Ali WakWak. Anime di materia
Dal 16 Gennaio 2013 al 28 Febbraio 2013
Roma
Luogo: Complesso del Vittoriano
Indirizzo: via San Pietro in Carcere
Orari: tutti i giorni 9.30-19.30
Costo del biglietto: ingresso gratuito
Telefono per informazioni: +39 06 6780663/ 4
E-Mail info: museo.vittoriano@tiscali.it
“Anime di materia” è la suggestione con cui l’artista libico Ali WakWak ha voluto accogliere quanti entreranno in contatto con le sue opere per presentare la realtà della nuova Libia. La mostra, che sarà ospitata al Complesso del Vittoriano dal 16 gennaio al 28 febbraio 2013, si prefigge di presentare l’universo artistico del più importante scultore libico contemporaneo attraverso una quarantina di sculture di grandi dimensioni realizzate a partire dall’aprile 2011, due mesi dopo la rivolta libica, con elmetti, armi da fuoco, munizioni, utensili bellici, che diventano figure antropomorfe e zoomorfe.
La mostra è promossa da Health Ricerca e Sviluppo, spin-off dell’Università di Bologna impegnata nel settore scientifico sanitario, in collaborazione con Camera di Commercio di Roma e si avvale del patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Presidenza della Regione Lazio e di Roma Capitale, nonché del Ministero degli Esteri, del Ministero della Cultura di Libia, Charity Libyan Disable e il King Senussi’s Castle Museum di Bengasi. L’esposizione è sostenuta da Eni ed è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando. La curatela è di Elena Croci.
Obiettivi
Dal campo della cultura e dei rapporti individuali, passando per gli scambi commerciali e la cooperazione internazionale, per arrivare alla dimensione politico-diplomatica, la “nuova Italia” e la “nuova Libia” mantengono un minimo comun denominatore fondamentale con il passato: la posizione centrale nel Mediterraneo.
Costituendo la via preferenziale per la comunicazione tra Estremo e Medio oriente, Europa e costa atlantica delle Americhe, l’ordine nei Paesi che si affacciano su questo Mare risulta determinante per gli equilibri mondiali. Lo stato dei rapporti tra Italia e Libia, di conseguenza, assume un’importanza centrale sia a livello regionale che a livello globale. Il rilancio dei nostri rapporti in tutte le dimensioni si può tradurre nel gettare le basi per la nascita di un “nuovo Mediterraneo”, che rappresenti uno dei tasselli fondamentali per la stabilità mondiale.
La mostra
Il lavoro di Ali WakWak restituisce anima alla materia, trasformando oggetti di morte in bellezza e rinascita. Ali WakWak da sempre si serve del legno e del ferro per raccontare la sua passione, il suo pathos, la sua affezione dell’anima che trova corpo per mezzo della materia. Le sue esperienze, la sua vita in una Nazione attraversata da una storia dolorosa, personale e collettiva, danno ulteriormente forma alla materia raggiungendo un significato ancora più tangibile: uomini, donne e animali fatti di elementi surrogati di guerra. Vita dalla morte, rinascita dalla latenza di pezzi di ferro che hanno urlato distruzione per molto tempo. L’artista si avvale dell’arte quale arma universale e non smette di sognare e sperare, facendo della sua guerra personale una lotta silenziosa.
Ognuna delle sue opere è dotata di un’unicità, è sì la risultante di pezzi di armi assemblate, ma racconta un’emozione. Il ferro ha mutato la sua essenza e, come Pinocchio, da un frammento di legno muto è divenuto luminoso, irradiando ancora energia per qualche centimetro dalla sua superficie tattile.
Il lavoro della materia di Ali WakWak è come una nota musicale e la sinfonia che ne risulta è molto forte, assordante; sta a noi comprendere che questa volta il rumore non è quello della guerra ma quello di una forza vitale prorompente le cui vibrazioni sono ora rivolte verso un pieno futuro positivo.
La mostra vuole mostrare la rinascita della Libia che, come una fenice, dalle ceneri si rigenera con nuova energia e nuovo splendore.
La mostra è promossa da Health Ricerca e Sviluppo, spin-off dell’Università di Bologna impegnata nel settore scientifico sanitario, in collaborazione con Camera di Commercio di Roma e si avvale del patrocinio del Ministero degli Affari Esteri, del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, della Presidenza della Regione Lazio e di Roma Capitale, nonché del Ministero degli Esteri, del Ministero della Cultura di Libia, Charity Libyan Disable e il King Senussi’s Castle Museum di Bengasi. L’esposizione è sostenuta da Eni ed è organizzata e realizzata da Comunicare Organizzando. La curatela è di Elena Croci.
Obiettivi
Dal campo della cultura e dei rapporti individuali, passando per gli scambi commerciali e la cooperazione internazionale, per arrivare alla dimensione politico-diplomatica, la “nuova Italia” e la “nuova Libia” mantengono un minimo comun denominatore fondamentale con il passato: la posizione centrale nel Mediterraneo.
Costituendo la via preferenziale per la comunicazione tra Estremo e Medio oriente, Europa e costa atlantica delle Americhe, l’ordine nei Paesi che si affacciano su questo Mare risulta determinante per gli equilibri mondiali. Lo stato dei rapporti tra Italia e Libia, di conseguenza, assume un’importanza centrale sia a livello regionale che a livello globale. Il rilancio dei nostri rapporti in tutte le dimensioni si può tradurre nel gettare le basi per la nascita di un “nuovo Mediterraneo”, che rappresenti uno dei tasselli fondamentali per la stabilità mondiale.
La mostra
Il lavoro di Ali WakWak restituisce anima alla materia, trasformando oggetti di morte in bellezza e rinascita. Ali WakWak da sempre si serve del legno e del ferro per raccontare la sua passione, il suo pathos, la sua affezione dell’anima che trova corpo per mezzo della materia. Le sue esperienze, la sua vita in una Nazione attraversata da una storia dolorosa, personale e collettiva, danno ulteriormente forma alla materia raggiungendo un significato ancora più tangibile: uomini, donne e animali fatti di elementi surrogati di guerra. Vita dalla morte, rinascita dalla latenza di pezzi di ferro che hanno urlato distruzione per molto tempo. L’artista si avvale dell’arte quale arma universale e non smette di sognare e sperare, facendo della sua guerra personale una lotta silenziosa.
Ognuna delle sue opere è dotata di un’unicità, è sì la risultante di pezzi di armi assemblate, ma racconta un’emozione. Il ferro ha mutato la sua essenza e, come Pinocchio, da un frammento di legno muto è divenuto luminoso, irradiando ancora energia per qualche centimetro dalla sua superficie tattile.
Il lavoro della materia di Ali WakWak è come una nota musicale e la sinfonia che ne risulta è molto forte, assordante; sta a noi comprendere che questa volta il rumore non è quello della guerra ma quello di una forza vitale prorompente le cui vibrazioni sono ora rivolte verso un pieno futuro positivo.
La mostra vuole mostrare la rinascita della Libia che, come una fenice, dalle ceneri si rigenera con nuova energia e nuovo splendore.
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