A Roma dall'11 settembre al 17 novembre
Una mostra sulla Corea per la prima volta in Vaticano
Parte dell'allestimento della mostra Come in cielo così in terra. Seul e i 230 anni della Chiesa cattolica in Corea presso il Braccio di Carlo Magno in Vaticano. Courtesy of Encanto
Samantha De Martin
11/09/2017
Roma - La diffusione del Vangelo nella penisola coreana raccontata attraverso 183 preziose opere. L'occasione è una mostra inedita, la prima realizzata in Vaticano su questo tema e che, oltre a narrare l'attecchire della fede cattolica in Corea, con le prime missioni e persecuzioni risalenti a circa 2mila anni fa, offre un'ampia riflessione sulla storia moderna che assiste alla partecipazione della Chiesa ai movimenti sociali.
Come in cielo così in terra. Seul e i 230 anni della Chiesa cattolica in Corea è il titolo dell'appuntamento che porta nel Braccio di Carlo Magno - maestoso ambiente che collega la Basilica di San Pietro con il Colonnato del Bernini - gli oltre due secoli di vita e fioritura del Vangelo in Corea. La mostra, allestita fino al prossimo 17 novembre, come spiega Padre James Won Jong-hyun, vicepresidente del Comitato di Esaltazione dei Martiri Coreani, «È una grande opportunità per presentare la cultura e l’eredità della Chiesa cattolica coreana alla Chiesa universale».
La data del 9 settembre, che ha ne ha salutato l'inaugurazione, ha un significato speciale per la Chiesa cattolica in Corea: in questo stesso giorno, nel 1831, Papa Gregorio XVI annunciava l’Istituzione del Vicariato Apostolico di Joseon.
Organizzata dalla Chiesa cattolica in Corea in collaborazione con il Comitato di Esaltazione dei Martiri Coreani dell’Arcidiocesi di Seul, la mostra, a cura dell’Arcidiocesi di Seul e del Seul Museum of History, gode del patrocinio del Governo Metropolitano di Seul, dell’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede e dei Musei Vaticani.
I capolavori in esposizione - quattro dei quali appartengono alla ricca collezione del Museo Etnologico dei Musei Vaticani - provengono da importanti istituzioni culturali coreane e vaticane. Lungo il percorso, il visitatore potrà imbattersi nelle Ammonizioni sul governo del popolo, scritte da Jeong Yak-yong - uno dei più illustri pensatori del tardo periodo Joseon - tra le quali le poesie di critica al governo, provenienti dal Seul Museum of History.
Ci sono poi i piatti commemorativi rinvenuti nelle tombe di sei martiri, utilizzati per illustrare la vita, lo scenario familiare e la sepoltura del deceduto, in prestito dal Korean Catholic Martyr’s Museum, e la Madonna con il Bambino del pittore Chang Woo-sung, con la Vergine Maria raffigurata in abito tradizionale coreano bianco.
La storia del Cattolicesimo in Corea, introdotto attraverso libri cattolici tradotti e scritti in caratteri cinesi, è relativamente recente. Alcuni eruditi entrarono in contatto con questi testi biblici introdotti da alcuni missionari occidentali ed iniziarono a studiare autonomamente la dottrina cattolica. Uno di questi, Lee Seung-hoon, fu battezzato a Pechino nel gennaio del 1784. Quando ritornò in Corea, battezzò a sua volta gli altri membri del suo gruppo, dando vita alla prima comunità cattolica in Corea.
Il 1785, anno in cui il Governo vietò le riunioni religiose, segna l'inizio della persecuzione dei cattolici. Eppure, nonostante tutto, la comunità laica ha continuato a diffondere il Vangelo, chiedendo di avere un sacerdote per il Paese.
È stato Padre Chu Mun-mo, sacerdote della diocesi di Pechino, a diventare, nel 1794, il primo missionario in Corea. Da quel momento la popolazione cattolica è aumentata velocemente raggiungendo i 4mila fedeli. Benché la persecuzione sia durata per secoli, in Corea si è continuato a mantenere la fede cattolica vivendo costantemente la spiritualità del Cristianesimo. Anche nell’era moderna la Chiesa Cattolica Coreana ha aderito ai movimenti democratici in difesa della dignità della persona e della pace, portando avanti con forza quella storia di salvezza, lunga ben 230 anni.
Leggi anche:
• A Roma il mito della Menorah, simbolo del dialogo tra culture
Come in cielo così in terra. Seul e i 230 anni della Chiesa cattolica in Corea è il titolo dell'appuntamento che porta nel Braccio di Carlo Magno - maestoso ambiente che collega la Basilica di San Pietro con il Colonnato del Bernini - gli oltre due secoli di vita e fioritura del Vangelo in Corea. La mostra, allestita fino al prossimo 17 novembre, come spiega Padre James Won Jong-hyun, vicepresidente del Comitato di Esaltazione dei Martiri Coreani, «È una grande opportunità per presentare la cultura e l’eredità della Chiesa cattolica coreana alla Chiesa universale».
La data del 9 settembre, che ha ne ha salutato l'inaugurazione, ha un significato speciale per la Chiesa cattolica in Corea: in questo stesso giorno, nel 1831, Papa Gregorio XVI annunciava l’Istituzione del Vicariato Apostolico di Joseon.
Organizzata dalla Chiesa cattolica in Corea in collaborazione con il Comitato di Esaltazione dei Martiri Coreani dell’Arcidiocesi di Seul, la mostra, a cura dell’Arcidiocesi di Seul e del Seul Museum of History, gode del patrocinio del Governo Metropolitano di Seul, dell’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede e dei Musei Vaticani.
I capolavori in esposizione - quattro dei quali appartengono alla ricca collezione del Museo Etnologico dei Musei Vaticani - provengono da importanti istituzioni culturali coreane e vaticane. Lungo il percorso, il visitatore potrà imbattersi nelle Ammonizioni sul governo del popolo, scritte da Jeong Yak-yong - uno dei più illustri pensatori del tardo periodo Joseon - tra le quali le poesie di critica al governo, provenienti dal Seul Museum of History.
Ci sono poi i piatti commemorativi rinvenuti nelle tombe di sei martiri, utilizzati per illustrare la vita, lo scenario familiare e la sepoltura del deceduto, in prestito dal Korean Catholic Martyr’s Museum, e la Madonna con il Bambino del pittore Chang Woo-sung, con la Vergine Maria raffigurata in abito tradizionale coreano bianco.
La storia del Cattolicesimo in Corea, introdotto attraverso libri cattolici tradotti e scritti in caratteri cinesi, è relativamente recente. Alcuni eruditi entrarono in contatto con questi testi biblici introdotti da alcuni missionari occidentali ed iniziarono a studiare autonomamente la dottrina cattolica. Uno di questi, Lee Seung-hoon, fu battezzato a Pechino nel gennaio del 1784. Quando ritornò in Corea, battezzò a sua volta gli altri membri del suo gruppo, dando vita alla prima comunità cattolica in Corea.
Il 1785, anno in cui il Governo vietò le riunioni religiose, segna l'inizio della persecuzione dei cattolici. Eppure, nonostante tutto, la comunità laica ha continuato a diffondere il Vangelo, chiedendo di avere un sacerdote per il Paese.
È stato Padre Chu Mun-mo, sacerdote della diocesi di Pechino, a diventare, nel 1794, il primo missionario in Corea. Da quel momento la popolazione cattolica è aumentata velocemente raggiungendo i 4mila fedeli. Benché la persecuzione sia durata per secoli, in Corea si è continuato a mantenere la fede cattolica vivendo costantemente la spiritualità del Cristianesimo. Anche nell’era moderna la Chiesa Cattolica Coreana ha aderito ai movimenti democratici in difesa della dignità della persona e della pace, portando avanti con forza quella storia di salvezza, lunga ben 230 anni.
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