Anouk Kruithof. Perpetual Endless Flow
Dal 15 Settembre 2021 al 27 Novembre 2021
Milano
Luogo: FuturDome
Indirizzo: Via Giovanni Paisiello 6
Orari: da mercoledì a sabato dalle 16 alle 19.30
Curatori: Atto Belloli Ardessi
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 02.871.867.45
E-Mail info: futurdome@futurdome.org
FuturDome è lieta di annunciare la prima esposizione personale in Italia dell'artista olandese Anouk Kruithof. La mostra presenta dodici nuove sculture-fotografiche appositamente create per gli spazi espositivi del palazzo, due grandi collages e un video che affrontano le attuali ansie sugli impatti della globalizzazione, del consumismo tecnologico e dell’inquinamento delle superfici terrestri e marine considerate la pelle del nostro pianeta.
Anouk Kruithof: Perpetual Endless Flow, a cura di Atto Belloli Ardessi, indaga come il flusso incessante e il consumo di immagini fotografiche digitali, alienino gradualmente l’essere umano dalla propria realtà fisica.
Il mondo distopico che l'Antropocene lascerà in eredità al futuro è un punto focale cruciale per il lavoro di Kruithof come anche l’indagine sulla rappresentazione iconografica online di argomentazioni sociali urgenti. Uno dei principali aspetti non considerati nella narrativa della nostra era geologica è la violenza, non solo fisica, ma anche del “non essere”, cioè l'esclusione dalla categoria “umano”.
Queste sculture ibride trash-human sono un riferimento al nostro modo di affrontare il malfunzionamento e il degrado di noi stessi e del nostro pianeta. Forme antropomorfe mutate abitano corpi-strutture smembrati materializzandosi dal flusso delle immagini. Immagini web di varia attualità che per Anouk Kruithof si insinuano nelle nervature del nostro tempo. Ogni scultura è ricoperta di una sorta di pelle affettiva che svela una stratificazione di molteplici improrogabili tematiche sociali e ambientali, assimilabili ad un grido per la cura, l'azione o il cambiamento.
Ed è proprio questa sottile pelle fotografica a rappresentare nei lavori di Kruithof ciò che gli psicologi chiamano pelle emotiva, ossia quella protezione che ci difende dagli attacchi dell’altro e tutela i confini della propria individualità.
Per questa mostra personale Kruithof ha iniziato a riciclare una collezione di imballaggi in polistirolo di dispositivi elettronici combinandoli in una serie di sculture con sembianze antropomorfe. Queste migliaia di immagini estratte dalla sfera digitale, sono sottoposte a un esame critico dell’artista traducendole nel suo proprio idioma visivo tridimensionale. Espediente con cui viene colmato il divario tra mondo tangibile e il modo in cui esso si manifesta online.
Le sculture di Kruithof sono snervanti e seducenti, rivelano tracce di forme sconosciute e inquietanti della presenza umana, forme artificiali e ibride in cui si nasconde un malinteso del corpo malformato. Dunque come forma visibile esposta allo sguardo incorporeo, questa supremazia stessa ubbidisce all’occhio solo nella misura in cui una interfaccia aptica viene a completarla, a riempirla, ad appagare il movimento intenzionale di un desiderio, come desiderio di presenza.
Un'interfaccia aptica è un dispositivo che permette di manovrare un robot, reale o virtuale, e di riceverne delle sensazioni tattili in risposta (retroazione o feedback).
Secondo Hans Jonas, la tecnologia opera una comprensione strettamente materialista della realtà, riducendo le cause efficienti ad una sola: la causa meccanica, concentrando l'attenzione sull'analisi dell'estensione.
Parallelamente, la tecnologia applicata all'organismo umano, con intenti migliorativi o modificanti, crea all'interno di una pericolosa utopia tecnologica una hybris, facendo sì che l'uomo si senta sempre più estraneo: alla natura e a sé stesso.
Allora l’esposizione indifesa del corpo è anche la soglia dell’eros, un invito a guardare e a toccare, reciprocamente, a fior di pelle, sapendo che l’anima non costituisce l’interno di un corpo ma al contrario, l’organo senziente della sua esteriorizzazione.
Anouk Kruithof: Perpetual Endless Flow, a cura di Atto Belloli Ardessi, indaga come il flusso incessante e il consumo di immagini fotografiche digitali, alienino gradualmente l’essere umano dalla propria realtà fisica.
Il mondo distopico che l'Antropocene lascerà in eredità al futuro è un punto focale cruciale per il lavoro di Kruithof come anche l’indagine sulla rappresentazione iconografica online di argomentazioni sociali urgenti. Uno dei principali aspetti non considerati nella narrativa della nostra era geologica è la violenza, non solo fisica, ma anche del “non essere”, cioè l'esclusione dalla categoria “umano”.
Queste sculture ibride trash-human sono un riferimento al nostro modo di affrontare il malfunzionamento e il degrado di noi stessi e del nostro pianeta. Forme antropomorfe mutate abitano corpi-strutture smembrati materializzandosi dal flusso delle immagini. Immagini web di varia attualità che per Anouk Kruithof si insinuano nelle nervature del nostro tempo. Ogni scultura è ricoperta di una sorta di pelle affettiva che svela una stratificazione di molteplici improrogabili tematiche sociali e ambientali, assimilabili ad un grido per la cura, l'azione o il cambiamento.
Ed è proprio questa sottile pelle fotografica a rappresentare nei lavori di Kruithof ciò che gli psicologi chiamano pelle emotiva, ossia quella protezione che ci difende dagli attacchi dell’altro e tutela i confini della propria individualità.
Per questa mostra personale Kruithof ha iniziato a riciclare una collezione di imballaggi in polistirolo di dispositivi elettronici combinandoli in una serie di sculture con sembianze antropomorfe. Queste migliaia di immagini estratte dalla sfera digitale, sono sottoposte a un esame critico dell’artista traducendole nel suo proprio idioma visivo tridimensionale. Espediente con cui viene colmato il divario tra mondo tangibile e il modo in cui esso si manifesta online.
Le sculture di Kruithof sono snervanti e seducenti, rivelano tracce di forme sconosciute e inquietanti della presenza umana, forme artificiali e ibride in cui si nasconde un malinteso del corpo malformato. Dunque come forma visibile esposta allo sguardo incorporeo, questa supremazia stessa ubbidisce all’occhio solo nella misura in cui una interfaccia aptica viene a completarla, a riempirla, ad appagare il movimento intenzionale di un desiderio, come desiderio di presenza.
Un'interfaccia aptica è un dispositivo che permette di manovrare un robot, reale o virtuale, e di riceverne delle sensazioni tattili in risposta (retroazione o feedback).
Secondo Hans Jonas, la tecnologia opera una comprensione strettamente materialista della realtà, riducendo le cause efficienti ad una sola: la causa meccanica, concentrando l'attenzione sull'analisi dell'estensione.
Parallelamente, la tecnologia applicata all'organismo umano, con intenti migliorativi o modificanti, crea all'interno di una pericolosa utopia tecnologica una hybris, facendo sì che l'uomo si senta sempre più estraneo: alla natura e a sé stesso.
Allora l’esposizione indifesa del corpo è anche la soglia dell’eros, un invito a guardare e a toccare, reciprocamente, a fior di pelle, sapendo che l’anima non costituisce l’interno di un corpo ma al contrario, l’organo senziente della sua esteriorizzazione.
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