Dal 6 novembre 2016 al 26 febbraio 2017
L'apocalisse di Baj a Legnano
Enrico Baj, Cacacazzo, particolare, 1978, cm 218x200
L. Sanfelice
07/11/2016
Milano - C'è un capitolo in particolare della vicenda artistica di Enrico Baj a cui si dedica un percorso allestito nel Palazzo Leone da Perego di Legnano, vale a dire lo straordinario ciclo dedicato all'Apocalisse, installazione di grandi dimensioni realizzata tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta.
A quest'opera l'artista si consegnò totalmente dando forma alla gran quantità di sagome di mostri e figure grottesche su tavola e dipinti a dripping che popolavano la sua visione della fine del mondo e riflettevano distorsioni e vizi della società contemporanea. Una danse macabre che, tra smorfie oscene, gesti irriverenti e nomi buffoneschi, potesse mettere in scena il circo depravato e sordido dell'umanità e delle sue diaboliche corruzioni.
Il bello della monumentale creazione concepita da Baj risiede nella natura metamorfica della sua composizione, un apparato mobile e variabile, adattabile a spazi e ad esigenze curatoriali diversi che il pubblico potrebbe ammirare all'infinito in combinazioni di volta in volte nuove.
La rassegna legnanese studia la genesi del capolavoro, dal periodo nucleare rappresentato da una selezione di lavori che precorsero il tema e dall'analisi delle citazioni e dei riferimenti alla Guernica di Picasso e ai Funerali dell'anarchico Pinelli.
Molto medioevo, molto Bosh, molti gironi danteschi, molta letteratura si affollano nell'allegoria messa in scena da Baj che legge il male assoluto nel conformismo, nella morte delle coscienze ed esorcizza il suo grande mostro con una risata fragorosa.
A quest'opera l'artista si consegnò totalmente dando forma alla gran quantità di sagome di mostri e figure grottesche su tavola e dipinti a dripping che popolavano la sua visione della fine del mondo e riflettevano distorsioni e vizi della società contemporanea. Una danse macabre che, tra smorfie oscene, gesti irriverenti e nomi buffoneschi, potesse mettere in scena il circo depravato e sordido dell'umanità e delle sue diaboliche corruzioni.
Il bello della monumentale creazione concepita da Baj risiede nella natura metamorfica della sua composizione, un apparato mobile e variabile, adattabile a spazi e ad esigenze curatoriali diversi che il pubblico potrebbe ammirare all'infinito in combinazioni di volta in volte nuove.
La rassegna legnanese studia la genesi del capolavoro, dal periodo nucleare rappresentato da una selezione di lavori che precorsero il tema e dall'analisi delle citazioni e dei riferimenti alla Guernica di Picasso e ai Funerali dell'anarchico Pinelli.
Molto medioevo, molto Bosh, molti gironi danteschi, molta letteratura si affollano nell'allegoria messa in scena da Baj che legge il male assoluto nel conformismo, nella morte delle coscienze ed esorcizza il suo grande mostro con una risata fragorosa.
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