A cent’anni dalla fine del primo conflitto mondiale
Picasso tra guerra e pace: a Padova il grande cartone di Guernica
Pablo Picasso, cartone preparatorio di Guernica. Collezione Dürrbach
Francesca Grego
31/10/2018
Padova - A cent’anni dalla firma a Padova dell’armistizio che pose fine alla Grande Guerra, la pace ha un testimonial d’eccezione: è Pablo Picasso, che raggiunge la città veneta con Guernica, uno dei capolavori moderni più conosciuti al mondo ed emblema delle atrocità di ogni conflitto armato. L’opera si ispira allo shock del primo bombardamento aereo della storia su un centro urbano, compiuto dall’aviazione tedesca sulla cittadina basca di Guernica il 26 settembre del 1937.
Si narra che guardando il quadro un ex ufficiale nazista abbia chiesto a Picasso: “Avete fatto voi questo orrore, maestro?”. E l’artista rispose: “No, l’avete fatto voi”.
Quella che sarà esposta al Museo Storico della Terza Armata dal 4 novembre al 5 dicembre tuttavia non è la grande tela del Reina Sofia di Madrid, bensì il cartone preparatorio dell’omonimo arazzo che oggi campeggia nell’ingresso della sala del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La scena è la stessa: corpi di persone e animali straziati si agitano in ogni direzione, in preda al dolore, alla violenza, allo stupore.
“Guernica è un'opera speciale” commenta la curatrice Serena Baccaglini, “lo si avverte dal primo sguardo: un'opera monumentale di 27 metri quadrati che non entra nella sua totalità in una sola pagina di un libro. Tutti i personaggi che la animano sono più grandi che in natura, sono situati in uno spazio chiuso, in totale assenza di colore, sei esseri umani e tre animali assemblati in modo da dare subito, al primo impatto, la sensazione di un mondo in cui domina l'angoscia. Scopriremo che si tratta di un'opera autobiografica di uno spagnolo in esilio: il genio Picasso, divenuta un'icona per il mondo intero”.
Fu Nelson Rockefeller a convincere Picasso a trasformare uno dei suoi dipinti più famosi in arazzo, con la collaborazione dell’artista francese Jacqueline de la Baume Dürrbach, che si occupò della tessitura. Solo dopo la morte del magnate statunitense, l’opera raggiunse il Palazzo di Vetro grazie alla donazione di sua moglie Happy, perché fosse un monito costante alla ricerca della pace.
Quello di Guernica è solo il primo di un ciclo di 26 cartoni firmati dal genio andaluso, dai quali nasceranno altrettanti arazzi: un progetto pressoché unico nell’arte del Novecento, reso possibile dalle “dita d’oro” della Dürrbach, che conquistò Picasso al punto da spingerlo a commissionare alcune opere per sé. “Le tue Demoiselles tessute sono più belle delle mie dipinte”, disse il pittore all’artista del telaio a proposito della riproduzione delle Demoiselles d’Avignon.
Alla curatrice e storica Serena Baccaglini va invece il merito di aver fatto luce sulla collaborazione a tre (Picasso, la Dürrbach e Rockefeller) all’origine di queste insolite creazioni.
Dopo un tour delle città europee ferite dalla guerra, il cartone di Guernica approda a Padova, oggi insignita del titolo di Città della Pace. I visitatori potranno ammirarlo insieme a un’altra eccezionale testimonianza: il documento originale dell’Armistizio, esposto al pubblico per la prima volta nella storia.
La mostra è presentata a Palazzo Camerini dalla Fondazione Alberto Peruzzo, con la collaborazione del Comando Forze Operative Nord dell’Esercito Italiano.
Leggi anche:
• A Venezia “Da Kandinsky a Botero”: la grande arte in cento arazzi
• Picasso e il mito dell’antico in mostra a Palazzo Reale
• Guernica “in tasca” grazie alla rivoluzione digitale del Reina Sofia
Si narra che guardando il quadro un ex ufficiale nazista abbia chiesto a Picasso: “Avete fatto voi questo orrore, maestro?”. E l’artista rispose: “No, l’avete fatto voi”.
Quella che sarà esposta al Museo Storico della Terza Armata dal 4 novembre al 5 dicembre tuttavia non è la grande tela del Reina Sofia di Madrid, bensì il cartone preparatorio dell’omonimo arazzo che oggi campeggia nell’ingresso della sala del Consiglio di Sicurezza dell’ONU. La scena è la stessa: corpi di persone e animali straziati si agitano in ogni direzione, in preda al dolore, alla violenza, allo stupore.
“Guernica è un'opera speciale” commenta la curatrice Serena Baccaglini, “lo si avverte dal primo sguardo: un'opera monumentale di 27 metri quadrati che non entra nella sua totalità in una sola pagina di un libro. Tutti i personaggi che la animano sono più grandi che in natura, sono situati in uno spazio chiuso, in totale assenza di colore, sei esseri umani e tre animali assemblati in modo da dare subito, al primo impatto, la sensazione di un mondo in cui domina l'angoscia. Scopriremo che si tratta di un'opera autobiografica di uno spagnolo in esilio: il genio Picasso, divenuta un'icona per il mondo intero”.
Fu Nelson Rockefeller a convincere Picasso a trasformare uno dei suoi dipinti più famosi in arazzo, con la collaborazione dell’artista francese Jacqueline de la Baume Dürrbach, che si occupò della tessitura. Solo dopo la morte del magnate statunitense, l’opera raggiunse il Palazzo di Vetro grazie alla donazione di sua moglie Happy, perché fosse un monito costante alla ricerca della pace.
Quello di Guernica è solo il primo di un ciclo di 26 cartoni firmati dal genio andaluso, dai quali nasceranno altrettanti arazzi: un progetto pressoché unico nell’arte del Novecento, reso possibile dalle “dita d’oro” della Dürrbach, che conquistò Picasso al punto da spingerlo a commissionare alcune opere per sé. “Le tue Demoiselles tessute sono più belle delle mie dipinte”, disse il pittore all’artista del telaio a proposito della riproduzione delle Demoiselles d’Avignon.
Alla curatrice e storica Serena Baccaglini va invece il merito di aver fatto luce sulla collaborazione a tre (Picasso, la Dürrbach e Rockefeller) all’origine di queste insolite creazioni.
Dopo un tour delle città europee ferite dalla guerra, il cartone di Guernica approda a Padova, oggi insignita del titolo di Città della Pace. I visitatori potranno ammirarlo insieme a un’altra eccezionale testimonianza: il documento originale dell’Armistizio, esposto al pubblico per la prima volta nella storia.
La mostra è presentata a Palazzo Camerini dalla Fondazione Alberto Peruzzo, con la collaborazione del Comando Forze Operative Nord dell’Esercito Italiano.
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