LA NASCITA DI VENERE
La nascita di Venere di Sandro Botticelli
25/01/2002
Sul verso della moneta italiana da dieci centesimi di Euro è inciso il volto della Venere, particolare della tavola rappresentante la “Nascita di Venere” opera di Botticelli.
Il quadro è la celeberrima allegoria che il pittore fiorentino dipinse per Lorenzo di Pierfrancesco de’ Medici intorno al 1485 per la sua villa di Castello. Il tema è chiaramente in rapporto con la “Primavera” dipinta per lo stesso committente qualche anno prima.
Al centro della tavola, conservata oggi agli Uffizi, è raffigurata la dea nascente in piedi su una conchiglia. Da sinistra due personificazioni di venti soffiano verso di lei sospingendola sulla riva alla destra del quadro, dove una donna la attende per cingerla con una veste floreale.
Chiaramente Botticelli sceglie l’ipotesi mitologica presente nella “Teogonia” di Esiodo, secondo cui la dea dell’amore nacque dai testicoli di Cielo gettati in mare da Saturno, quindi dalla spuma del mare, e una conchiglia, spinta da Zefiro, la portò sulla spiaggia dell’isola di Cipro, dove venne ricevuta dalle Ore, e accompagnata sull’Olimpo.
L’interpretazione classica del dipinto lo connette all’opera di Apelle con l”Afrodite Anadyomene” cui fa riferimento Poliziano nelle sue stanze per la Giostra in onore di Giuliano de’ Medici. Con Botticelli torna nell’arte una delle maggiori divinità pagane: siamo di fronte ad uno di quei momenti della rinascita del paganesimo antico, per dirla con Aby Warburg, cui Savonarola anni dopo dichiarerà guerra tacciandolo di idolatria.
Secondo Gombrich, che ha offerto un’attenta lettura dell’opera, l’impostazione iconografica segue il soggetto religioso con il Battesimo di Cristo: al centro la figura protagonista con ai lati angeli e San Giovanni Battista, qui sostituiti dai venti e dalla donna con veste floreale. Botticelli, stando a questa interpretazione, si propone di gareggiare con Apelle nel dipingere Venere, ma lo fa con gli strumenti che aveva al suo tempo, quindi sulle basi di una tipica iconografia sacra.
Lo studioso austriaco si è anche soffermato sull’influenza neoplatonica, fondamentale se si contestualizza la cerchia in cui il dipinto fu ideato: Marsilio Ficino nel suo commento al “Filebo” platonico lega la nascita di Venere alla nascita dell’anima.
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