Giove ed Io
Per la posa arcuata della ninfa Io, rappresentata di schiena, il Correggio si ispirò a prototipi antichi, quali il celebre bassorilievo ellenistico dell’Ara Grimani dove è rappresentato Cupido che bacia Psiche.
Più in generale la raffigurazione di tergo di una figura femminile in atteggiamento erotico appartiene alla cultura artistica antica.
Ciò detto, i possibili modelli antichi [3] furono sapientemente trasfigurati dal Correggio per creare questa immagine splendida dove l’abbandono della ninfa è funzionale ad accogliere quella che è una delle rappresentazioni più virtuosistiche della pittura del Cinquecento: la nuvola soffice ed eterea in cui si era mutato Giove per sedurre la bellissima Io.
La rappresentazione delle nuvole aveva interessato il Correggio fin dagli anni degli affreschi della cupola di San Giovanni Evangelista e da qui in poi era divenuta quasi una cifra sitilistica della sua ricerca. Rappresentare le nuvole, come del resto la pioggia, l’acqua, i fulmini, era considerata una delle più ambite difficoltà dell’arte.
Alla fine della sua carriera, per quella che forse è in assoluto la sua ultima opera, il Correggio si impegnò ad offrire un saggio della sua maestria. Non solo la nuvola perlacea e evanescente in cui si intravede un volto umano, ma anche un ruscello di acqua limpida in primissimo piano, per circondare il gesto voluttuoso della ninfa di un riverbero di luci crepuscolari.
L’opera ha affascinato moltissimi artisti, sopratutto settecenteschi.
COMMENTI
LE OPERE
Danae
1530 | Olio su tela
Madonna con il Bambino (Madonna Campori)
1517 | Olio su tavola
Assunzione della Vergine
1526 | Affresco
Decorazione della cupola di San Giovanni Evangelis
1520 | Affresco
Madonna di San Gerolamo
1525 | Olio su tela | 141 x 235 cm.
Giove ed Io
1532 | Olio su tela | 74 x 163 cm.
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