Autoritratto
Questo "Autoritratto" appartiene alla serie di "Quadri specchianti" realizzati da Pistoletto a partire dal 1962. Fu presentato nell’ambito dell’installazione I Plexiglas, presso la Galleria di Gian Enzo Sperone, a Torino nel 1964, dove era affiancato da una serie di opere costituite da immagini di oggetti (dischi, scale, fili elettrici) riprodotte su lastre di plexiglas. Accompagnata da un’approfondita analisi teorica, l’installazione segna un momento fondamentale per la definizione della ricerca concettuale in Italia.
“Smaterializzando la pittura” (Trini), attraverso la superficie a specchio o in plexiglas, Pistoletto introduce radicali riflessioni sui dati costitutivi del linguaggio artistico, sul rapporto tra realtà e rappresentazione, sulla percezione, su una “quarta dimensione” spazio-temporale data dall’interazione del pubblico con l’opera
.
L’ “invenzione” dei quadri specchianti ha origine da una serie di autoritratti realizzati a partire dal 1961, dipinti su fondi dapprima oro o argento, poi su vernici acriliche nere, lucidissime e riflettenti. In seguito Pistoletto, come in questo Autoritratto, applicherà le figure, ricavate da fotografie e dipinte a grandezza naturale su carta velina, su lastre di acciaio inossidabile lucidate a specchio, annullando qualsiasi percezione del gesto pittorico e giungendo a una perfetta fusione della figura “rappresentata”, fissa, immutabile, con il riflesso dello spazio reale e di infinite realtà mutevoli nello specchio.
Tale raffreddamento “emotivo”, dato dall’eliminazione di tutti i caratteri espressivi della pittura, sposta decisamente la ricerca di Boetti sul piano della riflessione concettuale.
“Smaterializzando la pittura” (Trini), attraverso la superficie a specchio o in plexiglas, Pistoletto introduce radicali riflessioni sui dati costitutivi del linguaggio artistico, sul rapporto tra realtà e rappresentazione, sulla percezione, su una “quarta dimensione” spazio-temporale data dall’interazione del pubblico con l’opera
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L’ “invenzione” dei quadri specchianti ha origine da una serie di autoritratti realizzati a partire dal 1961, dipinti su fondi dapprima oro o argento, poi su vernici acriliche nere, lucidissime e riflettenti. In seguito Pistoletto, come in questo Autoritratto, applicherà le figure, ricavate da fotografie e dipinte a grandezza naturale su carta velina, su lastre di acciaio inossidabile lucidate a specchio, annullando qualsiasi percezione del gesto pittorico e giungendo a una perfetta fusione della figura “rappresentata”, fissa, immutabile, con il riflesso dello spazio reale e di infinite realtà mutevoli nello specchio.
Tale raffreddamento “emotivo”, dato dall’eliminazione di tutti i caratteri espressivi della pittura, sposta decisamente la ricerca di Boetti sul piano della riflessione concettuale.
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