Dal 20 maggio al Museo Segantini l’opera All’ovile sotto la lente
Giovanni Segantini "a luce di lanterna". A St. Moritz una mostra racconta la genesi di un capolavoro

Giovanni Segantini, All'ovile, 1892 | Courtesy Gallerie Maspes, Milano
Samantha De Martin
22/04/2022
Mondo - La luce galoppa sulla tela tracciando ora un’intima promessa di riposo al pastore stanco, ora annunciando l’ostilità minacciosa di un crepuscolo invernale. Attiva l’arcolaio, si insinua nell’ovile scandendo la fisicità delle cose, dal vello delle pecore al tessuto del vestito della donna, al legno della culla, con le sue vibrazioni accentuate dall’utilizzo di oro in polvere e in particelle incorporate all’impasto fresco.
Il motivo della luce di lanterna in un interno, che tanto ha affascinato e ispirato con le sue valenze simboliche il pittore Giovanni Segantini, diventa il suggestivo filo conduttore del percorso Segantini. All’ovile. Genesi di un capolavoro, atteso dal 20 maggio al 20 ottobre al Museo Segantini di St. Moritz.
La rassegna, a cura di Annie-Paule Quinsac, si propone di mettere in luce quanto lo studio degli effetti luministici in un ambiente chiuso sia stato fondamentale per la creazione di uno dei maggiori capolavori divisionisti del maestro di Arco. Realizzato nel 1892 e parte di un ciclo di tre dipinti dedicati agli effetti della luce di lanterna in un ambiente chiuso e buio che ripropongono, in termini più moderni, la tradizione luminista seicentesca, da Caravaggio alle acqueforti di Rembrandt, ben note a Segantini, All’ovile è il fulcro del percorso espositivo.

Giovanni Segantini, All'arcolaio, 1891-1893 circa | Courtesy Gallerie Enrico di Milano
In quest’opera tra i lavori divisionisti più importanti del maestro trentino, l’effetto magico della luce che avvolge la scena è particolarmente percettibile proprio per la dimensione più intimista di questo quadro nel quale la tecnica va oltre la resa suggestiva della luce grazie all’impiego di trattini di colori puri giustapposti.
Accanto a questo capolavoro la mostra sfodera la più monumentale delle tre tele, Le due madri. Studio di lanterna del 1889, in arrivo dalla Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano, e All’arcolaio, del 1891, conservata dal 1898 in Australia alla National Gallery di Adelaide.
I disegni I miei modelli (1890) e All’arcolaio (1891-93) presenti in mostra testimoniano quanto il motivo della luce di lanterna in un interno, con le sue valenze simboliche, sia stato per Segantini fonte di fascino e ispirazione. A questi lavori si affiancano un dipinto e un disegno intitolati entrambi Ritorno all’ovile, provenienti dalla collezione Otto Fischbacher Giovanni Segantini Stiftung in deposito presso il museo engadinese.
Giovanni Segantini, Ritorno all'ovile, 1891-92 | Courtesy Stephan Schenk
Se nella tela del 1892, All’ovile, la luce della lanterna all’interno della stalla assurge a simbolo di calore, tregua e sicurezza, sebbene temporanea, dalle fatiche della vita del pastore, il Ritorno all’ovile dipinto quattro anni prima, immortala un esterno ostile, dominato da un crepuscolo autunnale avvolto dalla luce fredda. L’atmosfera di rassegnazione è accentuata dalla figura curva della pastorella stanca di ritorno dal lavoro, mentre l’ingresso della stalla, fortemente illuminato, assurge a una promessa di ricovero e riposo.
Chiude la rassegna una sezione con i risultati delle indagini diagnostiche non invasive realizzate da Davide Bussolari e da Stefano Volpin, che consentono di andare oltre gli aspetti visibili a occhio nudo facendoci “entrare” nel lento percorso creativo dell’artista, svelando nella tela All’ovile l’esistenza di un ripensamento poi cancellato.

Giovanni Segantini, Ritorno all'ovile, 1888 | Courtesy Stephan Schenk
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• Dai Romantici a Segantini. L'Ottocento va in scena con la Collezione Oskar Reinhart
Il motivo della luce di lanterna in un interno, che tanto ha affascinato e ispirato con le sue valenze simboliche il pittore Giovanni Segantini, diventa il suggestivo filo conduttore del percorso Segantini. All’ovile. Genesi di un capolavoro, atteso dal 20 maggio al 20 ottobre al Museo Segantini di St. Moritz.
La rassegna, a cura di Annie-Paule Quinsac, si propone di mettere in luce quanto lo studio degli effetti luministici in un ambiente chiuso sia stato fondamentale per la creazione di uno dei maggiori capolavori divisionisti del maestro di Arco. Realizzato nel 1892 e parte di un ciclo di tre dipinti dedicati agli effetti della luce di lanterna in un ambiente chiuso e buio che ripropongono, in termini più moderni, la tradizione luminista seicentesca, da Caravaggio alle acqueforti di Rembrandt, ben note a Segantini, All’ovile è il fulcro del percorso espositivo.

Giovanni Segantini, All'arcolaio, 1891-1893 circa | Courtesy Gallerie Enrico di Milano
In quest’opera tra i lavori divisionisti più importanti del maestro trentino, l’effetto magico della luce che avvolge la scena è particolarmente percettibile proprio per la dimensione più intimista di questo quadro nel quale la tecnica va oltre la resa suggestiva della luce grazie all’impiego di trattini di colori puri giustapposti.
Accanto a questo capolavoro la mostra sfodera la più monumentale delle tre tele, Le due madri. Studio di lanterna del 1889, in arrivo dalla Civica Galleria d’Arte Moderna di Milano, e All’arcolaio, del 1891, conservata dal 1898 in Australia alla National Gallery di Adelaide.
I disegni I miei modelli (1890) e All’arcolaio (1891-93) presenti in mostra testimoniano quanto il motivo della luce di lanterna in un interno, con le sue valenze simboliche, sia stato per Segantini fonte di fascino e ispirazione. A questi lavori si affiancano un dipinto e un disegno intitolati entrambi Ritorno all’ovile, provenienti dalla collezione Otto Fischbacher Giovanni Segantini Stiftung in deposito presso il museo engadinese.

Giovanni Segantini, Ritorno all'ovile, 1891-92 | Courtesy Stephan Schenk
Se nella tela del 1892, All’ovile, la luce della lanterna all’interno della stalla assurge a simbolo di calore, tregua e sicurezza, sebbene temporanea, dalle fatiche della vita del pastore, il Ritorno all’ovile dipinto quattro anni prima, immortala un esterno ostile, dominato da un crepuscolo autunnale avvolto dalla luce fredda. L’atmosfera di rassegnazione è accentuata dalla figura curva della pastorella stanca di ritorno dal lavoro, mentre l’ingresso della stalla, fortemente illuminato, assurge a una promessa di ricovero e riposo.
Chiude la rassegna una sezione con i risultati delle indagini diagnostiche non invasive realizzate da Davide Bussolari e da Stefano Volpin, che consentono di andare oltre gli aspetti visibili a occhio nudo facendoci “entrare” nel lento percorso creativo dell’artista, svelando nella tela All’ovile l’esistenza di un ripensamento poi cancellato.

Giovanni Segantini, Ritorno all'ovile, 1888 | Courtesy Stephan Schenk

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