Pavia 1525: la città, le arti, la battaglia
![Mario Acerbi, <em>L’assedio di Pavia</em>, 1932, olio su tela, 214 x 202 cm Mario Acerbi, <em>L’assedio di Pavia</em>, 1932, olio su tela, 214 x 202 cm](http://www.arte.it/foto/600x450/c8/155051-Screenshot_2025-02-12_alle_09_36_22.jpg)
Mario Acerbi, L’assedio di Pavia, 1932, olio su tela, 214 x 202 cm
Dal 18 Settembre 2025 al 11 Gennaio 2026
Pavia
Luogo: Musei Civici del Castello Visconteo
Indirizzo: Viale XI Febbraio 35
Curatori: Francesco Frangi, Pietro Cesare Marani, Mauro Natale, Laura Aldovini, Carmine Romano (per la stazione arazzi)
Telefono per informazioni: +39 0382 399770
E-Mail info: museicivici@comune.pv.it
Sito ufficiale: http://museicivici.comune.pv.it
Nell’anno dedicato al Cinquecentenario della Battaglia di Pavia, che segnò le sorti dell’Europa moderna, una mostra che da una parte intende restituire al grande pubblico la splendida fioritura artistica e culturale che la città di Pavia conobbe nel Rinascimento, nella fase storica che precede e conduce all’evento per certi versi catastrofico del 1525, dall’altra punta a sorprendere il visitatore con la raffigurazione della battaglia, concepita e realizzata pochissimi anni dopo, negli spettacolari arazzi del Museo di Capodimonte, eccezionalmente concessi in prestito per il Cinquecentenario. Si tratta di una presenza preziosa e rara, omaggio alla città e ai cittadini per sottolineare l’importanza di questo avvenimento e delle celebrazioni in onore della storia rinascimentale di Pavia.
Pavia, erede di una storia millenaria che la vide capitale regia e ducale, aveva perso la propria autonomia nel 1359, cadendo in mano ai Visconti; la città assunse tuttavia un ruolo centrale nella politica viscontea come luogo di antiche memorie per le aspirazioni regie della famiglia. I Visconti prima e gli Sforza poi seppero infatti fare leva sul passato pavese di capitale regia longobarda. Per questo motivo a Pavia fu costruita una delle residenze viscontee più prestigiose, il Castello - scelto come sede della mostra -, venne contestualmente istituito lo studium, e, qualche decennio dopo e a pochi chilometri di distanza, fu fondata la Certosa, destinata a divenire mausoleo della dinastia visconteo- sforzesca.
La felice congiuntura dovuta alla presenza della corte visconteo-sforzesca, alla vivacità intellettuale del mondo universitario e alla vicinanza geografica con il contesto mediterraneo genovese, determinarono nel secondo Quattrocento un singolare sviluppo artistico e culturale. Ne derivò la formazione di una cultura figurativa peculiare, che vide l’emergere di personalità artistiche in grado di intercettare sia le novità figurative del nord Europa, sia quelle che provenivano dell'Italia centrale. Decisivo fu poi il rapporto con la cultura milanese che gravitava nell’orbita della corte ducale, dove, soprattutto intorno a Ludovico il Moro, si erano riuniti artisti come Leonardo e Bramante. A Pavia si registrarono immediatamente i riflessi delle grandi novità artistiche sperimentate a Milano negli ultimi decenni del XV secolo. Dal 1499, la dominazione francese pur comportando un danno per la città, come il saccheggio della celebre biblioteca viscontea, segnò una continuità culturale che consentì di aprire Pavia ai nuovi orientamenti della maniera moderna.
Percorso espositivo
La mostra si articolerà in due grandi sezioni.
Una sarà dedicata all’esposizione dei sette maestosi arazzi, tessuti negli anni 1528-1531 dalla manifattura fiamminga di Jan e Willem Dermoyen su disegni di Bernard von Orley. Un ciclo che ebbe una storia avvincente, da quando venne donato a Carlo V, passato poi ad altri membri della famiglia e giunto in possesso dei d’Avalos, marchesi di Vasto e Pescara, e infine donati da Alfonso d’Avalos allo Stato italiano nel 1862. Questo capolavoro dell'arte tessile rinascimentale è stato recentemente restituito al grande pubblico dopo un importante intervento di restauro, e arriverà a Pavia dopo tre grandi mostre negli Stati Uniti.
L’altra grande sezione – volutamente separata a significare la cesura che l’evento bellico segnò rispetto agli anni precedenti sia per Pavia e per il Ducato di Milano sia per gli equilibri politici di tutta la penisola – sarà interamente dedicata al contesto storico artistico della città tra fine Quattrocento e il 1525.
La rassegna si aprirà con la figura di Donato de’ Bardi, pittore attivo in prevalenza a Genova, ma che orgogliosamente si firma “PAPIENSIS”, evocato in mostra quale precursore dello sviluppo dell’arte rinascimentale a Pavia e fondamento per tutta la pittura lombarda del Quattrocento.
I nuclei intorno a cui si svilupperà il percorso sono: la Certosa, il Duomo, la città.
La prima parte è dedicata infatti allo straordinario cantiere della Certosa di Pavia, il più emblematico degli ambiziosi progetti dei duchi nella loro seconda capitale. Nella sua magnificenza di marmi e pale d’altare, la Certosa costituisce - a cavallo tra Quattro e Cinquecento - un cantiere cardine per l’arte lombarda, anche per la presenza dei capiscuola dell’arte della regione, come il Bergognone, e di alcuni dei maggiori maestri italiani del tempo, primo fra tutti il Perugino.
La seconda parte si incentra sulla ricostruzione della cattedrale pavese. L’impresa fu la conseguenza di un vero moto di orgoglio civico che vide i pavesi, i presuli residenti alla corte di Roma e i signori del ducato, impegnati a finanziare il cantiere di una chiesa che si voleva più bella di Santa Sofia a Costantinopoli. Il risultato fu un concorso straordinario di artisti sulla scena pavese, tra cui Bramante, Leonardo, Francesco di Giorgio Martini e altri che furono incaricati di occuparsi del progetto. La loro presenza ebbe ripercussioni molto positive sulla schiera di artigiani e di artisti locali, come testimonia anche il monumentale modello ligneo conservato proprio in Castello – una delle testimonianze più alte della carpenteria rinascimentale. Oltre all’Incisione Prevedari di Bramante, verranno concessi in prestito dalla alcuni preziosissimi disegni di Leonardo, che anche in questa città svolse un ruolo davvero fondamentale.
La terza parte si propone di rendere visibili i riverberi di questa vivace congiuntura nella produzione degli artisti pavesi impegnati nella pittura, nella scultura in legno e nella miniatura. Prenderanno così corpo e verranno presentate per la prima volta a confronto tra loro le personalità di pittori come Bernardino Lanzani, Bartolomeo Bonone, il cosiddetto Maestro della Deposizione di Pavia, il Maestro delle Storie di Sant’Agnese, oltre ad esempi dei maestri intagliatori come i fratelli De Donati e Giovan Angelo Del Maino, artista che fu tra i più nobili interpreti della scultura lignea nell’Italia di primo Cinquecento.
La mostra mira a presentare, attraverso una selezione di opere di varia tipologia - dai dipinti alle sculture, in marmo e in legno, dai disegni alle incisioni, dai codici miniati ai libri illustrati, alle oreficerie, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, il ruolo artistico e culturale che la città ha avuto nel periodo a cavallo tra Quattro e Cinquecento, e immergerà il visitatore - con il celebre ciclo di arazzi di Capodimonte – nel racconto spettacolare della battaglia di Pavia, evento epocale che cambiò le sorti della storia europea.
Comitato scientifico
Annalisa Zanni (presidente)
Laura Aldovini
Marco Albertario
Rosario Maria Anzalone
Stefania Buganza
Francesco Frangi
Aldo Galli
Pietro Cesare Marani
Mauro Natale
Pier Luigi Mulas
Carmine Romano
Edoardo Rossetti
Pavia, erede di una storia millenaria che la vide capitale regia e ducale, aveva perso la propria autonomia nel 1359, cadendo in mano ai Visconti; la città assunse tuttavia un ruolo centrale nella politica viscontea come luogo di antiche memorie per le aspirazioni regie della famiglia. I Visconti prima e gli Sforza poi seppero infatti fare leva sul passato pavese di capitale regia longobarda. Per questo motivo a Pavia fu costruita una delle residenze viscontee più prestigiose, il Castello - scelto come sede della mostra -, venne contestualmente istituito lo studium, e, qualche decennio dopo e a pochi chilometri di distanza, fu fondata la Certosa, destinata a divenire mausoleo della dinastia visconteo- sforzesca.
La felice congiuntura dovuta alla presenza della corte visconteo-sforzesca, alla vivacità intellettuale del mondo universitario e alla vicinanza geografica con il contesto mediterraneo genovese, determinarono nel secondo Quattrocento un singolare sviluppo artistico e culturale. Ne derivò la formazione di una cultura figurativa peculiare, che vide l’emergere di personalità artistiche in grado di intercettare sia le novità figurative del nord Europa, sia quelle che provenivano dell'Italia centrale. Decisivo fu poi il rapporto con la cultura milanese che gravitava nell’orbita della corte ducale, dove, soprattutto intorno a Ludovico il Moro, si erano riuniti artisti come Leonardo e Bramante. A Pavia si registrarono immediatamente i riflessi delle grandi novità artistiche sperimentate a Milano negli ultimi decenni del XV secolo. Dal 1499, la dominazione francese pur comportando un danno per la città, come il saccheggio della celebre biblioteca viscontea, segnò una continuità culturale che consentì di aprire Pavia ai nuovi orientamenti della maniera moderna.
Percorso espositivo
La mostra si articolerà in due grandi sezioni.
Una sarà dedicata all’esposizione dei sette maestosi arazzi, tessuti negli anni 1528-1531 dalla manifattura fiamminga di Jan e Willem Dermoyen su disegni di Bernard von Orley. Un ciclo che ebbe una storia avvincente, da quando venne donato a Carlo V, passato poi ad altri membri della famiglia e giunto in possesso dei d’Avalos, marchesi di Vasto e Pescara, e infine donati da Alfonso d’Avalos allo Stato italiano nel 1862. Questo capolavoro dell'arte tessile rinascimentale è stato recentemente restituito al grande pubblico dopo un importante intervento di restauro, e arriverà a Pavia dopo tre grandi mostre negli Stati Uniti.
L’altra grande sezione – volutamente separata a significare la cesura che l’evento bellico segnò rispetto agli anni precedenti sia per Pavia e per il Ducato di Milano sia per gli equilibri politici di tutta la penisola – sarà interamente dedicata al contesto storico artistico della città tra fine Quattrocento e il 1525.
La rassegna si aprirà con la figura di Donato de’ Bardi, pittore attivo in prevalenza a Genova, ma che orgogliosamente si firma “PAPIENSIS”, evocato in mostra quale precursore dello sviluppo dell’arte rinascimentale a Pavia e fondamento per tutta la pittura lombarda del Quattrocento.
I nuclei intorno a cui si svilupperà il percorso sono: la Certosa, il Duomo, la città.
La prima parte è dedicata infatti allo straordinario cantiere della Certosa di Pavia, il più emblematico degli ambiziosi progetti dei duchi nella loro seconda capitale. Nella sua magnificenza di marmi e pale d’altare, la Certosa costituisce - a cavallo tra Quattro e Cinquecento - un cantiere cardine per l’arte lombarda, anche per la presenza dei capiscuola dell’arte della regione, come il Bergognone, e di alcuni dei maggiori maestri italiani del tempo, primo fra tutti il Perugino.
La seconda parte si incentra sulla ricostruzione della cattedrale pavese. L’impresa fu la conseguenza di un vero moto di orgoglio civico che vide i pavesi, i presuli residenti alla corte di Roma e i signori del ducato, impegnati a finanziare il cantiere di una chiesa che si voleva più bella di Santa Sofia a Costantinopoli. Il risultato fu un concorso straordinario di artisti sulla scena pavese, tra cui Bramante, Leonardo, Francesco di Giorgio Martini e altri che furono incaricati di occuparsi del progetto. La loro presenza ebbe ripercussioni molto positive sulla schiera di artigiani e di artisti locali, come testimonia anche il monumentale modello ligneo conservato proprio in Castello – una delle testimonianze più alte della carpenteria rinascimentale. Oltre all’Incisione Prevedari di Bramante, verranno concessi in prestito dalla alcuni preziosissimi disegni di Leonardo, che anche in questa città svolse un ruolo davvero fondamentale.
La terza parte si propone di rendere visibili i riverberi di questa vivace congiuntura nella produzione degli artisti pavesi impegnati nella pittura, nella scultura in legno e nella miniatura. Prenderanno così corpo e verranno presentate per la prima volta a confronto tra loro le personalità di pittori come Bernardino Lanzani, Bartolomeo Bonone, il cosiddetto Maestro della Deposizione di Pavia, il Maestro delle Storie di Sant’Agnese, oltre ad esempi dei maestri intagliatori come i fratelli De Donati e Giovan Angelo Del Maino, artista che fu tra i più nobili interpreti della scultura lignea nell’Italia di primo Cinquecento.
La mostra mira a presentare, attraverso una selezione di opere di varia tipologia - dai dipinti alle sculture, in marmo e in legno, dai disegni alle incisioni, dai codici miniati ai libri illustrati, alle oreficerie, provenienti da collezioni pubbliche e private italiane e straniere, il ruolo artistico e culturale che la città ha avuto nel periodo a cavallo tra Quattro e Cinquecento, e immergerà il visitatore - con il celebre ciclo di arazzi di Capodimonte – nel racconto spettacolare della battaglia di Pavia, evento epocale che cambiò le sorti della storia europea.
Comitato scientifico
Annalisa Zanni (presidente)
Laura Aldovini
Marco Albertario
Rosario Maria Anzalone
Stefania Buganza
Francesco Frangi
Aldo Galli
Pietro Cesare Marani
Mauro Natale
Pier Luigi Mulas
Carmine Romano
Edoardo Rossetti
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