A Perugia dal 21 febbraio al 30 settembre
Da Raffaello a Balla. Sei secoli di arte in cento capolavori dall'Accademia Nazionale di San Luca
Amedeo Bocchi, Bianca con la gonna verde, olio su tela, 1920 circa, Roma, Accademia Nazionale di San Luca
Samantha De Martin
22/02/2018
Perugia - Sei secoli di bellezza racchiusi nelle prestigiose sedi di Palazzo Baldeschi e Palazzo Lippi Alessandri, a Perugia.
Giungono dall’Accademia Nazionale di San Luca i cento capolavori - tra dipinti, sculture, disegni architettonici, bozzetti preparatori di illustri maestri, da Raffaello a Pietro da Cortona, da Guercino e Rubens e Canova, Valadier e Balla - che fino al 30 settembre raccontano ai visitatori dei due edifici storici di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, la grande arte tra il Quattrocento e il Novecento.
Curato da Vittorio Sgarbi e accompagnato da un catalogo edito da Fabrizio Fabbri editore, il progetto espositivo offre al visitatore un’ immersione nella storia dell’Accademia Nazionale di San Luca, ma anche un confronto stimolante con la realtà artistica perugina ed umbra. Infatti, alcune opere appartenenti alla collezione dell’istituzione romana, entrano in dialogo con altri importanti lavori della Collezione Marabottini esposta permanentemente a Palazzo Baldeschi, oltre che con capolavori di storiche istituzioni perugine, come l’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci.
Parte da Roma questo viaggio artistico che, giunto a Parugia, si dipana nel cuore della città attarverso le dodici sale allestite, in ordine cronologico, nelle due sedi espositive di corso Vannucci.
Le opere esposte sono state oggetto di una vasta campagna di restauri promossa e supportata dall’Associazione Forte di Bard che le ha recentemente presentate presso la sua sede in Valle d’Aosta.
«I depositi dell’Accademia - commenta Vittorio Sgarbi - hanno rivelato un patrimonio artistico di immenso valore, con molte opere che sono ancora sconosciute e in attesa di essere sistemate in modo congruo. La mostra di Aosta e questa di Perugia rappresentano un antefatto della creazione di una Galleria nuova e strutturata all’interno dell’Accademia, che permetta di valorizzare tale patrimonio facendolo uscire dai depositi e rendendolo fruibile al pubblico».
È a Palazzo Baldeschi, inizio del percorso, che si incontra uno dei pezzi più prestigiosi della mostra. La prima sala ospita infatti il Putto reggifestone di Raffaello Sanzio, affresco staccato appartenuto a Jean-Baptiste Wicar e da lui donato. Passeggiando tra dipinti di Bronzino, Pietro da Cortona, Jacopo da Ponte, che convivono con le terrecotte di Vincenzo Danti e del fiammingo Giambologna, ci si imbatte in Peter Paul Rubens, presente in mostra con il bozzetto Le ninfe che incoronano la dea dell’abbondanza, ma anche nella Madonna con il Bambino fra gli angeli musicanti di Anton Van Dyck, accompagnata dal relativo disegno.
Per assistere al trionfo di capolavori tra i quali campeggiano la compostezza di Amore e Venere del Guercino, ma anche l’universo visionario del fiammingo Jan de Momper, e di Pietro da Cortona, basta raggiungere la sesta sala. E poi c’è il Settecento, che brilla della luce di maestri come Angelika Kauffmann, dei prestigiosi gessi dello scultore danese Thorvaldsen e di Antonio Canova, del quale è possibile ammirare in gesso di un dettaglio del Monumento a Papa Clemente XIII in San Pietro, datato 1784.
Oltre ai disegni di architettura - come i progetti del Pantheon e di Piazza del Popolo dell’architetto Giuseppe Valadier - la mostra ospita, a Palazzo Lippi Alessandri - capolavori di Francesco Hayez e del pittore Jean Baptiste Wicar, con il suo potente Ritratto ufficiale di Giuseppe Valadier, e ancora omaggia il Novecento con l’autoritratto del Contadino di Giacomo Balla, regalando poesia attraverso il Ritratto di Bianca in piedi, un omaggio alla giovane figlia del pittore Amedeo Bocchi, morta nel 1934 a 26 anni.
Non mancano, infine, i marmi di Antonio D’Este - che ritrae Antonio Canova - e i bronzi di Nicola D’Antino, Francesco Coccia, Adolfo Apolloni, Attilio Selva, Aroldo Bellini e Alberto Viani a coronare un percorso particolarmente iconografico e vario per tecniche e linguaggi artistici adoperati.
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• I Capolavori dell’Accademia Nazionale di San Luca. Da Raffaello a Balla
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Giungono dall’Accademia Nazionale di San Luca i cento capolavori - tra dipinti, sculture, disegni architettonici, bozzetti preparatori di illustri maestri, da Raffaello a Pietro da Cortona, da Guercino e Rubens e Canova, Valadier e Balla - che fino al 30 settembre raccontano ai visitatori dei due edifici storici di proprietà della Fondazione Cassa di Risparmio di Perugia, la grande arte tra il Quattrocento e il Novecento.
Curato da Vittorio Sgarbi e accompagnato da un catalogo edito da Fabrizio Fabbri editore, il progetto espositivo offre al visitatore un’ immersione nella storia dell’Accademia Nazionale di San Luca, ma anche un confronto stimolante con la realtà artistica perugina ed umbra. Infatti, alcune opere appartenenti alla collezione dell’istituzione romana, entrano in dialogo con altri importanti lavori della Collezione Marabottini esposta permanentemente a Palazzo Baldeschi, oltre che con capolavori di storiche istituzioni perugine, come l’Accademia di Belle Arti Pietro Vannucci.
Parte da Roma questo viaggio artistico che, giunto a Parugia, si dipana nel cuore della città attarverso le dodici sale allestite, in ordine cronologico, nelle due sedi espositive di corso Vannucci.
Le opere esposte sono state oggetto di una vasta campagna di restauri promossa e supportata dall’Associazione Forte di Bard che le ha recentemente presentate presso la sua sede in Valle d’Aosta.
«I depositi dell’Accademia - commenta Vittorio Sgarbi - hanno rivelato un patrimonio artistico di immenso valore, con molte opere che sono ancora sconosciute e in attesa di essere sistemate in modo congruo. La mostra di Aosta e questa di Perugia rappresentano un antefatto della creazione di una Galleria nuova e strutturata all’interno dell’Accademia, che permetta di valorizzare tale patrimonio facendolo uscire dai depositi e rendendolo fruibile al pubblico».
È a Palazzo Baldeschi, inizio del percorso, che si incontra uno dei pezzi più prestigiosi della mostra. La prima sala ospita infatti il Putto reggifestone di Raffaello Sanzio, affresco staccato appartenuto a Jean-Baptiste Wicar e da lui donato. Passeggiando tra dipinti di Bronzino, Pietro da Cortona, Jacopo da Ponte, che convivono con le terrecotte di Vincenzo Danti e del fiammingo Giambologna, ci si imbatte in Peter Paul Rubens, presente in mostra con il bozzetto Le ninfe che incoronano la dea dell’abbondanza, ma anche nella Madonna con il Bambino fra gli angeli musicanti di Anton Van Dyck, accompagnata dal relativo disegno.
Per assistere al trionfo di capolavori tra i quali campeggiano la compostezza di Amore e Venere del Guercino, ma anche l’universo visionario del fiammingo Jan de Momper, e di Pietro da Cortona, basta raggiungere la sesta sala. E poi c’è il Settecento, che brilla della luce di maestri come Angelika Kauffmann, dei prestigiosi gessi dello scultore danese Thorvaldsen e di Antonio Canova, del quale è possibile ammirare in gesso di un dettaglio del Monumento a Papa Clemente XIII in San Pietro, datato 1784.
Oltre ai disegni di architettura - come i progetti del Pantheon e di Piazza del Popolo dell’architetto Giuseppe Valadier - la mostra ospita, a Palazzo Lippi Alessandri - capolavori di Francesco Hayez e del pittore Jean Baptiste Wicar, con il suo potente Ritratto ufficiale di Giuseppe Valadier, e ancora omaggia il Novecento con l’autoritratto del Contadino di Giacomo Balla, regalando poesia attraverso il Ritratto di Bianca in piedi, un omaggio alla giovane figlia del pittore Amedeo Bocchi, morta nel 1934 a 26 anni.
Non mancano, infine, i marmi di Antonio D’Este - che ritrae Antonio Canova - e i bronzi di Nicola D’Antino, Francesco Coccia, Adolfo Apolloni, Attilio Selva, Aroldo Bellini e Alberto Viani a coronare un percorso particolarmente iconografico e vario per tecniche e linguaggi artistici adoperati.
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