Giorgio de Chirico

Opera di Giorgio De Chirico
 

30/09/2003

Giorgio De Chirico, nato in Grecia nel 1888, figlio di una nobildonna genovese e dell’ingegnere Evaristo, inizia i suoi studi d’arte presso il politecnico di Atene nella sezione Belle Arti. Alla morte del padre, avvenuta nel 1905, la famiglia soggiorna per qualche periodo in Italia prima di trasferirsi definitivamente a Monaco. Qua Giorgio ha la possibilità per circa due anni di frequentare L’Accademia di Belle Arti, formando la propria personalità d’artista sui testi pittorici di Bocklin e Klinger e sugli scritti filosofici di Schopenhauer, Nietzsche e Weininger. Nel 1909 arriva a Milano dove produce opere di forte ispirazione bockliniana. Spesso colto da crisi di cupa malinconia nel 1910 Giorgio raggiunge la madre a Firenze, dove conclude il suo periodo bokliniano dipingendo nuovi soggetti in cui cercava di tradurre quel sentimento misterioso e potente scoperto nei libri di Nietzsche. Nel 1911 raggiunge con la madre il fratello a Parigi, e nel 1912, espone alcune opere al Salon d’Automne ed entra in contatto con P. Valèry e G Apollinaire, rimanendo tuttavia estraneo al cubismo ed alle esperienze d’avanguardia in genere. Proprio in questi anni De Chirico inventa ed elabora, con straordinaria fantasia, temi di misteriosa magia poetica: visioni architettoniche, piazze d’Italia, statue solitarie, oggetti assurdamente avvicinati da inquietanti suggestioni e da manichini. Nel 1915 l’artista rientra in Italia e si reca a Ferrara, dove fa la conoscenza di Carrà, con il quale condivide apertamente la sua arte. Proprio dal sodalizio dei due artisti nacque la cosiddetta ”scuola metafisica”, caratterizzata da un libero e fantasioso recupero della tradizione, non chè dalla rappresentazione pittorica di concetti e impliciti nella scrittura. Si trattava, infatti, di una corrente stilistica direttamente ancorata alla pittura di Giorgio De Chirico che dipingeva in questo frangente opere come: ”Le muse inquietanti” e ”Ettore ed Andromaca” ed ”Il Trovatore”. Nel 1918 si trasferisce a Roma dove frequenta i musei d’arte antica e collabora alla rivista ”Valori Plastici”. Dal 1920 al 1924 alterna i suoi soggiorni tra Roma e Firenze e nelle sue opere, si fa sempre più sentire, l’originale e romantica interpretazione della classicità unito ad un interesse per la grande tecnica degli antichi maestri rinascimentali. Sono di questo periodo le serie delle ”Ville romane”, dei ”Figliol prodigo”, e degli ”Argonauti”. Nel 1925 torna a Parigi, dove il suo modo di fare pittura viene violentemente attaccato dai surrealisti e due anni dopo dipinge sui temi degli ”Archeologi”, ”Cavalli in riva al mare”, ”Gladiatori”, ”Bagni Misteriosi”. Nel 1928 l’artista partecipa alla sua prima personale a Londra, in cui gli viene riconosciuto il merito di essere ormai divenuto la fonte creativa delle ricerche dei massimi esponenti surrealisti e dadaisti tra cui Ernst, Magritte e Dalì. Negli anni successivi al 1930 è un susseguirsi di esposizioni sia in Italia che all’estero occasioni che danno all’artista la possibilità di vivere a Parigi, New York, Milano, fino a risiedere negli ultimi anni della sua vita a Roma, dove muore nel 1978.

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