In arrivo al Guggenheim Museum di Bilbao
Chagall: in mostra gli anni della svolta

© 2018. Digital image, The Museum of Modern Art, NewYork/Scala, Florence © Marc Chagall, Vegap, Bilbao 2018 |
Birthday (L'anniversaire), 1915 Oil on canvas 80.6 x 99.7 cm The Museum of Modern Art, New York, Acquired through the Lillie P. Bliss Bequest (by exchange), 275.1949
Francesca Grego
31/05/2018
Mondo - Sarà un’estate all’insegna del sogno e della fantasia quella Guggenheim Museum di Bilbao: dal 1° giugno al 2 settembre la pittura esuberante di Marc Chagall sarà di casa nel museo basco, con circa 80 opere in prestito da prestigiose collezioni di tutto il mondo, dal MoMa di New York al Centre Pompidou di Parigi, dalla Galleria Tret’jakov di Mosca alle Fondazioni Obersteg e Beyeler di Basilea.
Protagonista dell’evento espositivo è un periodo cruciale nel percorso artistico del pittore di Vitebsk: gli anni tra il 1911 e il 1919, in cui Chagall, dopo la formazione tra la natia Bielorussia e la vivace San Pietroburgo, si trasferisce a Parigi ed entra in contatto con i fermenti delle avanguardie storiche.
Ed è la svolta: l’immaginario ebraico della comunità d’origine, i ricordi del villaggio rurale in cui è nato e le suggestioni della cultura popolare russa incontrano i grandi maestri della tradizione occidentale esposti al Louvre, ma soprattutto le novità dei linguaggi del Modernismo, in quella che al momento è la capitale dell’arte mondiale.
Profondamente indipendente, Chagall non aderisce a nessun movimento, ma rielabora la nebulosa di idee ed emozioni con cui viene a contatto in una pittura del tutto personale, che rende le sue opere immediatamente riconoscibili ancora oggi. “Impressionismo e Cubismo mi sono estranei”, dice un giorno, ma alla Ruche, l’edificio alveare parigino dove vive in compagnia della “bohéme artistica di tutto il mondo”, l’ispirazione di Pablo Picasso, Robert e Sonia Delaunay o di Jacques Lipchitz è irresistibile: questi otto anni lasceranno un segno indelebile nella sua arte.
Nel percorso dell’esposizione, opere immaginifiche come Parigi dalla finestra, Il Carro volante, Il compleanno, ma anche Omaggio ad Apollinaire, che sovrappone le suggestioni cubiste all’influenza di Masaccio, un prezioso studio per Il violinista verde e l’iconico La passeggiata, rappresentazione del sentimento inossidabile che lo unì per sempre a Bella Rosenfeld.
Insieme alla potenza positiva dell’amore, emergono i legami mai recisi con Vitebsk e con le leggende della tradizione ebraica, l’esperienza metropolitana della Ville Lumière, la riflessione sulla propria storia individuale e su quella collettiva, segnata dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ma anche gli affetti e la vita quotidiana, sospesi tra realtà e incanto. Mondi apparentemente inconciliabili che ritroviamo fusi con magica naturalezza a colpi di pennello. Perché come è scritto nell’autobiografia di Chagall, “l’arte è prima di tutto uno stato d’animo”.
Curata da Lucia Aguirre, la mostra Chagall: the breaktrogh years, 1911-1919 è frutto della collaborazione tra il Guggenheim Museum di Bilbao e il Kunstmuseum di Basilea.
Protagonista dell’evento espositivo è un periodo cruciale nel percorso artistico del pittore di Vitebsk: gli anni tra il 1911 e il 1919, in cui Chagall, dopo la formazione tra la natia Bielorussia e la vivace San Pietroburgo, si trasferisce a Parigi ed entra in contatto con i fermenti delle avanguardie storiche.
Ed è la svolta: l’immaginario ebraico della comunità d’origine, i ricordi del villaggio rurale in cui è nato e le suggestioni della cultura popolare russa incontrano i grandi maestri della tradizione occidentale esposti al Louvre, ma soprattutto le novità dei linguaggi del Modernismo, in quella che al momento è la capitale dell’arte mondiale.
Profondamente indipendente, Chagall non aderisce a nessun movimento, ma rielabora la nebulosa di idee ed emozioni con cui viene a contatto in una pittura del tutto personale, che rende le sue opere immediatamente riconoscibili ancora oggi. “Impressionismo e Cubismo mi sono estranei”, dice un giorno, ma alla Ruche, l’edificio alveare parigino dove vive in compagnia della “bohéme artistica di tutto il mondo”, l’ispirazione di Pablo Picasso, Robert e Sonia Delaunay o di Jacques Lipchitz è irresistibile: questi otto anni lasceranno un segno indelebile nella sua arte.
Nel percorso dell’esposizione, opere immaginifiche come Parigi dalla finestra, Il Carro volante, Il compleanno, ma anche Omaggio ad Apollinaire, che sovrappone le suggestioni cubiste all’influenza di Masaccio, un prezioso studio per Il violinista verde e l’iconico La passeggiata, rappresentazione del sentimento inossidabile che lo unì per sempre a Bella Rosenfeld.
Insieme alla potenza positiva dell’amore, emergono i legami mai recisi con Vitebsk e con le leggende della tradizione ebraica, l’esperienza metropolitana della Ville Lumière, la riflessione sulla propria storia individuale e su quella collettiva, segnata dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, ma anche gli affetti e la vita quotidiana, sospesi tra realtà e incanto. Mondi apparentemente inconciliabili che ritroviamo fusi con magica naturalezza a colpi di pennello. Perché come è scritto nell’autobiografia di Chagall, “l’arte è prima di tutto uno stato d’animo”.
Curata da Lucia Aguirre, la mostra Chagall: the breaktrogh years, 1911-1919 è frutto della collaborazione tra il Guggenheim Museum di Bilbao e il Kunstmuseum di Basilea.
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