni orizzontali degli organi, che anticipano gli atlanti medici o le tavole di anatomia del Seicento. E poi Leonardo compie studi innovativi sullo sviluppo del feto e sul cuore. Sappiamo dei problemi che ha avuto soprattutto a Roma, quando alcuni suoi assistenti si lamentano col papa di questi esperimenti. Tuttavia soltanto nella Biblioteca Reale di Windsor ci sono più di 200 fogli anatomici, da cui possiamo intuire che Leonardo dissezionò molte decine di corpi umani”.
Io, Leonardo , prodotto da Sky e da Progetto Immagine, segna una nuova tappa nella sperimentazione di nuove strade per raccontare i grandi protagonisti dell’arte italiana. Non a caso sarà il primo film ad affrontare le sfide di un percorso di distribuzione classico: lo vedremo al cinema con Lucky Red a partire dal 2 ottobre e ci resterà finché lo vorrà il pubblico, diversamente dai titoli precedenti, in sala solo per pochi giorni secondo la formula del film evento.
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